Da Taranto a Novi: l’ex Ilva ha dei problemi

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Lo stop dell’altoforno pugliese avrà ricadute sullo stabilimento

NOVI LIGURE – Lo stop all’altoforno 2 di Taranto e l’ormai ridotta quantità di semilavorati presenti potrebbero creare non pochi problemi all’ex Ilva di Novi Ligure, che negli scorsi giorni ha ricevuto la visita dell’amministratore delegato Lucia Morselli e del presidente Franco Bernabé.

Lo stabilimento locale, che conta oltre 600 dipendenti di cui 150 al momento in cassa straordinaria a rotazione, vive momenti di apprensione. Una situazione di allerta costante che dura, in verità, ormai da anni, fin da quando la proprietà del colosso dell’acciaio era passata in mano ai franco-indiani di ArcelorMittal.

Tra riduzioni di stipendi e azzeramento di quasi tutti i premi di produzione, i lavoratori sono nell’incertezza. Un altro tema sul quale i sindacati premono molto è quello relativo alla sicurezza. Gli impianti presenti nella città dei Campionissimi sono ormai vecchi e bisognosi di manutenzione e aggiornamenti, ma sembra che nulla debba cambiare.

Martedì prossimo a Roma si terrà un incontro tra parti sociali, azienda e i ministri dello Sviluppo Economico e del Lavoro.

Una riunione decisiva per fare il punto sui numeri di una produzione che, con lo spegnimento dell’altoforno 2 in Puglia, subirebbe contraccolpi decisivi, con un buco di settimane nell’arrivo di materiali a Novi. Criticità alle quali si aggiungono l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime.

L’azienda ha, infatti, dichiarato che in un solo mese avrebbe speso l’equivalente di un anno per quanto riguarda l’elettricità.

Luca Lovelli

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