E adesso via l’amianto dai tetti dei privati

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Continua la bonifica della ex Fibronit di Broni. Sabato scorso il convegno per fare il punto della situazione con il vice ministro dello Sviluppo economico.
A febbraio i morti per mesotelioma erano 880: «il picco è stato raggiunto»

A dominare ora non è più il grigio del pericoloso amianto, ma l’azzurro, segno che si è pressoché arrivati alla fine del tunnel. Quello della bonifica della ex Fibronit di Broni, fabbrica attiva dal 1934 al 1994, dedita alla lavorazione di manufatti in cemento-amianto, che ha causato una lunga e drammatica scia di morti e malati di mesotelioma. Un capitolo doloroso che a Broni ha portato alla morte di 180 operai e a 700 decessi nella popolazione, secondo i dati aggiornati al febbraio di quest’anno. Malati e morti – ancora oggi questo tumore cattivissimo continua a colpire – con la sola colpa di aver lavorato in quella fabbrica o di essere stati famigliari di chi si guadagnava il pezzo di pane andando in “Cementifera”.

Visitiamo il sito nel pomeriggio di sabato 23 ottobre, alla vigilia del convegno che l’Amministrazione comunale ha organizzato al teatro “Carbonetti” con lo scopo di fare il punto sui lavori di bonifica e soprattutto per iniziare a ipotizzare un possibile futuro di un’area che complessivamente occupa 140 mila metri quadri.

L’amianto è sparito, rimangono gli scheletri in ferro e mattoni dei capannoni che ospitavano la produzione. È difficile rimanere indifferenti: il pensiero corre al destino di uomini e donne – quasi 1.000 nel periodo di massima espansione dell’azienda – che quotidianamente varcavano i cancelli e in quegli stessi capannoni lavoravano. Ti impressiona l’enormità degli spazi, un paese nel paese.

Nel 2002, per la quantità e la pericolosità degli inquinanti presenti e per l’impatto sull’ambiente e la salute, l’area è stata dichiarata Sito di Interesse Nazionale (SIN) per cui l’intervento di bonifica è stato considerato prioritario in base alle leggi dello Stato. Si arriva al 2007 quando viene stipulato l’accordo di programma con il Ministero dell’Ambiente. I lavori vengono suddivisi in 3 lotti, 2 dei quali ultimati. Il primo ha previsto la messa in sicurezza dell’area attraverso l’incapsulamento delle fibre d’amianto e il sigillamento delle aree produttive; il secondo ha comportato la rimozione e lo smaltimento di tutto l’amianto presente nel sito. Il terzo lotto (già finanziato con 17 milioni di euro; tra il primo e il secondo se ne sono spesi oltre 20) partirà a breve e porterà alla demolizione e al definitivo smantellamento del complesso industriale.

A dire della portata degli interventi vengono in soccorso alcuni numeri: 120 mila metri quadrati di superfici interne ed esterne incapsulate in maniera conservativa, 70 aree confinate per la rimozione di materiale contenente amianto, 30 camere confinate installate per la rimozione delle fognature, circa 82 tonnellate di incapsulante conservativo utilizzato, 69.700 metri quadri di coperture smantellate, 3.250 metri di fognature rimosse, oltre 10.600 tonnellate di rifiuti di cui circa 4.000 di materiali friabili, quasi 6.000 analisi per determinare le fibre di amianto aereodisperse, in un controllo costante e accurato dell’aria che non ha mai fatto registrare valori che potessero destare la minima preoccupazione.

Ora a dominare è l’azzurro e si può iniziare a guardare al futuro. Un risultato importantissimo per la città e soprattutto per i giovani. Se ne è parlato al convegno “Fibronit oggi: un futuro da scrivere insieme”, promosso dal Comune di Broni con il patrocinio dell’Assessorato all’Ambiente di Regione Lombardia.

Molte le autorità e gli esperti che hanno partecipato. A fare gli onori di casa il sindaco di Broni Antonio Riviezzi. Con lui il Prefetto della Provincia di Pavia Paola Mannella a poche ore dal suo insediamento e alla prima uscita pubblica in provincia, il vice ministro dello Sviluppo economico Gilberto Pichetto Fratin, l’assessore regionale all’ambiente e al clima Raffaele Cattaneo, il presidente della Provincia di Pavia Vittorio Poma, il Questore di Pavia Gerardo Acquaviva, l’eurodeputato Angelo Ciocca, il senatore Alan Ferrari, l’onorevole Elena Lucchini, i consiglieri regionali Ruggero Invernizzi, Roberto Mura, Simone Verni e Giuseppe Villani, i sindaci dei comuni vicini e le associazioni ambientaliste. Presente in sala la rappresentanza di Casale Monferrato, «città amica e sorella nell’affrontare la piaga dell’amianto», come ha sottolineato Riviezzi nel suo indirizzo di saluto.

Dopo gli interventi istituzionali, i tecnici protagonisti a vario livello delle procedure di bonifica hanno “raccontato” come si è passati dal grigio all’azzurro. Un percorso – hanno chiarito – lungo e complesso, fatto di tanto lavoro e di una stretta e proficua collaborazione tra i vari enti coinvolti.

L’aspetto sanitario è stato affrontato dal direttore di ATS Pavia Lorella Cecconami e dalla responsabile del Centro Operativo Regionale Mesoteliomi che ha dato una buona notizia: il picco dei malati è stato raggiunto e ora ci si aspetta una lenta decrescita dei casi, tenendo conto del lunghissimo periodo di incubazione della malattia che può manifestarsi anche a cinquant’anni dal momento in cui si è venuti a contatto con la pericolosa fibra. Giovanni Ferrari, direttore dell’unita operativa di Medicina interna dell’ospedale di Broni-Stradella, ha illustrato l’attività del Centro per il mesotelioma presso l’ospedale “Arnaboldi” di Broni.

Un capitolo a parte è stato dedicato al nuovo liceo che sostituirà quello attuale costruito con pannelli contenente amianto sull’area dove sorgeva l’ex scuola elementare, anch’essa in amianto, ora completamente bonificata. È stato presentato il progetto della nuova scuola e il preside Roberto Olivieri ha concluso augurando alla città intera che l’inaugurazione della nuova sede possa essere l’atto che sancisce la definitiva liberazione di Broni dall’amianto.

Tutti i relatori hanno rivolto precise richieste in particolare al Governo rappresentato dal vice ministro Pichetto Fratin: continuare ad avere un’attenzione particolare al caso di Broni, adoperandosi perché il SIN, ora comprendente solo la Fibronit, le ex scuole elementari e la palazzina Avis nel retro dell’ospedale “Arnaboldi”, venga esteso a tutta la città per poter affrontare il problema dell’amianto presente sui tetti dei privati (110 mila metri quadrati). Da parte sua, l’esponente del Governo ha assicurato massimo impegno. L’assessore Cattaneo, parlando del futuro una volta abbattuti i capannoni, ha detto di pensare «a un insediamento che abbia a che fare con la transizione ecologica, le energie rinnovabili e l’economia circolare».

«Oggi la Fibronit – ha affermato il sindaco Riviezzi – è finalmente un’area libera dall’amianto potenzialmente pericoloso; un traguardo degno di nota per il nostro comune e in generale per il territorio; tale condizione è il frutto di un’azione di grande rilievo e di un lavoro articolato e complesso. La lotta alla piaga che ha funestato la nostra città e il territorio circostante non si fermerà a questo importantissimo traguardo; altre importanti azioni sono state realizzate, come ad esempio l’abbattimento della ex scuola elementare e la rimozione dell’amianto da edifici pubblici e dai cimiteri, ed altre sono in fase di progettazione, una su tutte il nuovo liceo».

«Le parole chiave per arrivare finalmente ad avere una città ad amianto zero nel 2026 – ha continuato il primo cittadino guardano ai prossimi anni – sono green, condivisione e territorialità; occorre rafforzare il prezioso gioco di squadra che si è creato tra tutti gli enti coinvolti. Per questo motivo, vorrei ringraziare coloro che sono intervenuti al convegno e le istituzioni che rappresentano e, in particolare, Regione Lombardia, nella figura dell’assessore Raffaele Cattaneo, che si è sempre dimostrato attento alle esigenze del nostro territorio e non ci ha fatto mai mancare il suo concreto e costruttivo supporto. Su questo tema abbiamo lavorato con tutte le forze politiche, con tutte le associazioni che si occupano della tematica; la collaborazione e la sinergia tra tutti gli enti preposti e le associazioni (Avani, Aiea e lo Sportello amianto nazionale) devono rappresentare un modus operandi duraturo per il domani».

Marco Rezzani

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