La speranza non delude
di Maria Pia e Gianni Mussini
Se è vero che l’Epifania tutte le feste le porta via, molto di quelle feste rimane a dare senso all’anno nuovo.
L’Avvento, con l’inevitabile frenesia consumistica dei regali (e degli auguri) provvidenzialmente stemperata dalla dolcezza delle novene (quella dell’Immacolata e poi quella – irrinunciabile – del Natale), trova il suo compimento rasserenante nel Bambino che ancora una volta nasce per noi.
In casa Mussini quest’anno il Natale è stato diverso dal solito. Niente tavolate con la parentela (il Covid ce ne ha tenuti lontani), e figlie e figlio in arrivo solo intorno a Capodanno: un po’ di agio in più, dunque, per meditare e contemplare. Magari per chiedere, come il poeta Clemente Rebora davanti al presepe: “Gesù Signore, dammi il tuo Natale / di fuoco interno nell’umano gelo”. Un Natale che incendi il cuore di un mondo troppo spesso freddo e arido; che ci renda capaci di amare anche chi non ci ama; e che possibilmente duri tutti i giorni dell’anno.
Ma ecco che incalza subito il Capodanno. Stavolta rispettiamo le tradizioni cucinando cotechino e lenticchie, aspettando la mezzanotte con una tombola casalinga (premi rigorosamente riciclati dalle cianfrusaglie un po’ kitsch tenute in serbo proprio a questo scopo) e rispondendo colpo su colpo ai messaggini augurali che tempestano lo smartphone. Sembra quasi obbligatorio chiedere per tutti felicità e pace, salute e lavoro… E certo è quello che ognuno desidera; ma sappiamo troppo bene che non tutto andrà per il verso giusto solo perché cambiamo calendario. Neppure il venditore d’almanacchi leopardiano riesce a persuadere il cliente disilluso che l’anno nuovo sarà migliore di quello passato.
Che fare allora? Rassegnarsi al pessimismo? Non scambiarci gli auguri? Non festeggiare?
Ma no, proprio il contrario! Proviamo a pensare che, se non è un giorno in particolare a cambiare magicamente la nostra vita, siamo però noi che possiamo liberamente trasformarla in qualcosa di più bello, dando corpo alla speranza: la speranza cristiana, virtù teologale, che non è ingenua illusione ma azione concreta; non passiva attesa di qualcosa che deve accadere, ma fiduciosa operosità che sa cambiare le cose.
L’uomo di oggi è spesso diviso tra vacue illusioni, preoccupazioni per il futuro e rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato. Ciò succede quando si perde il senso dell’eterno, che paradossalmente ci chiama a concentrarci sul nunc, quello dell’Ave Maria. È proprio ora, in ogni istante della vita che dobbiamo giocarci la nostra partita.
«La speranza non delude», ci dice Papa Francesco: è «quella virtù che scorre sotto l’acqua della vita… e ci sostiene per non annegare nelle tante difficoltà, per non perdere quel desiderio di trovare Dio, quel volto meraviglioso che tutti vedremo un giorno».
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