Piccole donne… attapirate
di Silvia Malaspina
La storiaccia è nota: termina dopo 4 anni la relazione tra l’attrice Ambra Angiolini e l’allenatore della Juventus Massimiliano Allegri, a causa, pare, di tradimenti seriali da parte di quest’ultimo; un inviato di “Striscia la notizia” si prende la poco onorevole briga di consegnare il tapiro d’oro, cioè l’altrettanto poco onorevole trofeo che si aggiudica chi si è ridicolizzato o ha commesso qualche fatto imbarazzante, a un’attonita Ambra che accusa il colpo e si trincera dietro un amaro sorrisetto di circostanza.
Premetto che risulto da sempre allergica a questo popolarissimo “Tg satirico”, rientrando nello sparuto gruppo di 10 italiani che non ne hanno mai visto una puntata per intero, ma, pur nella distanza siderale che mi separa da queste boutade, il gesto mi ha lasciato di stucco. Come possiamo accettare che sia tuttora imperante la dualistica morale per cui se un uomo è, per dirla con Camilleri, “fimminaro”, risulta solo un inguaribile farfallone, che tutto può permettersi in virtù di un testosterone vivace, mentre una donna dovrebbe incassare, perdonare e addirittura dimenticare?
La mia furente indignazione si è però addolcita, quando la figlia diciassettenne di Ambra, Jolanda Renga, ha pubblicato una storia su Instagram, scagliandosi a spada tratta in difesa della madre e riservando allusioni ben comprensibilmente pesanti agli autori di “Striscia”. Le espressioni sgorgano direttamente dal cuore di una figlia che ha probabilmente visto la madre annientata, prima a causa della delusione amorosa e poi dal gesto acchiappa auditel: «…la colpa è di chi si fida o di chi tradisce la fiducia, e tradisce in ogni senso possibile? Cosa c’è di riprovevole o perdente nel fidarsi e nell’amare?». Questo mi ha fatto pensare, in qualità di madre di una coetanea (che eufemisticamente definirei “tranchant”) di Jolanda, che siamo al cospetto di una generazione di piccole donne pronte a stravolgere gli stereotipi e ad affermarsi senza condizioni e senza filtri: non salgono sulle barricate del femminismo piazzista, non urlano slogan sensazionali, ma battagliere promuovono una rivoluzione che parte dal cuore, rivendicando il sacrosanto diritto di essere rispettate ancor prima che amate. Si pongono con naturalezza sullo stesso piano dell’altra metà del cielo, non per desiderio di rivalsa, ma semplicemente perché, vivaddio, non percepiscono quali potrebbero essere gli impedimenti nel fare tutto ciò. Noi adulti, condizionati dall’enorme successo che la prassi del tapiro d’oro ha riscosso nel corso degli anni, abbiamo anche coniato un neologismo, quando definiamo una persona indignata, “attapirata”: certamente Jolanda Renga si è attapirata per una giusta causa, ma molte altre paladine della dignità femminile saranno pronte a seguirne l’esempio.
silviamalaspina@libero.it