Cucina esotica con bacchette
di Patrizia Ferrando
Anni fa all’orizzonte stavano solo i cinesi. Poi i giapponesi hanno invaso repentinamente da più fronti e si sono moltiplicati interventi di molteplice, talvolta inattesa estrazione. Per quanto un poco illusorio, il risultato ci vede col mondo (quasi) intero a pochi passi da casa.
Mi riferisco ai ristoranti, quelli prettamente legati a una nazione e alle sue specialità gastronomiche, e a tutti quei locali, ricercati o informali, che servono diverse tipologie di cibo esotico.
Spesso, quando si tratta di una cucina particolare, i potenziali commensali si dividono per opposte reazioni: gli adorati, che si entusiasmano, e i più che scettici, che vorrebbero andare ovunque ma non dove i piatti virano all’esotico. Gentilezza reciproca suggerisce, da un lato, di non imporre a sorpresa serate di sapori singolari a chi potrebbe non gradire, dall’altra di evitare reazioni al limite del disgusto e se una cucina proprio non ci va, avvisare prima perché i programmi vengano modificati. Questo, ovviamente, vale per tutte le scelte fortemente tematizzate, non solo in senso geografico, dalle steak house se ci sono vegetariani ai “giro pasta” in presenza di celiaci. Se proprio il caso vi ha condotto, per esempio, al ristorante cinese, e voi non ne siete felici, evitate di esternare disappunto e di rendervi personaggi da commedia insistendo affinché vi si prepari a ogni costo qualche italica pietanza.
Ragionate sul menu, chiedete spiegazioni al cameriere su ingredienti e preparazione o ad amici edotti, per selezionare un piatto semplice, quasi “neutro”, che, se proprio non volete sperimentare il nuovo, non vi farà comportare in modo noioso e poco educato.
Il simbolo di una tavola orientale sono le bacchette, corredate di un loro galateo. Con le bacchette non si gioca e non le si sfrega insieme: appare offensivo, perché ricorda quanto si fa per eliminare schegge di legno da quelle di scarsa qualità. Per i cinesi appare brutto e di cattivo auspicio conficcarle in verticale nel riso o altro in un momento in cui non si mangia: si mettono sul lato del piatto o si collocano sul poggia bacchette.
Proprio come per le posate, con esse non si gesticola, non si lanciano richiami, non si indica. Utilizzare le bacchette richiede un pizzico di manualità, nulla d’impossibile. Si prendono piccole quantità di cibo, senza infilzarle. Alcuni locali apparecchiano comunque con forchette e cucchiai: se vi sentite goffi o a disagio mangiate tranquillamente con gli strumenti occidentali ma, se possibile, evitate di chiederli se non forniti in partenza. Altro elemento immancabile dell’apparecchiatura sono ciotole e ciotoline, da cui si mangia senza avvicinarle alla bocca.