In preghiera per tutti i malati alla Guardia
Il rettore, don Renzo Vanoi, sulla celebrazione che ha presieduto il 12 febbraio
TORTONA – Sabato 12 febbraio, nel santuario della Madonna della Guardia, il rettore, don Renzo Vanoi, ha presieduto la celebrazione eucaristica, che è diventata un appuntamento nel cammino della pastorale della salute del territorio. Erano presenti numerose autorità civili e militari. A don Renzo abbiamo rivolto alcune domande su questa iniziativa che, ogni anno, richiama numerosi fedeli ai piedi della Madonna, in occasione della festa del’11 febbraio, giorno della sua apparizione a Lourdes e Giornata mondiale del malato.
Quando e perchè è nata l’idea di un momento di preghiera dedicato al mondo della sanità?
“Da sempre in Santuario si è celebrato un momento di preghiera dedicato ai malati nella ricorrenza dell’11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes. A Don Orione fu tanto cara la data dell’11 febbraio, perché ricordava vari eventi significativi della sua vita: l’11 febbraio 1858, i suoi genitori Vittorio e Carolina si sposarono a Pontecurone. L’11 febbraio 1903, scrisse la domanda di approvazione e il piano e programma della Piccola Opera della Divina Provvidenza. L’11 febbraio 1904, volle l’apertura della prima casa della Piccola Opera in Brasile e in America Latina. L’11 febbraio 1922, prese possesso della prima casa in Argentina. L’11 febbraio 1938 fece iniziare il primo Noviziato dell’Argentina, a Claypole. E proprio l’ultima Messa di Don Orione, a Sanremo, Villa Santa Clotilde, il 12 marzo, là celebrò ai piedi della statua della Vergine Immacolata di Lourdes. Ancora oggi, prima della pandemia, tanti pellegrinaggi in andata o in ritorno da Lourdes, facevano tappa al nostro Santuario. Ne ricordo uno per tutti: quello della diocesi di Vittorio Veneto che ha visto la presenza di oltre cinquecento pellegrini guidati dal loro vescovo. In questi ultimi due anni il pensiero, considerata la situazione pandemica, è stato rivolto al mondo della sanità per un incontro di preghiera ai piedi della Madonna in compagnia di San Luigi Orione. Non solo medici, operatori sanitari ed associazioni di volontariato, ma anche di quelle forze politiche, civili e militari che in questa emergenza hanno profuso con sacrificio, tempo e dedizione per il prossimo più sofferente. Abbiamo ancora davanti agli occhi cos’è successo dalle nostre Suore di Casa Madre e al Centro “Mater Dei” all’inizio della pandemia quando non si sapeva come intervenire per arginare questa situazione. Tutti si sono fatti prossimo nell’aiutare, nel confortare con la loro presenza.”
Come si è svolta la celebrazione e come è stata organizzata?
“Il Santuario ha un respiro molto ampio ed è frequentato da tante persone provenienti dalla nostra diocesi e non solo. L’organizzazione di questa giornata è stata molto semplice: un invito da parte del rettore per trovarsi e pregare insieme, la risposta è stata pressoché unanime. Anche quest’anno, tutti hanno aderito all’invito con la gioia nel cuore di trovarsi insieme per dimostrare sempre di più che la vita va amata, difesa ed accompagnata. Il mio grazie vuole raggiungere tutti ed ognuno, in particolare il nostro vescovo Mons. Guido Marini che ha benedetto questa iniziativa e da subito ha dimostrato tanta benevolenza ed affetto per questo luogo santo.”
La giornata del malato come è stata vissuta dall’Opera Don Orione? E quale è il rapporto con quanti soffrono?
“Una frase di Don Orione che mi fa sempre riflettere è questa: “nel più povero, nel più piccolo e sofferente, brilla l’immagine di Dio”. È un invito per tutti noi a fermarci, pregare ed entrare nel cammino di sofferenza di ogni fratello per aprire la porta della speranza.”
Fabio Mogni