Ritiro spirituale di Quaresima in Casa Alpina a Brusson

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Dal 25 al 27 marzo la “Tre Giorni” organizzata dal Servizio di Pastorale Giovanile. Suor Luisa Liburno ha guidato le meditazioni. Mons. Marini ha celebrato la Messa

BRUSSON – Venerdì scorso, all’imbrunire, la Casa Alpina diocesana si è illuminata. Un gruppo di giovani, guidati da don Cristiano Orezzi, si è dato appuntamento a Brusson per partecipare al ritiro di Quaresima organizzato dal Servizio di Pastorale Giovanile.

Le meditazioni che si sono susseguite nella “Tre Giorni” sono state tenute da suor Luisa Liburno, originaria di Biella, Superiora della congregazione “Flammae Cordis”, ramo femminile dell’Ordine Secolare di San Filippo Neri di Roma.

I presenti hanno potuto apprezzare il carisma di Madre Luisa, quarant’anni ancora da compiere, dall’abito inconfondibile, rosso come la fiamma del Cuore di Cristo, pronta a invadere di calore chiunque l’avvicina.

Suor Luisa ha raccontato la sua esperienza affascinante di approccio alla fede che ha coinvolto la sua vita, nella quale esercita la professione di ingegnere civile presso uno studio della capitale. Lei e le altre sue sei consorelle vivono insieme come una famiglia e condividono gioie, dolori e, a volte, anche qualche incomprensione. La preghie-ra e il servizio sono al centro della loro esistenza. Durante le meditazioni, la suora è riuscita a mantenere sempre alta la concentrazione dell’uditorio. Il fiume di spunti che ha donato, si è dimostrato prezioso sia nei momenti di “deserto personale” sia durante l’Adorazione eucaristica del sabato sera. Domenica mattina la Casa Alpina ha dato il benvenuto al vescovo Mons. Guido Marini, giunto per la prima volta, per la celebrazione della Santa Messa domenicale. Durante l’omelia, ha suggerito un nuo- vo nome per il brano evangelico del Figliol prodigo: “La parabola del Padre e dei due figli”, focalizzando l’attenzione non solo sul figlio tornato, ma anche su quello rimasto, entrambi imperfetti ma ugualmente amati da quel Padre misericordioso. Dopo pranzo, insieme ai saluti, sono sbocciate alcune risonanze come quella di Gianluca, 24 anni, che ha definito i momenti di deserto “tempi sospesi” in cui ognuno ha potuto fare propria la parola del Signore, porsi delle domande e incontrare Gesù nel sacramento della riconciliazione. Cecilia, 18 anni, e Marco, 26, hanno confermato la preziosità del deserto affermando: «Immersi nella natura di Brusson, ci siamo sentiti più vicini a Lui e capaci di ascoltarLo e ascoltarci meglio. Per noi sono stati momenti veramente rigeneranti. Cercheremo di ritagliarci degli spazi nella vita di tutti i giorni che possano aiutarci a fare le nostre scelte, piccole o grandi, sempre illuminate dal Vangelo». Marta, 22 anni, per esprimere quello che aveva nel cuore, ha preso in prestito la citazione di Papa Francesco: “Il Dio delle sorprese ci sorprende ancora una volta” e ha aggiunto: «Grazie alle nostre guide abbiamo avuto la possibilità di sentire Dio presente tra noi e mi accorgo che lui solo è infinito, lui solo non si consuma mai e continua a sorprendere. La sua Parola non è una serie di Netflix destinata a finire e, ancora prima, a deluderti. La sua Parola è parola viva. Viva anche nella voce di suor Luisa che ci ha accompagnato nelle meditazioni e spesso mi ha regalato sincera commozione». Antonella, 25 anni, si è portata a casa una frase: “Questo è il luogo che Dio ha scelto per te, questo è il tempo pensato per te”. E anche «le parole e lo sguardo ricco d’amore di un Padre che sempre ci attende, che ci ha chiamato per nome per raccontarci qualcosa di straordinario, nel silenzio e nella preghiera». Infine, Alessandro, 23 anni, nel weekend trascorso, ha maturato una convizione: «Gesù è vivo e ci ama! L’amore che prova per noi non dipende dalle nostre fragilità, dalla nostra incredulità o da quante volte commettiamo peccati, è incondizionato ed è così grande che non deve farci dubitare e deve renderci forti perché solo con dicendo “sì” a Lui possiamo essere felici».

Scendendo i tornanti alpini è salita la nostalgia di chi sa che è terminato un momento autentico. Questa sensazione, però, ha subito lasciato il posto alla consapevolezza che la carica di verità assaporata va trasmessa nella quotidianità, con l’entusiasmo che ha contraddistinto i giorni vissuti.

Pietro Zeme

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