Crisi Pernigotti: si rischia la chiusura

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Sindacati e lavoratori in attesa di un incontro a Roma con il governo per decidere il futuro

NOVI LIGURE – Si è tenuta martedì pomeriggio in Prefettura ad Alessandria una riunione sulla situazione critica della Pernigotti.

Un appuntamento al quale ne farà seguito un secondo, cruciale, al Ministero dello Sviluppo Economico entro fine marzo.

Una tappa fondamentale per la storica azienda dolciaria da tempo in crisi e con lo spettro della chiusura che si fa sempre più concreto. Sindacati e dipendenti hanno organizzato venerdì scorso un incontro all’ingresso di una fabbrica che lavora ormai a spot e solo per l’estero, che dopo aver saltato le produzioni di Natale e Pasqua vede a forte rischio il proprio futuro a causa di una proprietà, quella turca dei fratelli Toksoz, che aldilà di tante promesse non ha realizzato praticamente nulla. Le parti sociali chiedono aiuto alla politica per fare in modo che l’incontro al Mi- se sia anticipato, visto che manca ormai poco al fatidico 30 giugno.

Una data che rappresenta l’ultimo giorno di cassa integrazione previsto per i dipendenti, senza possibilità di ulteriori rinnovi. «Al di là delle tante promesse iniziali, non ci sono stati investimenti né nello stabilimento né nella formazione dei lavoratori – ha dichiarato Tiziano Crocco, segretario provinciale Uila Uil – e la rete commerciale, completamente distrutta, è tutta in cassa. È una situazione che ci fa tornare al novembre 2018, quando ci avevano considerato un ramo secco da tagliare. O si trova una soluzione entro il 30 giugno, oppure l’azienda muore». Il piano industriale, mai rispettato, prevedeva 2 milioni e 800 mila euro di investimento sullo stabilimento novese ai quali se ne sarebbero poi aggiunti 750 mila per un nuovo macchinario adibito agli stampi delle tavolette di cioccolato più altri ancora per l’efficientamento energetico della struttura. Al momento, in fabbrica sono arrivate solamente due macchine temperatrici. «La preoccupazione è ora più grande rispetto a prima – spiega Piero Frescucci, delegato rsu – perché all’epoca c’era qualcosa da cui poter ripartire, con una rete commerciale attiva. Ora abbiamo perso pure il reparto gelateria. La disgregazione è iniziata da lì. Lavoriamo ogni tanto per ordini di piccoli quantitativi dall’estero che non danno di certo respiro all’azienda.

Per salvare la Pernigotti bisogna estromettere i turchi perché siamo allo sbando». La palla passa ora alla politica.

«C’erano promesse di un rinnovamento che sono state disattese. – commenta il sindaco Gian Paolo Cabella – Continueremo a lottare per organizzare l’incontro al Mise al più presto. Il nostro consiglio comunale si è espresso e siamo tutti solidali verso questa realtà, che rappresenta una ricchezza da non perdere». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il consigliere regionale Domenico Ravetti: «Gli operai hanno il diritto di sapere la verità, anche se brutta. Chiederò al presidente Cirio di muoversi affinché l’incontro al Mise possa avvenire prima della fine di marzo».

Una trasferta romana alla quale lavoratori, sindacati e istituzioni locali parteciperanno insieme per dare voce a un marchio italiano storico che rischia di scomparire.

Luca Lovelli

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