Sale la protesta delle donne iraniane

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Dopo l’uccisione di Mahsa Amini e numerosi fatti di sangue, siamo al fianco delle manifestanti vittime della “polizia della morale” per come indossano il velo

di Daniela Catalano

Da diverse settimane televisioni e giornali riportano la protesta delle donne iraniane per la rigida applicazione delle norme sull’abbigliamento, voluta dal presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi. Il dissenso ha raggiunto l’apice nei giorni scorsi con la morte di Mahsa Amini, arrestata dalla “polizia della morale” perché indossava male il velo. La giovane, di soli 22 anni, è deceduta il 16 settembre dopo essere stata ricoverata per tre giorni in stato di coma all’ospedale di Teheran, dove era arrivata in condizioni disperate dalla caserma in cui era stata trattenuta in stato di fermo.

Decine di persone si sono subito radunate di fronte all’ospedale e nei giorni successivi il numero dei dimostranti è cresciuto, coinvolgendo oltre 80 città in Iran e toccando tutto il mondo. Il ministro dell’Interno, Ahmad Vahidi, in risposta, ha accusato i manifestanti di «seguire gli Stati Uniti, i Paesi europei e i controrivoluzionari con il fine di creare disordine e distruzione nel Paese». Solo nelle giornate del 19 e 20 settembre nelle province del Kurdistan, del Kermanshah e dell’Azerbaigian occidentale, sono stati uccisi 6 uomini, 1 donna e 1 minorenne.

«Almeno quattro delle vittime sono state uccise da pallini di metallo esplosi da distanza ravvicinata e diretti alla testa o al petto. – si legge sul SIR – Almeno altre due persone hanno perso la vista da uno o da entrambi gli occhi. Centinaia di manifestanti, minorenni compresi, hanno subito dolorose ferite equivalenti a maltrattamenti o tortura a causa dell’uso illegale dei pallini da caccia o di altre munizioni». Nel frattempo, però, la situazione si è aggravata. Si parla ora di almeno 75 morti, oltre a centinaia di feriti e ben oltre mille arresti. La protesta si è allargata alla città di Erbil, capoluogo del Kurdistan iracheno, le donne sono scese in piazza per denunciare “il regime iraniano” e “la repressione”.

«Siamo al vostro fianco» con queste parole anche le donne israeliane hanno deciso di far giungere solidarietà alle iraniane che sfidano le autorità togliendosi il velo, agitandolo e bruciandolo in segno di protesta. In un video diffuso dall’account ufficiale Twitter dello Stato di Israele e rilanciato dall’Ambasciata israeliana presso la Santa Sede, si vedono donne israeliane, con in mano l’immagine di Masha Amini, esprimere solidarietà e sostegno alle loro colleghe iraniane: “Sosteniamo le donne iraniane”, “Vi siamo vicine”, “Israele vi ama”, “Le donne di Israele sono sempre con voi”, “Non vi dimenticheremo mai”, “Ogni donna merita di essere libera”, “Siete nei nostri cuori” sono alcuni dei messaggi lanciati nel video.


Piena comprensione al mondo femminile iraniano è venuta dall’Associazione Italiana Donne Medico (AIDM). Le iraniane «sono imbrigliate in un reticolo di regole, pratiche e divieti, di repressione e di terrore, – afferma la presidente nazionale, Antonella Vezzani – che nulla hanno a che vedere con il concetto di “specificità culturali” con cui si cerca di truccarli agli occhi del mondo intero». «L’AIDM condanna con determinazione la violenta risposta del regime iraniano – prosegue – e ritiene opportuno l’intervento delle Organizzazioni Internazionali che a tutt’oggi restano in silenzio e a cui si chiede con urgenza un intervento a difesa dei diritti umani che in Iran sono quotidianamente violati».

Oltre all’Associazione Italiana Donne Medico, molte sono le voci in Italia che si sono levate per esprimere solidarietà alle iraniane soggette a queste spietate violenze, in nome della libertà di abbigliamento. Una conquista che sembra ancora lontana ma non impossibile.

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