«Dovrai diventare pane da mangiare»

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Domenica scorsa in cattedrale don Daniele Lottari è stato ordinato sacerdote dall’arcivescovo Viola

TORTONA Domenica 6 giugno, solennità del Corpus Domini, è stato un giorno di grande giubilo per la Chiesa di san Marziano che, dopo 5 anni, ha festeggiato l’ingresso di un nuovo presbitero nel clero diocesano. Alle ore 17, in cattedrale, l’arcivescovo Mons. Vittorio Viola ha presieduto l’ordinazione del diacono Daniele Lottari che, trasmessa in streaming sui media diocesani, è stata seguita da centinaia di fedeli in tutta la diocesi. Daniele ha fatto il suo ingresso insieme all’arcivescovo, ai numerosi confratelli concelebranti tra cui il vicario generale della diocesi, mons. Mario Bonati, i quattro vicari episcopali, i rettori dei due Seminari da lui frequentati di Valmadonna ad Alessandria e di Torino, don Carlo Rampone e don Ferruccio Ceragioli e al parroco della cattedrale don Claudio Baldi, che lo ha assistito durante tutto lo svolgimento del rito. Ad accompagnarlo le parole del canone gregoriano “Sacerdos in aeternum” proprio del Corpus Domini e il canto “Spirito del Signore”, composto da Enrico Vercesi.

Dopo che l’ordinando ha preso posto tra i fedeli, Mons. Viola ha iniziato la Messa rivolgendo un caro saluto a tutti i presenti e soprattutto ai genitori di Daniele, mamma Isabella e papà Robertino e al fratello Maurizio e poi alle comunità di Voghera e Stradella, rappresentate da numerosi membri e dalle autorità civili.

«A me piace pensare – ha esordito l’arcivescovo – che ogni ordinazione avviene nel grembo della Chiesa vergine e madre di cui Maria è icona perfettissima».

Dopo la proclamazione delle letture e del vangelo propri della festa del Corpo e Sangue di Cristo, Daniele ha pronunciato davanti all’assemblea il suo «Eccomi» deciso e totale con il quale è stato ammesso all’ordine del presbiterato. Nell’omelia Mons. Viola ha subito messo in evidenza come la Chiesa, celebrando il Corpo e il Sangue del Signore, fa festa per «il dono infinito dell’amore di Dio.

«Al culmine della sua missione, – ha dichiarato – per operare la riconciliazione con l’opera della redenzione, il Figlio ha pensato di diventare cibo per noi, per stabilire un contatto di comunione intima, profonda, proprio come il desiderio del suo amore che ci precede e ci sovrasta». Il contenuto del pane spezzato, ha sottolineato Mons. Viola, è esattamente la sua morte in croce, che è l’offerta completa di sé, la sua Pasqua. «Prima della sua passione – ha aggiunto – Gesù arde dal fuoco di amore, dal desiderio di stabilire finalmente una comunione» ed è proprio in quel fuoco di amore che è stato posto Daniele. «Come prete – ha detto Viola al futuro sacerdote – tu stai tra il popolo santo di Dio e il desiderio ardente di Gesù di diventare una cosa sola con ciascuno di noi.

Lì vieni collocato e lì dovrai ardere. Di questo abbiamo estremo bisogno come Chiesa, che ti lasci infiammare dallo stesso desiderio in grado di spingerti a cercare l’ultimo dei peccatori per dirgli che è stato salvato, che tu venga preso per essere lanciato nel mondo a dire che il Signore è vivo, che è la nostra speranza, che in lui la morte è stata sconfitta». Prima di terminare ha detto ancora a Daniele: «Lasciati consumare dal fuoco di amore che Dio ha per ogni uomo.

A lui appartieni, non sei più tuo.

Abitato dallo Spirito Santo sarai anche tu pane spezzato nell’esercizio del tuo ministero. Tu dovrai lasciarti mangiare annunciando il vangelo e rendendo visibili tutti i suoi gesti nella celebrazione dei sacramenti. Abbiamo bisogno di sentire in te il profumo del suo amore per gli ultimi».

La celebrazione è poi proseguita con i riti dell’ordinazione che l’arcivescovo ha definito «una vera consolazione» e un «rendimento di grazie a Dio». L’ordinando prima ha pronunciato le sue promesse di fronte al celebrante e poi, prostrato ai piedi dell’altare, ha pregato tutti i santi. In seguito su di lui è stato invocato il dono dello Spirito ed è stata pronunciata la preghiera di ordinazione. Dopo aver indossato la veste sacerdotale, Daniele ha ricevuto l’unzione crismale delle mani e il pane e il vino per la mensa del Signore.

Dopo l’abbraccio di pace la Messa è proseguita con l’offertorio.

Prima della solenne benedizione conclusiva, il neo sacerdote ha voluto ringraziare l’arcivescovo Vittorio per il conforto e la fiducia che gli ha dimostrato e il vescovo Martino Canessa che lo ha accolto all’inizio del cammino e si è unito alla preghiera della Chiesa tortonese, tutti i presbiteri e i diaconi presenti e quelli che sono ormai nelle braccia del Padre, i familiari, le autorità, la comunità di Voghera e quella di Stradella presente anche con il coro “S. Giovanni Paolo II”, diretto da Ernesto Ammirata, che ha eseguito un canto e chiunque ha condiviso con lui il cammino.

Poi ha proseguito esprimendo gratitudine in particolare ad alcune categorie metaforiche di persone che racchiudono tutte le situazioni incontrate nel corso della vita. Sulle note del canto finale, eseguito dalla Cappella della Cattedrale, diretta da Enrico Vercesi e accompagnata all’organo da Alberto Do, che ha animato la liturgia, l’assemblea si è sciolta portando nel cuore la gioia di un momento indimenticabile e colmo di amore.

Daniela Catalano

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