Messa in Coena Domini, Passione del Signore, Veglia del Sabato Santo e Pasqua

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Le celebrazioni da giovedì a domenica presiedute da Mons. Guido Marini

TORTONA – Nel pomeriggio di giovedì 14 aprile, alle ore 18, la Messa in Coena Domini ha aperto i tre giorni di preghiera e di silenzio che hanno preceduto la gloria pasquale.

Mons. Guido Marini ha presieduto la liturgia che fa memoria dell’istituzione dell’Eucaristia e ha concelebrato con il parroco don Claudio Baldi e i padri cappuccini.

«Oggi iniziando il Triduo – ha detto il vescovo all’inizio della sua omelia – non possiamo non essere in una gioia debordante, in un’esultanza stupita, in una gratitudine che si esprime nel canto e nel giubilo. Gesù ci ha dato l’Eucaristia! Che questa notizia non sia una notizia che ascoltiamo con superficialità, non sia una notizia sulla quale passiamo senza che in fondo resti davvero nulla come traccia nel cuore. Che questa sia una notizia a motivo della quale non finiamo più di dire al Signore “Grazie”».

Concludendo ha ricordato come «Gesù facendosi pane si è consegnato nelle nostre mani» e che «c’è una parola che sintetizza il modo in cui noi siamo chiamati a rapportarci all’Eucaristia. La parola è che dobbiamo amarLa! È così grande l’amore del Signore che l’Eucaristia ci trasmette, che non possiamo non amarLa con tutto il cuore e con tutta l’anima!».

Dopo la Comunione, il celebrante ha portato il Santissimo Sacramento all’altare della reposizione dove è rimasto per l’adorazione silenziosa che si è protratta fino a tarda sera.

Il Venerdì Santo, giorno di preghiera e di digiuno, si è aperto con l’Ufficio delle Letture ed è proseguito, alle ore 18, con l’azione liturgica “In passione Domini” che è iniziata con il gesto altamente significativo della prostrazione del vescovo, silenziosa e lunga. Poi è proseguita con la proclamazione della Parola e la lettura del brano del vangelo di Giovanni che racconta le ultime ore di vita di Gesù prima della crocifissione. Rivolgendosi ai presenti e a quanti erano collegati in diretta streaming, Mons. Marini ha esortato a far risuonare la domanda: «Che cosa ho mai fatto?» ricordando come «tutti insieme siamo responsabili della morte del Figlio di Dio». «Soltanto nella misura in cui – ha affermato il vescovo – nella nostra prostrazione avvertiamo che abbiamo bisogno della salvezza di Colui che abbiamo crocifisso, che abbiamo bisogno di Colui che abbiamo ucciso, allora il crocifisso, l’ucciso viene a salvarci e a darci la vita.

Lui che abbiamo ucciso ci dona la vita, Lui che abbiamo scartato ci porta tra le sue braccia, Lui che abbiamo eliminato ci porta fedelmente con sé, ma nella misura in cui ci prostriamo nella verità di un pentimento che piange, che lacrima, che riconosce fino in fondo la propria miseria. Non c’è nessuna miseria, per quanto grande possa essere e per quanto grande possa essere il rimprovero che il nostro cuore ce ne fa, che possa avere la meglio sulla misericordia di Dio».

Ha poi esortato a guardare davvero il crocifisso rivolgendosi a Lui dicendo: «Tu sei il mio salvatore, Tu sei la misericordia infinita che sconfigge ogni mia miseria, Tu sei la vera bellezza della mia vita».

Alle ore 21, sempre in cattedrale, il pastore diocesano ha guidato la Via Crucis, ripercorrendo le 14 stazioni e accompagnando Gesù sulla croce. Nella meditazione ha invitato a pensare che la morte di Gesù è per ciascuno di noi e a non dimenticare mai che la sua croce è fonte di amore per ogni uomo.

Il triduo si è concluso con la solenne Veglia del Sabato Santo, iniziata alle ore 21, sul sagrato del Duomo, con la benedizione del fuoco e del cero pasquale. Dopo la liturgia della Parola, il canto del Gloria, annuncio della risurrezione, ha preceduto la proclamazione del vangelo, seguita dall’omelia, nella quale il vescovo riprendendo quanto raccontato nel vangelo, ha ricordato come «quel sepolcro gelido e oscuro perché contenente la morte è stato aperto, scoperchiato. Perché in quel sepolcro gelido e oscuro è entrata la luce calda della vita. Quella luce calda che è Cristo Signore ha abitato l’oscurità e il gelido della morte, sconfiggendola per sempre. Il sepolcro non è più chiuso, è aperto.

L’oscurità non fa più paura, perché è abitata dalla luce. Il gelido non annienta più perché è sciolto dal fuoco dell’amore di Cristo».

«La nostra vita, il nostro mondo, la nostra storia, – ha aggiunto – non conoscono più la parola “morte per sempre”, perché la morte è stata sconfitta dalla vita. perché il nulla è stato sconfitto dal tutto che è Cristo!».

«Tutti – ha concluso – siamo rinati e non moriremo mai più, perché Cristo è risorto e vivo e la potenza del nome di Cristo risorto sarà testimoniata dalla letizia e dalla gioia dei nostri volti».

Dopo la benedizione dell’acqua lustrale tre giovani stranieri residenti a Tortona e Viguzzolo, – Blessing, Collins e Lucky – accompagnati dalle loro madrine, hanno ricevuto la grazia del Battesimo e dei Sacramenti della iniziazione cristiana, e hanno vissuto «l’esperienza di essere dentro un sepolcro chiuso, gelido che sa di morte, uscendone una volta per sempre, in una luce calda di amore e che sa di vita». La mattina di Pasqua Mons. Marini ha celebrato in cattedrale il solenne Pontificale alle ore 10.30, al quale ha partecipato anche il sindaco Federico Chiodi. Al termine il vescovo ha ringraziato i ministranti dell’Unità pastorale “San Marziano”, coordinati dal parroco don Claudio Baldi, i diaconi e tutti i collaboratori che con lui hanno vissuto intensamente il Triduo Pasquale e ha rivolto un saluto al primo cittadino e alle autorità civili e militari presenti. Ha poi espresso gratitudine a Enrico Vercesi che ha accompagnato musicalmente le liturgie dirigendo la Cappella musicale e anche al coro della cattedrale che per la prima volta ha cantato nella liturgia di domenica.

Nel pomeriggio, poi, il pastore diocesano, alle ore 17, ha presieduto la celebrazione eucaristica al santuario della Madonna della Guardia e ha impartito la solenne benedizione salendo ai piedi della statua della Vergine Maria.

Daniela Catalano

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