Uomini con la gonna
di Silvia Malaspina
In occasione della giornata internazionale della violenza contro le donne, il sindaco di Asti, Maurizio Rasero, ha indossato sotto la fascia tricolore una lunga gonna, presentandosi così a tutti gli appuntamenti pubblici e motivando la propria scelta: «Servono gesti forti per portare l’attenzione sullo stop alla violenza contro le donne. In altri giorni questo potrebbe sembrare una pagliacciata, oggi è un gesto di rispetto».
Anche alcuni alunni (maschi) del liceo “Zucchi” di Monza si sono recati a scuola vestendo non i soliti jeans, ma la gonna, perché, hanno dichiarato, «siamo contro la sessualizzazione del corpo e la mascolinità tossica». La preside ha spiegato che gli alunni hanno operato una scelta plateale, precisando: «Ho consigliato loro di difendere il rispetto della parità di genere non solo con azioni eclatanti, ma anche nella quotidianità. Da parte mia però non c’è stata alcuna censura». Gli studenti hanno aggiunto: «Le gonne sono considerate un indumento tipicamente femminile, spesso al centro di scambi di idee riguardo al loro essere appropriate rispetto al contesto, in particolare quello scolastico. Se è un uomo a portare la gonna la cosa è spesso considerata riprovevole.» Ad approvare l’idea degli studenti sono stati anche i genitori: nessuno ha bussato alla porta della dirigente per protestare.
Se nel caso del sindaco il gesto si può considerare puramente simbolico, per gli studenti il discorso è più complesso: come madre di una loro coetanea, posso affermare che i ragazzi oggi tendono non solo a travalicare gli steccati di radicate convenzioni, ma a non vederli a priori: un maschio che abbia un aspetto curato e che ceda a qualche vezzo tipicamente femminile, non viene additato come individuo strambo o effemminato, poiché queste manifestazioni sono reputate come semplici gusti personali e pertanto accettate, nella maggioranza dei casi, con naturalezza.
Non si spiegherebbe, altrimenti, il successo planetario che la liquida band dei Maneskin sta riscuotendo: al di là delle rockettare esagerazioni e provocatorie esibizioni, che esistevano ben prima delle loro performances (Freddy Mercury e David Bowie docent), questi quattro ventenni si pongono come l’incarnazione di una generazione che urla il proprio diritto all’autodeterminazione e vuole concretizzare il superamento del dualismo maschio macho dominante / femmina leggiadra e sottomessa.
Il problema, caso mai, si potrebbe porre per noi signore non più verdissime, che ci reputiamo illuminate e che abbiamo instillato già nel biberon della prole il germe della parità di genere: essendo cresciute con le ballate di Roberto Vecchioni, che inneggiava a una “donna con la gonna”, siamo pronte a metabolizzare l’idea di un uomo con la gonna?
silviamalaspina@libero.it