In mostra a Milano la pala di Silvano Pietra

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Firmata da Lucrezia Quistelli sarà esposta dal 2 marzo a Palazzo Reale

La mostra “Signore dell’Arte: storie di donne tra ’500 e ’600”, che sarà visitabile dal 2 marzo al 27 luglio, raccoglie oltre 150 opere di 34 artiste, per raccontare incredibili storie di donne talentuose e “moderne”, a testimonianza di un’intensa vitalità creativa tutta al femminile

Nella parrocchiale di Silvano Pietra, scrigno di gioielli d’arte, anche il più distratto visitatore resta colpito dalla forza e dalla bellezza della pala dell’altare di Santa Caterina d’Alessandria, l’ultimo addossato alla parete della navata destra del tempio.

Sullo sfondo di un paesaggio dalle reminiscenze leonardesche, la Madonna in trono porge sulle ginocchia il Bambino Gesù alla venerazione di Santa Caterina e del committente che affettuosamente cinge le spalle alla santa. Stranamente questi ultimi due personaggi hanno gli sguardi rivolti non al celeste Bambino e alla Madre, ma a chi si ferma ad ammirare il quadro.

L’intensità dei volti e la postura di entrambe le figure fa capire che ci si trova davanti a due ritratti fatti e finiti. La tradizione del paese li ha sempre letti così, volendovi vedere i ritratti dei due primi conti di Silvano della dinastia dei Pietra (1): Brunorio o Brunoro e la moglie Caterina Bianca Stampa. Ugualmente gli storici locali hanno ripetuto questo dato, senza poterne indicare una fonte documentaria; al massimo hanno riferito la presunzione nata dal “raffronto tra la pala in esame e quella sulla parete destra della Cappella di San Carlo del Duomo di Vigevano, rappresentante un nobile vigevanese nell’atto di offrire al vescovo Maurizio Pietra un reliquiario.

Forti analogie, infatti, sono riscontrabili nella fisionomia del secondo vescovo di Vigevano Maurizio Pietra figlio primogenito di Francesco Brunoro Pietra (…) e in quelle della figura nobiliare in secondo piano della tela di Silvano” (2). Tuttavia, come spesso accade, il dato della tradizione risulta essere convincente alla luce di documenti inediti e di collegamenti di dati già conosciuti.

La storia della Pala di Santa Caterina

La prima notizia della pala, con evidente riferimento all’anno della sua realizzazione, si trova nei decreti per la parrocchia di Silvano Pietra, relativi alla Visita Apostolica di mons. Regazzoni. Gerolamo Regazzoni (1537-1593), veneziano, vescovo di Famagosta e, in seguito di Novara e di Bergamo, infine nunzio apostolico in Francia, uomo di fiducia dei Pontefici Paolo IV e Pio V, negli anni 1572-76 ebbe l’incarico di visitare per conto della Sede Apostolica la diocesi di Tortona (3). Ne resta un importante e dettagliato resoconto nell’archivio storico diocesano (4).

I decreti per la Parrocchia di Silvano Pietra recano la data del 16 marzo 1576. Vi si legge: “nell’Altare di S.ta Catherina si ponga una bella ancona et bella serraglia di ferro” (5), dando quattro mesi di tempo per la realizzazione dell’opera pena l’interdetto, cioè il divieto di celebrazioni, all’altare medesimo. Abbiamo una data certa e circostanziata di realizzazione dell’opera: tra il 16 marzo e il 16 luglio del 1576.

Nel clima di applicazione della Riforma Tridentina c’era poco da prendere sotto gamba i decreti delle visite pastorali; nel nostro caso la visita è addirittura apostolica, cioè su iniziativa papale, sottratta alla stessa giurisdizione del vescovo locale, per cui mons. Regazzoni si presentava come un vero e proprio plenipotenziario, che prendeva ordini e direttive solo dal Papa e a lui solo rendeva conto. Dallo stesso documento emerge che il patronato dell’altare era di pertinenza della famiglia Pietra, Conti di Silvano dal 1528. Nel 1576 era Conte di Silvano Alfonso, nipote di Brunorio. È assai probabile che la fondazione dell’altare risalga ai primi Conti di Silvano, Brunorio Pietra e Caterina Bianca Stampa, e la scelta dell’intitolazione a Santa Caterina d’Alessandria sia dovuta alla devozione della stessa Contessa, poiché si trattava di una devozione radicata da tempo nella famiglia Stampa: “la devozione degli Stampa per Santa Caterina è attestata da più episodi di committenza” (6). Nella successiva visita pastorale di Mons. Cesare Gambara, vescovo di Tortona, nel 1596, la pala risulta esistente.

In quella occasione, in data 30 giugno 1596, il vescovo decreta che “s’accomodi l’ancona” (7), cioè che si ripari o, forse meglio, che si ponga all’interno di una cornice marmorea o lapidea, come tuttora si trova. Anche in questo documento l’altare è indicato di giuspatronato del Conte Alfonso Pietra e così la storia del quadro s’intreccia indissolubilmente con quella della famiglia Pietra, che fu feudataria di Silvano dal 1528 alla fine del feudalesimo nel 1803 (8).

Donna Lucretia de Quistellis

I Pietra furono tutt’altro che una famiglia della piccola nobiltà rurale, ma fin dal loro arrivo a Silvano si presentano come ben inseriti nella grande politica del Ducato di Milano e dell’intera penisola. Da qui si capisce anche il loro mecenatismo e la qualità della nostra pala. Alfonso, che i documenti citati presentano come committente, era il terzo Conte di Silvano, successe al padre Clemente nel 1573, e come lui fu la servizio dei granduchi di Toscana (9), respirando la grande cultura fiorentina del Rinascimento. Il padre Clemente, infatti, oltre ad essere apprezzato uomo d’arme al servizio di Cosimo de Medici (10), il primo a potersi fregiare del titolo di granduca di Toscana, fu anche fine uomo di cultura, ambasciatore mediceo in Spagna, amico di Giorgio Vasari, di Benedetto Varchi e di Ludovico Domenichi, inserito nelle accademie fiorentine e nei circoli culturali della città toscana, continuando la tradizione culturale che brillò in sua madre, la prima contessa di Silvano, Caterina Bianca Stampa. Il quadro dell’ambiente familiare dove crebbe e visse Alfonso si completa nella figura della madre, Lucretia de Quistellis (italianizzato in Lucrezia Quistelli) la sposa di Clemente, fine pittrice ritrattista alla scuola di Alessandro Allori (soprannominato Il Bronzino, per questo spesso confuso con Agnolo Bronzino), che alla morte del marito si trasferisce a Milano e vi opera per ancora un decennio intero.

Lo sfondo su cui avviene la realizzazione della pala dell’altare di Santa Caterina nella parrocchiale di Silvano Pietra è chiarissimo: una committenza di alto profilo culturale e politico, con agganci importanti nella corte della Firenze medicea dell’ultimo quarto del Cinquecento, con la possibilità di accedere ai circoli culturali fiorentini e ai maestri della pittura toscana coeva.

In fase di restauro nel 2015 ogni dubbio sull’attribuzione del nostro quadro venne fugato; sono emersi infatti data e firma, a comprovare i dati archivistici e il non difficile ragionamento che portava ad attribuire il dipinto a Lucrezia Quistelli, giacché se un figlio è comandato di realizzare un quadro a chi si rivolge se non alla madre pittrice? “1576” e “L. de Quistellis” sono ben leggibili ai piedi della Vergine.

Un documento, finora inedito, aggiunge un ulteriore curioso tassello alla nostra storia; il 10 settembre 1584 Lucrezia Quistelli compare davanti al Regio Ducale Tribunale di Milano in una causa che vede coinvolti i figli Alfonso e Clemente junior circa la successione al Feudo di Silvano, in qualità di “tutrice e curatrice” dei figli ancora minori. Quindi se nel 1584 il conte Alfonso risultava ancora minore, a maggior ragione lo era nel 1576. L’ingiunzione del visitatore Apostolico ricadde così su Lucrezia Quistelli, tutrice del figlio.

A tutt’oggi la pala di Silvano è l’unica opera firmata e datata della pittrice, perché, dopo il terremoto del 2012, non si conosce la sorte di due altri suoi dipinti conservati nel museo civico di Mirandola.

Maurizio Ceriani

NOTE

1) Nei documenti la famiglia è indifferentemente chiamata “Pietra”, Petra” o anche “Preda”, quest’ultimo più raramente.

2) Manuela Marini Leddi, La pittura a Silvano Pietra, Voghera 1996, pag. 39

3) Cfr. Tarcisio Bottani, Girolamo Regazzoni Vescovo di Bergamo, Valtorta, 1994

4) Archivio Storico Diocesano – Tortona, Visita Apostolica Mons. Regazzoni e Gambara, 1 [B 209].

5) Ut supra, pag. 111.

6) Federico Cavalieri, L’arte, Intorno a Nicola Moietta, in Mario Comincini (a cura di), Il convento dell’Annunziata di Abbiategrasso, Rho, 2006, pp. 132-136. Lo studioso, nel suo breve saggio, rimanda a numerose fonti; gli Stampa dotano fin dall’anno 1401 una cappella privata nella chiesa milanese di Sant’Eustorgio dedicandola alla Santa.

7) Archivio Storico Diocesano – Tortona, Visita Apostolica Mons. Cesare e Maffeo Gambara [B 183], 4,

fasc. 11.

8) Cfr. Francesco Guasco, Dizionario Feudale degli Antichi Stati Sardi e della Lombardia, Pinerolo 1911, pag. 1575.

9) Giovan Pietro De Crescenzi, Corona della Nobiltà italiana, Roma 1639, vol. I, pag. 646.

10) Si distinse soprattutto nella guerra di Firenze contro Siena (1555-1559) e divenne poi il primo Priore dell’Ordine di Santo Stefano Papa, istituito da Pio IV nel 1562 su impulso del granduca Cosimo, con la finalità di difendere le coste tirreniche dalle incursioni dei pirati islamici. In questa veste Clemente Pietra partecipò alla Battaglia di Lepanto nel 1571. Cfr. Antonio Maria Spelta, Historia, Pavia 1602, pag. 458.

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