Dopo la battaglia parlamentare i tempi si allungano

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Ddl Zan. I cattolici chiedono la modifica degli articoli che riguardano la definizione di genere, la libertà di espressione e l’educazione gender nelle scuole con l’istituzione della giornata contro l’omotransfobia

Dopo 8 mesi di rinvii e audizioni, il 13 luglio il Ddl Zan, il Disegno di legge sul contrasto alla discriminazione o violenza per sesso, genere o disabilità, è approdato in Senato, dove si è svolto il primo, acceso round di una battaglia parlamentare che potrebbe diventare lunga.

Il destino del provvedimento, che ha suscitato un vasto e vivace dibattito, rimane incerto. All’interno della maggioranza di governo Leu, M5S e la gran parte del Pd continuano a battersi per un’approvazione definitiva del Ddl senza modifiche, come è stato licenziato dalla Camera, mentre la Lega prosegue la sua battaglia per bloccare o comunque correggere il testo. E anche Italia Viva ha avanzato una proposta di mediazione.

La presidente del Senato, Elisabetta Casellati, martedì pomeriggio, al termine di un primo giro di interventi dei senatori sul Disegno di legge, visto il clima infuocato, ha sospeso la seduta affermando che «gli Europei li abbiamo già vinti. Non voglio un clima da stadio». Ha poi convocato la riunione dei capigruppo. La giornata si è chiusa con la vittoria dei sostenitori del testo che non torna in commissione e va avanti nel suo iter in Assemblea. Sono state, infatti, respinte le pregiudiziali di costituzionalità, presentate da Lega e Fratelli d’Italia, con 124 sì, 136 no e 4 astenuti.

Nella mattinata di mercoledì 14 luglio è proseguito il voto delle sospensive, al termine del quale è iniziata la discussione generale, mentre il 20 luglio è prevista la deadline per presentare gli emendamenti. I tempi si allungano e il rischio di slittare a settembre è reale.

Quel che succederà nei prossimi giorni è difficile da prevedere. La maggioranza per un’approvazione definitiva in Senato del testo così com’è potrebbe non esserci, soprattutto nel caso del ricorso al voto segreto.

Resta sempre valida l’ipotesi di un accordo che raccolga un ampio consenso su una possibile «riformulazione del testo», come auspicato dal presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti.

Matteo Renzi invoca un “patto politico” affinché alla Camera la legge, se venisse modificata al Senato, «sia approvata in due settimane».

Il leader della Lega Matteo Salvini è convinto che sia necessario «superare gli steccati ideologici così che in un mese approviamo una norma di civiltà». In sostanza, viene chiesta la modifica degli articoli 1, 4 e 7. Esattamente quelli che Pd e M5S non vogliono toccare e che riguardano la definizione di genere, la libertà di espressione e l’educazione gender nelle scuole con l’istituzione della giornata contro l’omotransfobia.

Soddisfatta la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia e diritti del Pd, Anna Rossomando, perché bocciate le pregiudiziali di costituzionalità, si entra nel merito del Ddl Zan. «Da adesso in poi – ha detto – ognuno si assume le proprie responsabilità».

Il Popolo della Famiglia si è detto contrario al ricorso ad azioni di preghiera per respingere il Ddl.

Il presidente Mario Adinolfi ha dichiarato: «La dialettica politica è laica e la fede non è mai ragione della battaglia. Il disegno di legge va battuto per ragioni costituzionali, per motivi cruciali che riguardano tutti i cittadini credenti o no. Oggi stringiamoci uniti a prescindere da qualsiasi orientamento religioso».

Fuori dall’Aula, in piazza, nel pomeriggio di martedì sono state organizzate due manifestazioni si segno opposto: da una parte il flash mob di Fratelli d’Italia dietro lo striscione “Liberi di essere liberi, liberi di pensare. No Ddl Zan” e dall’altra il presidio di Cgil che chiedeva con forza «un chiaro e definitivo sì».

Daniela Catalano

(Nella foto: l’Onorevole Alessandro Zan)

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