San Venanzio martire

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San Venanzio martire, che la Chiesa festeggia il 18 maggio, è particolarmente venerato a Camerino nelle Marche e a Raiano in Abruzzo, luoghi di cui è il patrono. Proprio in provincia del- l’Aquila è ubicato il suggestivo eremo omonimo, meta secolare di pellegrinaggi e oggi l’intera area chiamata delle “Gole di San Venanzio” è riserva naturale regionale. Venanzio era un giovane nobile romano martirizzato al tempo dell’imperatore Decio.

È invocato come protettore delle cadute spirituali e materiali.

Fu sepolto a Camerino, fuori della Porta Orientale, nel luogo sul quale nel V secolo fu edificata la basilica che ospita l’arca del santo. Apparteneva a una nobile famiglia di Camerino e intorno ai 15 anni si convertì al Cristianesimo, lasciando tutte le ricchezze e andando a vivere con il prete Porfirio. Una Passio, riportata negli Acta Sanctorum dell’XI secolo, narra alcune leggende agiografiche riguardanti la fuga da Camerino a Raiano per sottrarsi al martirio.

Rifiutatosi di seguire gli editti imperiali che volevano la sua abiura, sarebbe uscito incolume dalle flagellazioni, dalle pene inferte con il fuoco e con il cavalletto cui fu sottoposto, suscitando con il suo atteggiamento conversioni fra gli stessi persecutori.

Fu poi imprigionato e torturato (carboni accesi sul capo, denti e mandibola fratturati, gettato in un letamaio) e siccome continuava a resistere, fu dato poi in pasto a dei leoni affamati, che si sarebbero accucciati ai suoi piedi.

Fatto gettare dalle mura dal prefetto della città, sarebbe stato ritrovato salvo, nell’atto di cantare le lodi a Dio. Fu anche legato e trascinato attraverso le sterpaglie della campagna e anche in questa occasione operò un prodigio, facendo sgorgare una sorgente da uno scoglio per dissetare i soldati alcuni dei quali decisero di diventare cristiani. Alla fine, il 18 maggio del 251 fu decapitato insieme ad altri dieci cristiani. La leggenda narra anche che la testa decapitata cadendo rimbalzò tre volte, facendo sgorgare altrettanti zampilli d’acqua dalla terra e per questo è definito “acquaiolo”. Nel 1259 durante la distruzione e il saccheggio di Camerino da parte delle truppe di Manfredi, le reliquie del santo furono prelevate e depositate nel Castel dell’Ovo a Napoli e poi restituite alla città nel 1269 per ordine del papa Clemente IV.

Il suo cranio è conservato a Piedimonte Matese, dove fu portato nel 1707 da un vescovo originario di Camerino.

La vicenda terrena del martire suscitò una grande fioritura letteraria e solenni manifestazioni religiose e folkloristiche come il grandioso Palio.

In campo artistico, sono innumerevoli le opere che lo raffigurano realizzate da numerosi artisti dal Medioevo a oggi.

Daniela Catalano

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