San Giovanni Damasceno

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Se oggi possiamo ammirare quadri e statue con immagini sacre lo dobbiamo in buona parte a san Giovanni Damasceno, teologo arabo, che la Chiesa ricorda il 4 dicembre e che Papa Leone XIII ha dichiarato Dottore della Chiesa nel 1890.

Nacque a Damasco intorno al 650, in una famiglia di arabi cristiani. Damasco era sotto il potere degli Arabi dal 635 ed era sede del califfato ma vi era una comunità greca consistente, e alcuni ufficiali greci continuavano a occupare incarichi che richiedevano abilità tecnica o conoscenze specialistiche. Come il nonno e il padre, lavorò alla corte del califfo, fino a occupare la carica di gran visir, cioè ministro delle finanze. Quando, attorno al ’700, la politica musulmana nei confronti dei cristiani si inasprì, Giovanni, decise di distribuire i suoi beni ai poveri e di entrare nella grande laura di Mar Saba o San Saba nei pressi di Betlemme, vicino a Gerusalemme. La laura era un monastero greco-ortodosso in cui i monaci vivevano in capanne o in celle separate, raccolte intorno alla chiesa, nel massimo della solitudine. Gerusalemme era al di fuori dell’impero romano e lui fu libero di scrivere senza temere persecuzioni da parte dell’imperatore d’Oriente.

Ordinato sacerdote dal patriarca di Gerusalemme Giovanni V, il santo ebbe un ruolo di primo piano, come predicatore e come scrittore. La sua produzione letteraria riguardava la dottrina, il culto, l’esegesi, l’etica, l’omiletica, la scienza della liturgia e la poesia ed era basata su un’erudizione solida e una conoscenza profonda.

Molto importanti furono i suoi tre trattati contro l’iconoclastia, scritti per contrastare la polemica iconoclasta scatenata da Leone III Isaurico nel 730.

In essi Giovanni diceva chiaramente che i santi, membri della Chiesa trionfante, dovevano essere rispettati, le loro immagini e statue ossequiate, la loro vita annotata e commemorata.

Vide nell’iconoclastia un grande pericolo per la distruzione di preziose tradizioni cristiane su Cristo, la Vergine Maria e i santi. Il Concilio di Nicea del 787, che chiuse l’epoca iconoclasta e approvò il culto delle immagini sull’incarnazione del Verbo di Dio, si ispirò al suo insegnamento. Lo storico Teofano racconta che era chiamato “Chrysorrhoas” (fiume dorato), per la sua eloquenza e per la grazia contenuta nei suoi scritti. Lui aveva anche una grande devozione per la Vergine Maria «Madre di ogni virtù, che dona l’eloquenza».

Morì nel 750 e fu sepolto a S. Saba. È il protettore di fanciulli, malati e pittori.

Daniela Catalano

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