Beato José Gregorio Hernández Cisneros
«È un modello di santità impegnata nella difesa della vita. È un uomo di servizio universale»: così Papa Francesco ha definito José Gregorio Hernández Cisneros medico, intellettuale e filantropo che è stato beatificato esattamente 6 mesi fa, il 30 aprile scorso a Caracas. José Gregorio nacque il 26 ottobre 1864 ad Isnotú in Venezuela e rimase orfano della madre quando aveva otto anni.
Nel 1882, a 18 anni, si iscrisse all’Università Centrale di Caracas, per il corso di Medicina e si laureò a pieni voti il 29 giugno 1888. L’anno successivo, il presidente del Venezuela, per le eccezionali doti di giovane medico tirocinante e ricercatore lo inviò a Parigi e Berlino, per continuare e perfezionare i suoi studi scientifici. Rimase per due anni all’estero, specializzandosi negli studi teorici e pratici di Microbiologia e Batteriologia, Istologia normale e patologica e Fisiologia sperimentale. Nel 1891, ritornò in Venezuela e intraprese la carriera universitaria, come professore e ricercatore. Nell’esercizio della professione medica, non prendeva alcun compenso da chi era in difficoltà e spesso era lui a comprare le medicine a chi ne aveva bisogno e per questo fu chiamato “il medico dei poveri”. Era profondamente cristiano e partecipava ogni mattina alla Messa. Il 7 dicembre 1899 fece la professione come Terziario Francescano associandosi alla fraternità della Madonna della Mercede a Caracas, retta dai Cappuccini. Nel 1907 decise di abbandonare la docenza per diventare religioso. Nel 1908 venne in Italia per entrare tra i benedettini nella Certosa di Farneta, in provincia di Lucca ma, per motivi di salute, dovette uscirne dopo nove mesi, rientrando a Caracas. Nel 1913 cominciò a prepararsi al sacerdozio ma, mentre si trovava nel Collegio Pio Latino Americano di Roma, fu colpito dalla pleurite e da un inizio di tubercolosi.
Capì allora che la sua missione era l’esercizio della professione medica, specie a favore dei più poveri. Riprese l’insegnamento e si impegnò molto nell’assistere gli ammalati colpiti dall’epidemia della “spagnola”. Il 29 giugno 1919, mentre usciva da una farmacia di Caracas dove si era recato per comprare delle medicine a un’anziana paziente, che aveva visitato, fu investito da una delle poche automobili in circolazione all’epoca e sbatté la testa sul bordo del marciapiede. Trasportato in ospedale, morì invocando la Madonna. La memoria liturgica è stata fissata al 26 ottobre, giorno del suo compleanno. I suoi resti riposano nella chiesa parrocchiale della Candelaria di Caracas.
Daniela Catalano