Primo consiglio presbiterale con Mons. Guido Marini

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I sacerdoti si sono ritrovati per riflettere sul cammino della Chiesa diocesana nel 2022

TORTONA – Giovedì 10 febbraio si è svolto il primo consiglio presbiterale presieduto da Mons. Guido Marini.

Il gruppo di sacerdoti, i cui membri sono stati riconfermati per un anno, rappresenta il presbiterio ed è come il senato episcopale, con potere consultivo (Codice di Diritto Canonico, Canoni 495; 500).

I sacerdoti sono stati convocati nella cappella dell’episcopio per la recita dell’Ora Terza e per un breve tempo di Adorazione; poi si sono trasferiti presso il salone della Caritas Diocesana.

Mons. Marini ha richiamato il Vangelo del giorno (Marco 7,24-30) che racconta della donna siro fenicia, la quale, consapevole di non contare niente agli occhi di Israele, avendo fede in Gesù, si rivolge a Lui.

«Se non vediamo l’opera di Dio nella nostra vita e nella vita della Chiesa, è perché non siamo ancora scesi sino in fondo nella consapevolezza di essere piccoli e di non poter fare nulla senza il Signore. – ha affermato il vescovo – Finché rimane anche un poco la convinzione che possiamo farcela da soli, non potremo vedere l’opera di Dio.

Dobbiamo chiedere al Signore la grazia che ci tolga l’idea stolta di farcela da soli.

O c’è Lui, parliamo con Lui e chiediamo a Lui, o altrimenti siamo perduti e condannati alla sterilità».

La preghiera è la prima cosa da fare. Si inizia dallo stare davanti al Signore e poi, insieme ci si confronta sui problemi. Solo così i sacerdoti sono fecondi, e questo dovrebbe essere anche lo stile degli incontri parrocchiali.

Gli incontri sono momenti di grazia per chi vi partecipa, non solo momenti operativi: si vive la gioia di trovarsi insieme come presbiteri che condividono lo stesso desiderio di essere oggi testimoni di Cristo nel mondo.

Non si è gli uni senza o contro gli altri, ma in un contesto di amicizia, in cui si cerca il bene autentico, la via di Dio.

Per il vescovo Guido è una gioia stare con i sacerdoti e ha voluto sottolinearlo. Anche lui ha bisogno di sentire la loro vicinanza e la loro schiettezza.

La Chiesa, attualmente, è impegnata nel cammino sinodale. Non si tratta si svolgere un compito e di finirlo al più presto, ma di imparare un modo nuovo di stare nella realtà ecclesiale e di impostarne il cammino; di considerare le persone come autentici collaboratori e non soltanto esecutori; di ascoltarsi vicendevolmente e autenticamente.

Questo significa far scendere nel cuore quel- lo che l’altro dice come qualcosa che è de-gna di essere custodita, come proveniente dal Signore; ascoltare con l’atteggiamento di chi cerca che cosa dice lo Spirito Santo.

Per san Tommaso d’Aquino, infatti, la verità, da chiunque venga detta, proviene dallo Spirito Santo. Questo è l’ascolto del cuore; per raggiungerlo non basta qualche incontro, ma è l’inizio di un percorso che deve divenire stile abituale a partire da ciò che già si vive nei gruppi, in parrocchia, in Diocesi.

La strutturazione delle comunità pastorali è un cammino avviato, all’interno del quale si ha la possibilità di verificare gli elementi positivi e le difficoltà per mettere meglio a fuoco il cammino da intraprendere.

I sacerdoti sono chiamati a dare vita a comunità pastorali davvero tali, nelle quali i pastori e altre persone, nei diversi ministeri, condividano il mandato di essere su un determinato territorio la presenza della Chiesa che annuncia il Vangelo, in forma variegata e capillare. La diversificazione dei ministeri consentirebbe di dedicarsi a ciò che a loro compete: l’ascolto, la celebrazione dei Sacramenti, l’annuncio del Vangelo.

I pastori dovrebbero avere un cuore appassionato che non vuole abbandonare nessuno, e che intende mantenere salda la centralità indiscussa dell’Eucaristia.

Dovrebbero saper raggiungere il gregge, ma anche chiedere ai fedeli il sacrificio di spostarsi per partecipare alla S. Messa.

Oggi il Signore chiede qualcosa di nuovo, di diverso, vivendo con entusiasmo, con slancio e con gioia, senza lasciarsi prendere dallo scoramento di fronte ai problemi. Non bisogna vivere in ritirata, ma all’attacco. Non si sta chiudendo la saracinesca, ma aprendola in modo nuovo.

Si è ipotizzato un periodo per gli esercizi spirituali in autunno.

Don Claudio Baldi ha dato informazioni sul corso e sul mandato per i ministri straordinari dell’Eucaristia, sul convegno dei ministranti che si prevede per il 24 aprile e su altri appuntamenti diocesani. Il vescovo ha concluso sottolineando l’importanza dell’Adorazione per la vita della Chiesa: in essa sta la sorgente dell’evangelizzazione.

Don Francesco Favaretto

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