Come usare WhatsApp

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di Patrizia Ferrando

Il titolo di questa rubrica pone l’accento sul “come” per una precisa ragione: nella stragrande parte delle situazioni esiste sempre una via al comportamento gentile, all’espressione garbata e a un uso accorto e consapevole degli oggetti.

L’introduzione mi sembrava doverosa per giungere alla parolina fatale: WhatsApp. A volte sembra incredibile essere sopravvissuti senza il celeberrimo sistema di messaggistica, ma, almeno altrettante volte, lo sentiamo nominare come una iattura o una persecuzione.

Come possiamo goderci la praticità, evitando che ci esploda tra le mani? Credo che la risposta sia sempre ricordarsi che si tratta di un mezzo di relazione. Quando impugnamo il telefono, stiamo per coinvolgere il mittente in molti modi: teniamone conto.

Per quanto riguarda i messaggi per singoli utenti, le regole degli ormai “vecchi” SMS rimangono valide. Usiamo, dunque, un tono appropriato, cerchiamo di essere sintetici ma comprensibili, non trascuriamo ortografia e sintassi. Le abbreviazioni non suonano giovanili, soltanto brutte e, anche se la correzione automatica può generare capolavori a metà tra il futurismo e il surrealismo, sempre meglio prendersi alcuni secondi per rileggere.

Una vasta letteratura sui disastri diplomatici si potrebbe citare a supporto dell’importanza di controllare l’invio al destinatario giusto e, anche se appartenete come me alla fauna notturna, rimandate alla luce del sole qualsiasi invio fuori dalle abitudini di stretta confidenza.

La registrazione vocale richiede moderazione: potrebbe risultare difficile ascoltare le vostre parole e tutti vi saranno comunque grati se eviterete durate da audiolibro.

Naturalmente, i messaggi su WhatsApp li riceviamo anche: poiché dietro l’angolo c’è il vicolo cieco del “visualizza e non risponde”, quando non abbiamo tempo, se ci troviamo di fronte a una comunicazione che sembra richiedere replica immediata, cerchiamo di spiegare gentilmente che risponderemo più tardi.

Si apre infine l’arcipelago dei gruppi. Nell’utilizzarli, basti ricordare che ci troviamo in realtà collettive, ognuna con toni e interlocutori differenti, e che in ogni caso bisogna evitare lungaggini, pasticci e fraintendimenti (non sempre è facile, lo so). Nel crearli, chiedetevi sempre chi andate ad accomunare e per quali scopi.

Visto che siamo in un periodo di scambi di auguri, un consiglio dal profondo del cuore: non fate come un tale che, durante le festività natalizie, girò tutta la sua rubrica nel gruppo “Happy Xmas”, maleducazione, oserei dire, col triplo salto mortale.

patrizia.marta.ferrando@gmail.com

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