Lenta agonia per la Pernigotti

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I sindacati e l’amministrazione comunale sono preoccupati per la mancanza di prospettive

NOVI LIGURE – Sono passati più di due mesi dall’incontro organizzato al Ministero dello Sviluppo Economico in merito alla situazione produttiva e occupazionale in casa Pernigotti. Una riunione alla quale avevano partecipato proprietà, sindacati e istituzioni politiche cittadine, regionali e nazionali.

Un tavolo organizzato in seguito all’allarme lanciato dalle parti sociali riguardo la mancata attuazione del piano industriale da parte della famiglia Toksoz, la quale aveva previsto 2 milioni e 800 mila euro di investimento sullo stabilimento novese ai quali se ne sarebbero poi aggiunti 750 mila per un nuovo macchinario adibito agli stampi delle tavolette di cioccolato più altri ancora per l’efficientamento energetico della struttura. Accordi che finora non sono stati rispettati. All’epoca, i fratelli turchi avevano annunciato anche il concreto interesse da parte di un nuovo finanziatore per entrare nel gruppo. Una possibilità che, al momento, sembra ancora lontana dal realizzarsi.

«Di precontratti o di intenzioni di acquisto non se ne sono ancora visti. – spiega Tiziano Crocco, segretario provinciale Uila Uil – Giravano tante voci, ma non c’è nulla di concreto. È su questo punto che si crea il problema. Se non c’è nulla, dove stiamo andando?

Stiamo ancora aspettando una nuova convocazione al Mise. Abbiamo inviato una richiesta urgente lunedì della scorsa settimana, ma l’iter per l’elezione del Presidente della Repubblica ha rallentato tutto.

Al momento, in fabbrica sono arrivate solamente due macchine temperatrici, che potrebbero servire per la produzione delle creme, ma al momento non è ancora detto. Per ora, siamo in alto mare».

Procede intanto la cassa integrazione per i dipendenti, che è attiva fino al 30 giugno.

«I commerciali sono ormai completamente fermi, mentre a Novi lavorano una quindicina di persone alla volta a rotazione. Siamo ai minimi termini – prosegue Crocco – La produzione di ovetti si è esaurita in appena 15 giorni di lavoro contro i 3 mesi degli scorsi anni. La nostra idea è che stiano facendo spegnere questa azienda lentamente. È una strada che non ci piace e che sta prendendo una direzione pericolosa».

Preoccupazioni condivise anche dall’amministrazione comunale, che aveva preso parte all’ultimo incontro di novembre.

«Dei possibili nuovi ingressi non si è saputo più nulla. – conferma il sindaco Gian Paolo Cabella – La sensazione è che si vada avanti a rilanci e promesse, ma prima di pensare negativo cerchiamo di capire quali saranno i prossimi sviluppi».

Luca Lovelli

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