Le donne inquinano meno
di Silvia Malaspina
La parità tra uomini e donne è una risposta alla crisi climatica ed è imprescindibile per affrontare il surriscaldamento del pianeta: questa è la convinzione delle giovanissime attiviste della “generazione Greta”, che reclamano più donne ai tavoli dove si decidono le sorti del globo, come la Cop26, la Conferenza Onu sul clima, terminata il 13 novembre a Glasgow.
È legittimo essere sorpresi, chiedendosi quale sia il nesso tra il gap con i generi e le piogge torrenziali, le ondate di caldo rovente e lo scioglimento dei ghiacciai e perché un mondo nel quale si manifestano squilibri ambientali sempre più forti possa trovare pace nel curare anche gli squilibri tra uomini e donne.
La ricercatrice Annika Carlsson Kanyama, dell’istituto svedese Ecoloop, ha rilevato che gli uomini nelle loro scelte di consumo e di vita producono più anidride carbonica rispetto alle donne, ma ciò non è dovuto al fatto che spendano in misura maggiore, bensì al diverso modello di spesa. Le donne – spiega la ricercatrice – si rivolgono maggiormente ai beni a bassa emissione, come abbigliamento, oggetti per la casa, prodotti e servizi per la salute, mentre gli uomini a prodotti ad alta emissione, come il carburante per l’auto. L’interpretazione dei dati della ricerca, quindi, riflette limpidamente il gender gap che persiste tra le pareti domestiche: uomini e donne incidono in modo diverso sul pianeta, in quanto hanno consumi stereotipati, le signore legate al modello “angeli del focolare” e gli uomini, invece, proiettati all’esterno e all’attività lavorativa, con conseguente maggiore mobilità e inquinamento.
Altre ricerche documentano che le donne sono mosse da un sentimento ecologista che le incoraggia a modificare in chiave sostenibile i più comuni gesti quotidiani: preferire i mezzi pubblici all’auto, utilizzare le borse portate da casa al super per non utilizzare plastica, leggere libri e giornali online per non sprecare carta, eliminare o ridurre la carne dal proprio regime alimentare, acquistare prodotti bio e capi di abbigliamento a filiera naturale.
Stiamo quindi diventando novelle Greta Thunberg? Posso testimoniare la mia personale esperienza, di molti anni ante Greta, con un’implacabile quattrenne, che ogni mattina mi costringeva a portare alla scuola materna il sacchettino dell’umido, usato poi per creare il compost con il quale le maestre fertilizzavano l’orto scolastico. Con la recente inaugurazione della raccolta dei rifiuti porta a porta, ho poi scoperto di convivere con un intransigente Greto che sovraintende con piglio militaresco sulla separazione delle varie tipologie di scarti domestici. Ho pertanto deciso di ribaltare i dati delle ricerche e di riservargli il monopolio della differenziazione: il mio piccolo contributo a colmare il divario fra i sessi e quindi a salvare il pianeta!
silviamalaspina@libero.it