A me la spigolatrice piace
di Silvia Malaspina
«Eran trecento, eran giovani e forti,/e sono morti!/Me ne andava al mattino a spigolare/quando ho visto una barca in mezzo al mare:/era una barca che andava a vapore,/e alzava una bandiera tricolore». Questi versi di Luigi Mercantini, che gli alunni del secolo scorso imparavano a memoria, sono tornati prepotentemente alla ribalta in una spinosa querelle nata intorno all’installazione di una statua sul lungomare di Sapri, nel Cilento, raffigurante la spigolatrice protagonista della poesia: una lavoratrice dei campi, che assiste allo sbarco delle truppe di patrioti guidate da Carlo Pisacane, si innamora di quest’ultimo, lo segue in combattimento, e infine ne assiste impotente al massacro da parte delle truppe borboniche.
Si tratta di una statua bronzea che rappresenta una donna dalle belle forme e con un abito succinto che vuole dare l’impressione della trasparenza: immediato è stato il fuoco dato alle polveri da alcuni post che hanno definito l’opera «sessista ed offensiva per le donne».
I detrattori si sono categoricamente schierati per la rimozione della statua, giudicata irrealistica e diseducativa, poiché banalizza le donne, rendendo vano il percorso verso la parità di genere. Ho visto le fotografie della statua e devo ammettere che l’unico sentimento che mi ha instillato è una sonora invidia per forme così perfette!
È vero che l’avvenenza non è funzionale alla resa visiva della fatica di un’umile contadina, ma qualcuno nel 1949 avrà per caso pensato che le mondine fossero tutte conturbanti al pari di Silvana Mangano in Riso amaro? Non siamo forse abituati ad ammirare il bello ideale? Inoltre non mi pare che qualcuno abbia affermato che le numerose scene in costume adamitico di Brad Pitt che interpreta Achille in Troy siano svilenti per la figura dell’epico eroe. E, salendo di livello, di quale essere umano, eccezion fatta per l’aureo Roberto Bolle, potranno mai essere realistiche raffigurazioni i bronzi di Riace o il David di Michelangelo?
Il nocciolo della questione, a mio parere, è un altro: quelle sono raffigurazioni di corpi maschili, il cui nudo integrale non fa strepitare nessuno contro la sessualizzazione dell’uomo, mentre il corpo femminile è al contempo desiderato e vituperato e purtroppo constato che permane veritiero il vecchio detto “la malizia è negli occhi di chi guarda”. Forse, oltre ad invocare la parità di genere, bisognerebbe iniziare ad adottare una parità di vedute.
Mi chiedo: in un momento come quello che stiamo vivendo, con l’incertezza economica, la povertà sempre più capillare, il clima impazzito, l’emergenza migranti, la tragedia delle donne afghane annullate dal regime talebano, a che cosa è funzionale la diatriba sulla raffigurazione di una ragazza con un lato B che “canta”? Azzarderei a proporre a coloro che non trovano nulla di più profondo cui dedicare le proprie elucubrazioni, di andarsene tranquillamente a spigolare.
silviamalaspina@libero.it