30 lavoratori in più all’ArcelorMittal

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Segnali positivi dall’ex Ilva: aumenta la produzione ed è prolungata la cassa integrazione da Covid

NOVI LIGURE – A partire da questa settimana, nello stabilimento novese di ArcelorMittal sono al lavoro 30 operai in più.

Questo il termine principale dell’intesa siglata la scorsa settimana tra parti sindacali e vertici aziendali in merito al rinnovo della cassa integrazione da Covid per altre 8 settimane, per un periodo compreso tra il 1° febbraio e il 27 marzo. Sono quindi 500 e non più 470 i lavoratori presenti ora in fabbrica e distribuiti tra i vari reparti.

«L’accordo è positivo e rappresenta un buon punto di partenza – commenta Salvatore Pafundi, segretario generale Fim-Cisl Alessandria-Asti – anche se rimane an- cora tanta strada da fare, ma accogliamo con ottimismo l’incremen-to di personale. Fa ben sperare affinché possano nascere condizioni che permettano a Novi di avere una ripartenza totale nel breve periodo». L’impianto cittadino ha chiuso gennaio con una produzione di circa 86.000 tonnellate di materiali, vicina alle 90.000 preannunciate dalla proprietà nel corso del precedente incontro.

«C’è cauto ottimismo – spiega Federico Porrata, delegato Rsu Fiom-Cgil – e la prospettiva di lavoro è buona; è stato nuovamente fissato l’obiettivo delle 90.000 tonnellate anche per i prossimi due mesi, con la speranza di arrivare a 100.000.

Il 2020 è stato chiuso a meno di 500.000». Qualche segnale positivo sembra, inoltre, arrivare sul fronte della sicurezza.

«I vertici sono entrati nello specifico dimostrandosi disponibili a effettuare interventi a livello manutentivo. – prosegue Porrata – La proprietà ha preso in affitto un nuovo locomotore, avendone uno danneggiato». A partire da febbraio, l’azienda fisserà degli incontri territorio per territorio in modo da definire i piani industriali dei singoli stabilimenti italiani. Una data ipotetica, ma non ancora confermata, sarebbe stata individuata per Novi nella seconda metà del mese. Una tappa fondamentale per capire il reale futuro del sito alessandrino. È intanto atteso, entro il 10 febbraio, il pronunciamento dell’Antitrust sull’ingresso di Invitalia nella multinazionale dell’acciaio. In caso di parere negativo, lo Stato e ArcelorMittal dovranno trovare una nuova intesa.

«La decisione dell’Antitrust e la presentazione del piano industriale non dovrebbero essere strettamente legate, anche possono esserci ricadute in caso di un “no”; – commenta Anna Poggio, segretaria provinciale Fiom Cgil – inoltre per l’incertezza politica bisogna vedere chi prenderà in mano la situazione».

Luca Lovelli

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