La Divina innamorata

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di Silvia Malaspina

A casa mia fino al 1° agosto si è osservato il fuso orario di Tokyo, onde non perdere nemmeno un attimo delle gare olimpiche che si disputano nell’elemento acquatico, passione della parte femminile della famiglia.

Ho pertanto seguito la parabola di Federica Pellegrini che, pur non riuscendo a salire sul podio, ha comunque scritto una pagina aurea nello sport italiano, qualificandosi per la quinta volta in una finale olimpica nella medesima specialità, quei 200 metri stile libero che la consacrarono a soli 16 anni durante le Olimpiadi di Atene del 2004, risultato raggiunto fino ad oggi solo dallo “squalo di Baltimora” Michael Phelps nei 200 metri farfalla.

In 17 anni abbiamo seguito le vicende natatorie, a volte altalenanti, di questa atleta che, seppur definita da chi l’ha conosciuta da vicino «non simpaticissima», non ha mai avuto timore di mostrare la propria vulnerabilità e le proprie ferite, dimostrando che, se in acqua ha sfoderato gli artigli pinnati come mai nessuna, ha vissuto gioie e dolori come tutte noi, cadendo e rialzandosi come l’araba fenice che porta tatuata sul collo.

Lei stessa ha infatti dichiarato di aver sofferto di bulimia dopo l’argento di Atene e di attacchi di panico dopo la morte del coach Alberto Castagnetti, amato come un padre, dovendo in qualche caso abbandonare il blocco a pochi secondi dalla partenza. La stampa non si è dimostrata tenera con le sue debolezze e spesso ha puntato il dito sulla sua vita amorosa, come ai Mondiali di Shangai del 2011, quando le pagine dei giornali si riempirono più dei presunti retroscena piccanti della sua rottura con l’allora fidanzato Luca Marin a favore di Filippo Magnini, che della strabiliante medaglia iridata che la rese campionessa del mondo. In quel caso stroncò i pettegolezzi con secca risolutezza: «Ho 23 anni: lasciatemi fare le esperienze delle ragazze della mia età!».

In queste ultime Olimpiadi di Tokyo abbiamo visto una Pellegrini meno tigre e più donna: consapevole di non aver più nulla da dimostrare, a 33 anni ha lasciato la gloria del podio a nuotatrici con le quali, per età e condizioni fisiche, non avrebbe comunque potuto competere, ma lo ha fatto con grande serenità e consapevolezza della propria definitiva rinuncia alle gare internazionali.

Al termine della finale dei 200 stile libero è scoppiata in un pianto, un po’ liberatorio e un po’ malinconico, ma poco dopo si è ritrovata raggiante a parlare con grande naturalezza dell’amore e del progetto di famiglia con Matteo Giunta, suo allenatore, con il quale si prospettano a breve le nozze: sarà stata una mia impressione, ma dallo schermo televisivo gli occhi della “Divina” brillavano di una luce nuova e di una felicità che nessuna medaglia avrebbe potuto eguagliare. Per parte nostra attendiamo la progenie della coppia d’oro: in questo caso “il sangue è acqua” e potremo vederne delle belle…

silviamalaspina@libero.it

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