Continua l’attesa per la Pernigotti
Mise e Ministero del lavoro concedono la proroga alla proprietà per consegnare il piano industriale
NOVI LIGURE – Una settimana intensa quella appena trascorsa per la Pernigotti. Le parti sono state, infatti, convocate due volte: il 6 luglio dal Ministero dello Sviluppo economico e l’11 luglio dal Ministero del Lavoro. Il risultato è che la richiesta della cassa integrazione è ancora in stallo in attesa di un nuovo incontro fissato per il 21 luglio, giorno in cui si dovrebbe conoscere il destino dell’azienda. «Nei controlli ispettivi effettuati nei giorni scorsi dal Ministero del lavoro – spiega Tiziano Crocco, segretario provinciale Uila Uil – è stato accertato che rispetto a quanto dichiarato dalla proprietà che ha parlato di un milione e 100mila euro di investimenti quelli fatti sono pari a 190.000 euro. Il Mise ha ribadito che la cosa migliore sarebbe stato condividere con il sindacato il piano industriale e non solo farlo rettificare da noi». Secondo il Mise in assenza di un piano industriale è impossibile andare avanti. Da qui al 21 luglio è stato stabilito in modo tassativo che il piano debba essere condiviso prima con le parti sociali e non durante l’esame congiunto. Luca Annibaletti, coordinatore nazionale della Struttura per le crisi d’impresa, l’11 luglio ha chiesto di mettere a verbale la frase: «La cassa integrazione (cig) non è il fine ma il mezzo per la continuità produttiva e serve per la tutela dei posti di lavoro» proprio per sottolineare che i Tocksoz non possono ignorare la situazione ma devono capire cosa fare. «Noi – spiega Crocco – in assenza di un piano industriale e, poiché lo studio legale che assiste la proprietà ha contestato i dati riportati dagli ispettori del Ministero del lavoro, non abbiamo ritenuto di fare nessuna dichiarazione comunitaria né un’assemblea con i lavoratori. Aspettiamo la convocazione da parte della Pernigotti e insieme a loro, con piena disponibilità, siamo pronti a visionare il piano industriale».
Crocco, però, ipotizza che forse non esiste nulla perché la proprietà continua a parlare di un lavoro “day to day”, cioè giorno dopo giorno. «Sono convinto – aggiunge Crocco – che uno stabilimento non possa essere gestito come un chiosco sulla spiaggia, in base alle richieste del momento. L’azienda ha bisogno di programmazione e soprattutto di dirigenti seri e professionali e preparati, altrimenti è destinata a morire». Sicuramente se entro il 21 luglio la proprietà avrà qualcosa da presentare il sindacato è pronto a fare «il suo mestiere che è quello di mediare».
Dal 1° luglio i 56 dipendenti sono in ferie mentre l’attività è ferma da mesi. L’unica speranza, ora, è riposta in quel piano che consentirebbe di poter richiedere una proroga per la cassa integrazione e, ancora meglio, poter ripartire con la produzione.