Buone maniere vanno in fumo

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di Patrizia Ferrando

Gentilezza è anche prendere le distanze: non sto parlando di misure sanitarie e nemmeno della indispensabile capacità di non invadere fisicamente lo spazio altrui. Le distanze, a volte, dobbiamo porle tra noi e i nostri desideri, in quel gioco di delicatezza che è il vivere insieme. In altre parole, quando stiamo da soli godiamo della liceità, almeno teorica, di comportarci come ci pare (anche se sul tema si aprirebbero vasti dibattiti), mentre, in presenza di altri, s’impone il pensare alle loro reazioni e anche “l’atteggiamento sociale” vigente verso un tipo di azione. L’esempio concreto riguarda il fumo. Alle buone maniere non spetta la valutazione di quanto sia dannoso il tabacco. Di certo, però, nei decenni il modo di guardare al fumo si è trasformato in modo radicale. Io non ho mai fumato; ricordo la faccia sorpresa di una signora di una certa età che continuava a chiedermi: «Ma davvero mai? Nemmeno alle feste, per stare in compagnia?». No, anche perché adesso, a una festa come nei locali pubblici, non si fuma e basta e, soprattutto, nessuno pensa più che una sigaretta renda disinvolti. Fumatori o no, occorre non concentrarci solo su di noi. Chi fuma, anche le sigarette elettroniche, chiederà sempre il permesso ai presenti, necessario perfino all’aperto. Un dettaglio sul proverbiale “hai da accendere?”: un uomo può utilizzare il proprio accendino per accendere la sigaretta di una donna e poi la propria, mentre una donna si limiterà a passare l’oggetto. Perché? Per non evocare scene a dir poco equivoche. Fermiamoci a una citazione letteraria. Ricordate, in Gigi di Colette, la zia dal passato alquanto ambiguo, la quale ritiene competenza indispensabile per una giovane saper scegliere i sigari dalla scatola per un signore? Ecco, le signore non gestiranno mai le questioni di tabacco al posto degli uomini, che faranno da soli. Durante i pasti si evita di accendere, senza eccezioni, per non guastare sapori e profumi. Chi non fuma, terrà comunque in casa un posacenere e, se trova molto fastidioso l’odore, si munirà di candele adatte invece di correre ad aprire le finestre. A proposito di fiammiferi, qualsiasi cosa abbiate acceso: un tocco di eleganza consiste nel non spegnerli soffiandoci sopra e optare invece per un rapido movimento della mano. Meglio, comunque, negare garbatamente il permesso di fumare che trattare qualcuno da appestato. La finestra, in fondo, richiede regole analoghe. In presenza d’altri, chiediamo sempre licenza di aprirla o chiuderla e non trascuriamo mai chi sente freddo o caldo, tantomeno cerchiamo di confutarne le impressioni.

patrizia.marta.ferrando@gmail.com

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