Santa Macrina
La santa di questa settimana, Macrina la giovane, apparteneva a una famiglia nella quale la santità era di casa. Lei era la prima di 10 fratelli, tra i quali ben 3 santi (Basilio di Cesarea, Gregorio di Nissa e Pietro monaco) e nipote di santa Macrina l’anziana. Nacque nel 330 circa a Cesarea in Cappadocia. Fu educata nella conoscenza delle Sacre Scritture ed essendo dotata di una grande bellezza ebbe molti pretendenti tra i quali il padre scelse quello più adatto a lei, che purtroppo morì poco dopo. Macrina, allora, finse di considerare il suo fidanzamento come un vero matrimonio e giurò fedeltà al defunto giovane. Decise di vivere in casa, per aiutare la madre, che era rimasta vedova dopo la nascita del decimo figlio, nell’accudire ed educare tutti i fratelli.
Quando rimasero sole, Macrina convinse la madre Emmelia a ritirarsi con lei nella località di Annesi attuale Amasya, sulle rive del fiume Iris, per fondare un monastero in cui all’inizio le seguirono le loro domestiche e che fu diretto dalla madre.
Macrina fu molto influente sul fratello Basilio, il quale lasciò la vita mondana di erudito per abbracciare, verso il 356, la vita monastica e in seguito, nel 370, divenne vescovo di Cesarea. Dopo l’ordinazione tornò a trovare la sorella nel monastero nel 376 e ordinò sacerdote il fratello minore Pietro, che viveva in un altro vicino a quello della sorella. Alla morte della madre avvenuta nel 373, Macrina divenne superiora al suo posto. Al ritorno dal Concilio di Antiochia del 379, an-che Gregorio, che era stato eletto vescovo di Nissa, volle passare per Annesi per visitare la sorella. Fu l’ultimo incontro tra i due perché Macrina morì nel 380 a soli 53 anni. Gregorio riuscì a sentire dalle sue labbra la grandiosa preghiera pronunciata prima di morire. La sua spiritualità e la sua vita furono narrate proprio da Gregorio che fu anche autore del trattato De anima et resurrectione, in forma di dialogo tra lui stesso e Macrina morente. Nella Vita, l’autore descrive un miracolo di Macrina, quando guarì l’occhio malato di una giovane, e commenta gli altri miracoli di cui si ebbe notizia così: «Sebbene sembrino incredibili, tutti coloro che li hanno esaminati li ritengono veri, anche se coloro che pensano in termini umani non li ritengono possibili», perciò non li descrive «per timore che i non credenti non vengano spinti a non credere nei doni di Dio». Il suo corpo fu sepolto nella chiesa dei “40 martiri di Sebaste”, dove già si trovavano i suoi genitori.
La memoria liturgica della santa, venerata in Oriente, fu inserita nel Martirologio Romano al 19 luglio.
Daniela Catalano