Nella vita religiosa il “traguardo” è saper “guardare oltre”

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Le Piccole Figlie del Sacro Cuore di Sale hanno celebrato gli anniversari di professione

SALE – Sabato 3 settembre, giorno consacrato al Cuore Immacolato di Maria, con lo sguardo alla festa della sua Natività, in Casa Madre, le Piccole Figlie del Sacro Cuore di Gesù hanno celebrato gli anniversari più significativi dell’anno. All’inizio della Messa, don Maurizio Ceriani, vicario episcopale per la vita consacrata, ha portato il saluto del vescovo che “benedice, guida e porta nel cuore la comunità”. La Madre Generale, suor Pia Villiger, esprimendo la gioia comunitaria, ha rivolto parole di “benedizione, ringraziamento e lode al Signore per i tanti anni al servizio dell’Amore”. Hanno concelebrato i sacerdoti don Tommaso di Ponzano Magra, don Giampiero di Milano, don Crispino del Madagascar e padre Cosimo dei Passionisti che ha predicato gli esercizi spirituali in preparazione al rinnovamento dei voti di tutte le consorelle.

Nell’omelia don Ceriani ha messo in risalto “il gaudio della Chiesa universale per il dono prezioso che il Signore le ha fatto lungo il cammino della storia”. Ha evidenziato che «il valore di un anniversario non sta solo nell’andare con il ricordo al primo grande Sì della Professione Religiosa e nemmeno solo nel gioire di una vita benedetta ma è uno scoprire il dono, nello scorrere del tempo che tutto sembra consumare, di poter unirsi sempre più al mistero sponsale di Cristo e di crescere sempre di più in questo mistero della Chiesa in cui l’Eterno vince e rinnova ogni cosa che il peccato rende vecchia». «Segno per eccellenza di questa bellezza, di ciò che ci attende, – ha aggiunto don Maurizio – compimento della grazia che si perfeziona nei cieli e che tutti invita ad alzare lo sguardo. La volontà di Dio è che i cuori siano modellati sul Suo cuore e che la vita di ciascuno sia messa nelle Sue mani per renderla grande ed eterna. Segreto della felice fedeltà al dono di sé è la confidenza nel Signore che è rifugio ogni giorno. Una donazione senza riserve per vivere il proprio battesimo senza alcun trattenimento per sé, perché questo è proprio ciò che la Parola del Vangelo, ascoltata nella liturgia, chiede.

Alla gente che va da Lui per mille motivi, Gesù chiede di andare per un unico motivo: l’amore per Lui. Il suo amore è esigente perché è vero. Esige che nemmeno la propria vita possa essere amata di più. Per vivere questo amore autentico si deve entrare nella fornace del suo cuore misericordioso. L’essere esigente di Gesù è segno di autenticità e per questo lui chiede di portare la croce, l’ultimo posto della storia che lui stesso ha occupato per rivestirsi, eternamente dell’amore di Dio». Invitate a dare, con una parola, un personale significato spirituale al loro anniversario tra le festeggiate c’è chi ha detto che con 90 anni di età, dei quali 70 da suora, ha raggiunto la felicità, chi definisce il suo 70° anniversario di professione una conquista per la grazia di trafficare i talenti ricevuti o, ancora gioiosa soddisfazione per aver lavorato in tante case filiali. Chi, con un radioso sorriso, attribuisce al suo 60° un rinnovato senso di gioia nella donazione.

Chi lo significa bellezza e chi lo sintetizza con: Amore fraterno! Chi celebra 40 anni di vita consacrata, sceglie la parola pazienza mentre chi celebra 20 anni di consacrazione dice: grazie mille! Le due juniores, che hanno rinnovato i voti temporanei pensando alla parola da scegliere, con sguardo luminoso hanno detto rispettivamente: “riprendo” e “con gioia” riferendosi entrambe al cammino con Gesù. C’è un’ultima definizione che riussume il valore della presenza di ogni figlia spirituale dei fondatori don Amilcare Boccio e Madre Guglielmina Remotti nei 60 anni di cammino della congregazione ed è “traguardo”, nella sua accezione di “guardare oltre”. Il desiderio dei fondatori era proprio che la gente, guardan-do alle Piccole figlie, potesse vedere l’amore del Cuore di Gesù! Il traguardo, parola composta da “tra” e da “guardo”, suggerisce che negli occhi di ogni persona consacrata vi sia la chiave di lettura di un percorso, la fessura attraverso cui far dardeggiare il raggio dello sguardo, tracciando una linea invisibile lun- go cui scorrere la propria vita. Il traguardo, allora, non è la fine ma il principio di una vita nella luce, con Dio, per sempre.

Suor Manuela Zerbi

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