“Terre d’Oltrepò”: anche i vini sequestrati sono puliti
Il presidente Giorgi: «Si chiude un capitolo doloroso. Abbiamo capito chi sono i falsi paladini del territorio»
BRONI – «L’analisi di revisione non ha confermato l’esito di prima istanza». Con queste laconiche parole il Ministero dell’Agricoltura, in data 6 ottobre 2021, a mezzo dei suoi tecnici incaricati dalla Procura di Pavia di eseguire una revisione delle analisi sul vino sequestrato nella Cantina “Terre d’Oltrepò” (il Pinot Nero vinificato rosso 2018), conferma quello che l’azienda va dicendo dall’inizio dell’indagine.
«Nei nostri vini non ci sono sostanze proibite. – dichiara il presidente Andrea Giorgi – Già con lo spumante Metodo Classico l’esito era stato identico, dato che le analisi eseguite per conto della Procura sulle bottiglie sequestrate in Cantina non avevano rilevato la presenza delle famose diglicerine cicliche. Le analisi di revisione in contraddittorio sono state fortemente volute da noi e dai nostri difensori, nella coscienza che nel nostro vino queste sostanze non entrano. Ringraziamo la Procura per avere accolto la nostra richiesta di ripetere le analisi».
Oggi un’altra svolta nell’inchiesta che ha visto protagonista, suo malgrado, la Cantina cooperativistica con sede a Broni. È arrivata la conferma dell’assenza delle sostanze incriminate anche nei vini.
«Speriamo si chiuda un breve ma doloroso capitolo nella storia della Cantina e dell’Oltrepò. – continua Giorgi – I nostri difensori hanno chiesto al Pubblico Ministero l’archiviazione del procedimento penale in corso, visti i risultati delle analisi. Da questa esperienza in ogni caso abbiamo imparato molto e abbiamo tratto nuova forza per guardare al futuro nell’interesse dei nostri soci e del nostro territorio. Abbiamo anche capito chi sono i finti paladini della giustizia, coloro che hanno usato i media contro la nostra azienda e contro il nostro territorio senza alcuna prova concreta, quando le indagini dovrebbero essere segrete, causando un enorme danno di immagine ed economico a tutti noi operatori del vino dell’Oltrepò pavese. Danno di cui non c’era proprio bisogno in un periodo come quello che stiamo vivendo. Ci riserviamo di rivalutare tutto quanto è stato dichiarato e scritto e di chiedere conto, anche in termini risarcitori, ai responsabili. Con un obiettivo: che in futuro degli operatori onesti non debbano più vivere la gogna sulla propria pelle».