Termovalorizzatore: discussione aperta
Il progetto di un’eventuale costruzione ha fatto emergere diverse valutazioni
NOVI LIGURE – L’argomento smaltimento rifiuti è uno dei temi più dibattuti negli ultimi anni e va di pari passo con quello della realizzazione di un termovalorizzatore. Il compianto Oreste Soro, tra il 1999 e il 2004 si batté in lunghissime sedute consiliari su questo argomento, fino convincere la giunta di allora a dare incarico al Politecnico di Torino, di studiare la fattibilità della realizzazione di impianto per lo smaltimento dei rifiuti urbani nella provincia di Alessandria, dal titolo: “Identificazione delle tecnologie e valutazioni ambientali inerenti al sito”.
Si scrissero fiumi di inchiostro per quelle “gite”, organizzate da amministratori locali ed esperti dell’ultima ora, alla scoperta degli impianti all’avanguardia come quelli di Bolzano e Brescia, entrambi poi giudicati non adatti per il Novese.
Dopo venti anni si affaccia ancora, con prepotenza, la possibilità di costruire un “inceneritore”, essendo la sua realizzazione già presente nei programmi dell’attuale Amministrazione comunale, che ha dato mandato ad ACOS di avviare uno studio di fattibilità su un impianto che dovrebbe sorgere nei pressi del casello autostradale.
L’impatto ambientale sarebbe bassissimo, portando benefici sia a livello occupazionale sia economico e sembra anche che ci sia oltre il 75% del consenso dei novesi.
Questo è quanto sostengono i rappresentanti della Lega, incoraggiati dal fatto che il “Piano Re-gionale piemontese sui rifiuti”, che dovrebbe essere pronto entro la prossima estate, prevedrebbe almeno 120 nuovi posti di lavoro, con la possibilità di ridurre in maniera significativa il costo di Tari e di altre tasse comunali. Di parere opposto il Movimento 5 stelle, secondo cui, raggiungendo gli obiettivi fissati dal “Piano regionale”, non vi sarebbe alcun bisogno di un impianto in provincia di Alessandria, dopo quello di Gerbido, frazione di Grugliasco, alla periferia di Torino (nella foto), con il rischio che poi possa diventare un centro di raccolta dei rifiuti di altre regioni, come la confinante Liguria.
Questa seconda posizione è spalleggiata dai democratici che, pur non essendo ideologicamente contrari al termovalorizzatore, affermano che non c’è alcuna indicazione da parte della Regione su un’eventuale costruzione in territorio novese e alessandrino, a patto che funzioni adeguatamente la raccolta differenziata. Il sindaco sull’argomento ha detto: «Non sono assolutamente contrario alla costruzione di un termovalorizzatore sul territorio regionale, perché siamo tutti perfettamente consapevoli che, allo stato attuale, il modello del “rifiuto zero” è inapplicabile, poiché ci sarà sempre una parte non riciclabile e la nostra discarica ha naturalmente una vita limitata.
Sono, tuttavia, conscio che una simile opera richiede tempistiche di almeno 5-10 anni e perciò è corretto e giustificato iniziare a progettarla oggi». Gli esperti del settore, infatti, spiegano che l’impianto entrerebbe in funzione non pri-ma del 2038, comportando una spesa attorno ai 400 milioni di euro, ripagabili in circa 40 anni, essendo i costi di smaltimento rifiuti inferiori a quelli del trasporto degli stessi in una discarica. Come 20 anni fa, Legambiente è assolutamente contraria e propone di raggiungere gli obiettivi fissati dalla Regione per una raccolta differenziata al 70%, una produzione di 420 chili per abitante all’anno, l’applicazione corretta della raccolta “porta a porta” e della tariffazione puntuale.
Vittorio Daghino