I commercianti protestano: «Aprire per non morire»
Lunedì scorso sono scesi in piazza a Novi Ligure. Il sindaco ha illustrato le misure per il settore
NOVI LIGURE – «Aprire per non morire». Questo il nome della protesta pacifica organizzata dal mondo del commercio e della ristorazione novese andata in scena lunedì pomeriggio in piazza Dellepiane, proprio nel giorno in cui il Piemonte è passato da zona rossa ad arancione. Un presidio voluto dall’Ascom cittadina e dal consorzio “Il Cuore di Novi” che ha visto la partecipazione di un centinaio di persone. «Avrei voluto vedere la piazza piena, bisognava essere di più. Ora dobbiamo stare uniti», ha urlato un manifestante dal palco.
Un dissenso espresso dagli interventi di alcuni rappresentanti delle varie categorie produttive e di Massimo Merlano, presidente Ascom.
«Al sindaco chiediamo di accelerare sui lavori in centro storico perché noi dobbiamo essere pronti quando la situazione finalmente migliorerà. – ha commentato Merlano – Ci vuole poi un’attenzione particolare su Tosap e tassa sulla pubblicità. Sarebbe un gesto più simbolico che pratico, ma comunque importante». Sono tante le storie di chi, ormai da troppo tempo, vive nell’incertezza. «Anche se in zona arancione noi negozianti riapriamo, dobbiamo farlo tutti. – racconta Michela Sciaccaluga, titolare di uno store di abbigliamento in via Roma – Avrei dovuto inaugurare la mia attività il 10 marzo 2020 e non l’ho potuto fare proprio perché stava iniziando il lockdown generale.
L’ho aperta a maggio, per poi richiudere a fine ottobre e nuovamente quest’anno.
In questo periodo ho abbassato la saracinesca per 4 mesi abbondanti.
Meno male che mio marito lavora, altrimenti da sola non ce la farei».
Nonostante il cambio di colore, lo scenario per baristi e ristoratori non cambia.
«Noi proseguiremo con l’asporto, come già facevamo in zona rossa – spiega Roberta Priolo, titolare del bar “Marenco” – mentre i ristori arrivano in ritardo e sono briciole in confronto alle perdite subite.
Con l’ultimo sostegno che mi deve arrivare non ci pago neppure le bollette. Con queste chiusure sto buttando all’aria quello che ho realizzato in 16 anni di lavoro».
Il sindaco Gian Paolo Cabella, attraverso una nota ufficiale, ha poi illustrato gli aiuti e gli sgravi da parte del Comune per gli esercenti, che ammontano in totale a 439.000 euro, ai quali si deve aggiungere il mancato introito per la concessione gratuita dei dehor.
Una somma nella quale rientra il “Bonus Novi”, con 1000 euro a fondo perduto per 145 attività, gli stalli di sosta gratuiti nell’ultimo periodo natalizio, un contributo da 3500 euro alla fondazione Novinterzapagina per la realizzazione dell’e-commerce “Novidelivery”, un fondo da 5000 per la lotteria “Compra e Vinci” de “Il Cuore di Novi” e la riduzione dell’Imu sugli immobili dei locali commerciali cittadini. Ha anche spiegato di aver inviato una lettera al Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, in cui ha chiesto un rapido processo di riapertura di tutte le attività economiche, soprattutto di quelle che hanno maggiormente subito le chiusure.
Luca Lovelli