20 secoli di episcopato tortonese

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A margine della nomina di Mons. Guido Marini a vescovo della nostra Diocesi, curiosità, nomi e volti dei pastori che si sono susseguiti sulla cattedra di S. Marziano

A margine della nomina di Mons. Guido Marini, i nostri lettori avranno sicuramente piacere di gustare alcune briciole curiose legate a venti secoli di episcopato tortonese. Una lunga teoria di nomi, di volti e di vicende di pastori insigni si susseguono nella storia della Chiesa di Tortona, benedetta dal Signore col dono di un’evangelizzazione antica e di una santità feconda.

Gli episcopati più lunghi

La tradizione tortonese fa risalire il primo annuncio cristiano nelle nostre terre alla predicazione apostolica di San Marziano. Le date custodite e onorate nei secoli dalla memoria della Chiesa di Tortona sono il 75 d. C., anno dell’arrivo di Marziano nella romana Dertona, e il 122 d. C., anno del suo martirio fuori dalla mura cittadine.

Il ministero di San Marziano avrebbe avuto la durata di 47 anni, superata solo dall’episcopato di Pietro I, detto “il Grande”, che resse la diocesi per 63 anni, dal 1014 al 1077. Seguono, in quanto a durata, gli episcopati di Paolo Arese con 44 anni, dal 1620 al 1664, di Cesare Gambara con 43 anni, dal 1548 al 1591, di Giulio Resta con 42 anni, dal 1701 al 1743, di Sant’Innocenzo Quinzio, dal 312 al 353, e di Giovanni Negri, dal 1833 al 1874, entrambi lunghi 41 anni; infine l’episcopato di Giuseppe Ludovico de Andujar si protrasse per 39 anni, dal 1743 al 1782.

Qual è il numero episcopale di Mons. Guido Marini?

Stando alla cronotassi tradizionale, redatta con meticolosa cura dal principe degli storici tortonesi, il canonico Vincenzo Legè, sul finire del secolo XIX, i vescovi che ressero la Chiesa tortonese da San Marziano a Vittorio Francesco Viola sono 108, per cui Guido Marini sarebbe il 109° presule a sedere sulla cattedra di Marziano, 108° successore del primo evangelizzatore. Secondo questo calcolo il centesimo vescovo sarebbe Vincenzo Capelli (1874-1890). Tuttavia il Legè annovera tra i vescovi tortonesi anche Giovanni Crisostomo Villaret (1806-1814) che fu invece vescovo di Casale Monferrato, sede a cui venne annesso il territorio della soppressa diocesi dertonina durante la dominazione napoleonica; non può essere pertanto annoverato tra i vescovi nominati alla sede di Tortona, che fu poi ripristinata da Pio VII nel 1817. Pertanto Guido Marini sarebbe il 108° pastore della Chiesa tortonese.

Dobbiamo inoltre rilevare che la cronotassi del Legè include anche Giovanni Morone, che fu personaggio chiave della storia della Chiesa durante il Concilio di Trento. Il Morone fu designato vescovo di Tortona da Clemente VII il 6 dicembre 1527, in seguito alla morte durante il Sacco di Roma di Giandomenico Zazi; tuttavia non prese mai possesso della nostra diocesi e nel gennaio 1529 venne nominato alla sede di Modena, mentre a Tortona è nominato Uberto Gambara l’8 maggio 1528. Mons. Sergio Pagano esclude il Morone dalla successione episcopale tortonese, mentre altri storici restano più possibilisti circa il suo inserimento.

I nomi più frequenti

Il nome che in assoluto compare più frequentemente tra i vescovi tortonesi è Giovanni. Il primo di questo nome è venerato come santo e succede a Sant’Innocenzo nel 353. Un San Giovanni II è attestato nel 568; altri tre vescovi di nome Giovanni sono indicati prima dell’anno 1000. Altri cinque seguono nel secondo millennio, portando a dieci i presuli tortonesi con quel nome; undici se si accetta Giovanni Morone di cui si disse sopra. Ultimo di questo nome fu Giovanni Canestri, in seguito cardinale arcivescovo di Genova, che volle accanto a sé il giovane don Guido Marini come suo segretario particolare. Dopo Giovanni il nome più presente fu quello di Pietro, presente sei volte, da Pietro I il Grande nel 1014 a Simon Pietro Grassi nel 1914. Al terzo posto abbiamo Francesco, anche se due volte nella forma di Carlo Francesco e una di Vittorio Francesco; infine il nome Giacomo è presente quattro volte. Abbiamo un secondo vescovo di nome Marziano, anch’egli venerato come santo, San Marziano II che succede nel 381 al grande Sant’Esuperanzio.

Il “mistero” del vescovo Guido

Secondo la cronotassi dei vescovi tortonesi dal IV secolo al 1202, redatta da Rinaldo Merlone, ci sarebbe un vescovo Guido che resse la sede tortonese negli anni 1098-1099. Sarebbe stato nominato dall’imperatore Enrico IV, di cui era stato sostenitore nella lotta per le investiture contro Gregorio VII, come del resto già il vescovo Ottone o Oddone, che sedette sulla cattedra di San Marziano dal 1080 al 1083, firmatario del sinodo di Bressanone del 1080 che elesse l’antipapa Clemente III. Legè non lo inserisce nella sua cronotassi, anche se vi sarebbe lo spazio negli anni che lo storico lascia vacanti, tra la morte di Oddone nel 1083 e l’insediamento di Glidone nel 1099. Bisogna cercare di capire se la nomina imperiale del vescovo Guido sia stata ratificata in seguito dal Papa Urbano II. In questo caso Mons. Marini sarebbe il secondo vescovo di Tortona a portare questo nome.

La santità nell’episcopato tortonese

“Ab immemorabili” sono venerati come santi i primi 25 vescovi che sedettero sulla cattedra tortonese, da San Marziano a Sant’Audace nel 620. Tra questi, oltre al primo evangelizzatore, spiccano Sant’Innocenzo Quinzio, di famiglia tortonese, che fu l’organizzatore della diocesi dopo la pace costantiniana, e Sant’Esuperanzio, discepolo di Sant’Eusebio e collaboratore di Sant’Ambrogio. Inoltre, spiccano il venerabile Cosmo Dossena (1612-1620), barnabita, stimato da San Carlo Borromeo, e Paolo Arese (1620-1644) alla sua morte immediatamente venerato come santo dal popolo tortonese. Nell’archivio storico diocesano un faldone contiene 178 deposizioni di grazie e guarigioni avvenute per l’intercessione dell’Arese, raccolte dal suo successore Carlo Settala in vista di un processo di beatificazione che egli avrebbe voluto aprire. Infine, amo ricordare che la Provvidenza si servì per aprire la strada alla santità di don Luigi Orione, dell’altrettanto santo discernimento del vescovo Igino Bandi (1890-1914); egli, solo contro tutti, seppe capire che nel giovane chierico ventenne che desiderava “instaurare omnia in Christo” agiva lo Spirito… perché tra santi ci s’intende al volo.

Da dove arrivano i nostri vescovi

Mons. Guido Marini è il terzo vescovo di provenienza genovese, dopo Martino Canessa, che tutti abbiamo conosciuto, e Princivalle Fieschi (1325-1348) che fu l’ultimo vescovo di Tortona libero comune e si prodigò nella terribile epidemia della “peste nera” del 1348. La maggior parte dei vescovi tortonesi proviene invece da famiglie lombarde, soprattutto milanesi; sono presenti anche diversi piemontesi. Una decina circa sono i vescovi figli della stessa Chiesa tortonese da Sant’Innocenzo (312-353) a Carlo Francesco Carnevale (1818-1831); uno, infine, è di origini spagnole, Giuseppe Ludovico de Andujar, anche se ha sempre protestato la sua italianità di nascita e di cultura.

Incarichi oltre la diocesi

Diversi vescovi tortonesi ebbero anche prestigiosi incarichi sia dentro sia fuori la Chiesa. Ricordiamone alcuni: il vescovo Beato II (ante 915-924) fu cancelliere di Berengario del Friuli Re d’Italia, arcicancellerie del suo successore Rodolfo II di Borgogna e infine di Ugo di Provenza, che salì al trono d’Italia dopo Rodolfo. Il grande Giselprando (943-967) fu anch’egli cancelliere del Re d’Italia Ugo di Provenza, contribuendo non poco alla salvezza spirituale del Re e al consolidamento del regno. Enrico Rampini (1413-1436) divenne in seguito arcivescovo di Milano e fu creato cardinale nel 1446. Michele Marliani (1461-1475) era “scriptor apostolicus” quando fu elevato alla cattedra tortonese. Giacomo Botta (1476-1496) nel 1486 venne nominato da Innocenzo VIII vicario di Roma, incarico che unì a quello di vescovo di Tortona. Uberto Gambara (1528-1548), l’unico vescovo tortonese ad essere cardinale, svolse importanti incarichi diplomatici per Leone X, Clemente VII e Paolo III. Giulio Resta (1701-1743) fu governatore di Norcia e di Civitavecchia prima di essere nominato vescovo di Tortona. Egisto Domenico Melchiori, nominato arcivescovo “ad personam” da Pio XII, fu sempre stimato per le chiare lezioni di teologia morale dal suo alunno Giovanni Battista Montini, anche quando divenne Papa col nome di Paolo VI. Giovanni Canestri era vescovo ausiliare di Roma quando ricevette la nomina tortonese, successivamente vicegerente dell’Urbe e infine cardinale arcivescovo di Genova. Luigi Bongianino, in Segreteria di Stato, rivestì delicatissime missioni diplomatiche, come stretto collaboratore del cardinale Agostino Casaroli, nei Paesi del blocco comunista negli anni della guerra fredda. Infine, è storia di oggi, la nomina di Vittorio Francesco Viola ad arcivescovo segretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, insieme al dono di Guido Marini, collaboratore di due Pontefici nel cuore della vita della Chiesa che è la liturgia.

Maurizio Ceriani

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