«Si depongano le armi!

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La Domenica delle Palme di Papa Francesco con lo sguardo rivolto ai “crocifissi” della storia e a quelli contemporanei per invocare la pace e la fine di ogni guerra

di Daniela Catalano

Papa Francesco dopo due anni è tornato in piazza San Pietro per la celebrazione della Domenica delle Palme in una mattinata assolata e molto ventosa che ha visto, sul sagrato della basilica, 65 mila fedeli di varie nazionalità, riuniti per partecipare alla Messa, concelebrata da 35 cardinali, 30 vescovi e 280 sacerdoti. La processione con le “palme fenix”, fornite dal movimento catecumenale, ha aperto la Settimana Santa. Ai presenti sono stati distribuiti ramoscelli di ulivo preparati dall’associazione nazionale “Città dell’Olio italiane”, dai sindaci delle “Città dell’Olio” del Lazio e della Puglia, a cura della famiglia tarantina Caputo. Dopo la lettura della “Passione”, da parte di tre diaconi, Papa Francesco ha iniziato la sua omelia rivolgendo uno sguardo ai “crocifissi” della storia e a quelli contemporanei. «Quando si usa violenza non si sa più nulla su Dio, che è Padre, e nemmeno sugli altri, che sono fratelli. – ha detto il Pontefice commentando il passaggio “non sanno quello che fanno” – Si dimentica perché si sta al mondo e si arriva a compiere crudeltà assurde. Lo vediamo oggi nella follia della guerra, dove si torna a crocifiggere Cristo. Cristo è ancora una volta inchiodato alla croce nelle madri che piangono la morte ingiusta dei mariti e dei figli. È crocifisso nei profughi che fuggono dalle bombe con i bambini in braccio. È crocifisso negli anziani lasciati soli a morire, nei giovani privati di futuro, nei soldati mandati a uccidere i loro fratelli».

Citando la “Passione” il Papa ha evidenziato lo scontro di due mentalità: quella di Gesù crocifisso e quella dei suoi crocifissori. Da un lato il ritornello “salva te stesso”, ripetuto dai crocifissori, dai capi, dai soldati e da uno dei malfattori. Dall’altro, lo stile del figlio di Dio.

Quelle tre parole sono lo spartiacque tra due atteggiamenti opposti: badare a se stessi oppure perdonare: «Alla mentalità dell’io si oppone quella di Dio; il salva te stesso si scontra con il Salvatore che offre se stesso».

Il Santo Padre ha poi esortato a guardare il Crocifisso: «È dalle sue piaghe, da quei fori di dolore provocati dai nostri chiodi che scaturisce il perdono». Mentre viene crocifisso, nel momento più doloroso, Gesù vive il suo comandamento più difficile: l’amore per i nemici. Per questo è fondamentale «spezzare il circolo vizioso del male e del rimpianto. Reagire ai chiodi della vita con l’amore, ai colpi dell’odio con la carezza del perdono». Francesco ha insistito molto sulla potenza instancabile del perdono di Dio e su come Gesù insegni a «predicarlo a tutti nel suo nome». Gesù, infatti, si fa avvocato degli uomini, perdonando quell’ignoranza del cuore che hanno i peccatori.

Prendendo spunto dal Salmo 30, in un tempo attraversato dall’incertezza sul futuro dell’umanità, il successore di Pietro ha ribadito che c’è una certezza: «Con Gesù c’è sempre posto per ognuno; con Gesù non è mai finita, non è mai troppo tardi».

Con un richiamo all’Annunciazione e alla consapevolezza che “nulla è impossibile a Dio”, Papa Francesco al termine della celebrazione ha chiesto al Signore di «far cessare una guerra di cui non si vede la fine, una guerra che ogni giorno ci pone davanti agli occhi stragi efferate e atroci crudeltà compiute contro civili inermi». E ha ribadito che la vittoria di Cristo va oltre le logiche umane: «Perché non lasciare che vinca Lui? Cristo ha portato la croce per liberarci dal dominio del male. È morto perché regnino la vita, l’amore, la pace». Poi ha lanciato un forte appello perché «si depongano le armi! Si inizi una tregua pasquale; ma non per ricaricare le armi e riprendere a combattere, ma per arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato, disposti anche a qualche sacrificio per il bene della gente».

Al termine della cerimonia ha fatto un giro della piazza tra i fedeli, a bordo della papamobile, prima della recita dell’Angelus, durante il quale ha ricordato il momento di tensione sociale che sta attraversando il Perù, e ha espresso parole di incoraggiamento perché tutte le parti possano «trovare al più presto una soluzione pacifica, nel rispetto dei diritti di tutti e delle istituzioni».

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