Tempo

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Non è importante spendere ma personalizzare, decidere quel che inseriremo nel pacco in base ai desideri di chi lo aprirà. In fondo la differenza tra il regalo e il dono sta tutta qui

A volte più dei discorsi conta il “non detto”. E se moltiplichiamo le parole è per nascondere quel che non riusciamo a esprimere, che spesso fatichiamo a confessare persino a noi stessi. Succede anche a Natale: scriviamo lunghi elenchi di desideri, quando ci basterebbe un unico dono, che li riassume tutti. Perché, ammettiamolo, la sola cosa di cui abbiamo davvero bisogno è il tempo, nel senso di persone disposte a spenderlo con noi.

La regola vale a tutte le età.

Il bambino chiede giocattoli o videogames per avere il papà o il fratello che li “provi” con lui e poi accetti la sfida all’ultimo punto, possibilmente perdendo. L’adulto si impegna in pranzi infiniti nell’attesa di quel quarto d’ora in cui potrà parlare a quattr’occhi con la figlia, o un amico. Il tempo è il bene più prezioso, e l’unico davvero democratico, visto che, come dice il Vangelo, non esiste nessuno al mondo che possa aggiungere anche solo un’ora alla propria vita.

Non conta il valore commerciale di quel che offriamo o riceviamo quanto l’attenzione che ci sta dietro, il tanto di impegno che dedichiamo a soddisfare anche soltanto un piccolo sogno della persona cui vogliamo bene. Il dono, si potrebbe dire, inizia quando ci allacciamo le scarpe per andare a comprarlo, e il suo costo non si calcola guardando il portafogli ma l’orologio. Credo che dire «basta il pensiero» significhi proprio questo: soprattutto a Natale l’importante non è spendere ma personalizzare, decidere quel che metteremo nel pacco in base ai desideri di chi lo aprirà. In fondo la differenza tra il regalo e il dono sta tutta qui. Il regalo, come dice l’origine della parola che richiama la sovranità dell’offerta al re, esprime un obbligo, nasconde il desiderio di una ricompensa. Il dono invece è gratuito, si fa a perdere, non mette al centro l’oggetto ma la relazione tra chi lo offre e chi lo riceve. È una questione di partecipazione, di affetto, di tempo. Perso “con” e “per” gli altri. Cioè guadagnato.

Riccardo Maccioni

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