SPID, TOSAP, POF e siamo una funzione

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di Maria Pia e Gianni Mussini

Gianni e Maria Pia hanno avuto nei giorni scorsi una vera e propria colluttazione con il computer per via del terribile SPID. Male parole sibilate contro il sito delle Poste che sembrava non intendersi con lo smartphone, sul quale giudiziosamente i due sposini avevano scaricato la relativa app. Niente da fare: il QR, il magico quadrato, non s’inquadrava…

Il bello era quando, dall’alto della tastiera del PC, Gianni intimava il da farsi a Maria Pia, sua forzata assistente sulla app. E lei che, sentito un “bip” su WhatsApp (sarà Lorenza da Istanbul o Cecilia da Monaco?), si distraeva dal compito… O, meglio, veniva accusata dal despota informatico di distrarsi in momenti così delicati.

Per tagliare la testa al toro, i due decidono finalmente di farsi aiutare andando alle poco frequentate poste di Torre d’Isola, un borgo del parco del Ticino a un tiro di schioppo da casa. Detto fatto. E già che ci sono ne approfittano per un giretto a piedi tra quei campi che, in questo ottobre ancora  smagliante, sembrano avere un sentore di primavera.

Problema risolto, almeno pare. Certo che lo SPID – con il relativo QR – si aggiunge ad altre temibili voci, spesso e non a caso attinenti alla sfera fiscale: IRPEF, IMU, TARES, ma anche una dal nome parlante (TOSAP) e un’altra che evoca i biblici giorni dell’IRAP…

La scuola però si difende con il POF (Piano Offerta Formativa), la famigerata DAD che tutti sanno che cos’è; e poi l’ARAN, che sembra quello yogurt turco ma è invece l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale; o magari il DOS, ovvero la Dotazione Organica di Sostegno (in buon italiano: gli insegnanti di sostegno).

Ci sono per fortuna le eccezioni virtuose: acronimi magnifici come lo storico SPQR (Senatus PopulusQue Romanus) a cui piangerebbe il cuore rinunciare o come il geniale ERASMUS che, latinizzando l’inglese di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, dice il nome del grande umanista cristiano olandese che fu tra i padri dell’Europa moderna: Erasmo da Rotterdam.

Ma nel complesso la proliferazione pervasiva di acronimi nella bella e cara lingua italiana è frutto di un funzionalismo utilitaristico che tende appunto a trasformare ogni persona in “funzione”. La cosa non è indolore perché “il mezzo è il messaggio”, come diceva Marshall McLuhan (già ricordato una volta in questa rubrica): infarcito di sigle, il linguaggio si impoverisce e perde ogni carica allusiva. E così gli uomini smarriscono la loro umanità diventando delle “funzioni” una uguale all’altra e ripetibili all’infinito.

Ma il Padreterno non ci ha creati per questo. Quando ci guarda con quel suo sguardo da innamorato, ci chiama con il nostro nome invitandoci alla carità e all’amicizia: ognuno nella sua irripetibile originalità e senza bisogno di sigle o acronimi di riconoscimento.

cantiamolavita@katamail.com

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