Quella striscia nel cielo: il film di Marco Vaccari in Oltrepò

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Il regista e attore vogherese la scorsa estate ha girato nei nostri paesi una commedia che affronta il tema della disabilità psichica. Un “road movie” capace di far sorridere e riflettere con garbo e intelligenza

di Marco Rezzani

Un film girato per la quasi totalità in Oltrepò pavese? In passato qualche corto, qualche ripresa, qualche spezzone realizzati in un borgo piuttosto che in un altro, ma niente di più. A colmare la lacuna ci ha pensato Marco Vaccari con il suo Quella striscia nel cielo.

Classe 1961, vogherese, produttore teatrale, regista, attore (lo ricordiamo tra l’altro nel monologo Inter – 100 anni di storia nerazzurra in 90 minuti più eventuale recupero, scritto nel 2008 insieme al nostro direttore Matteo Colombo), Vaccari attualmente dirige il Teatro San Babila di Milano. Ma la passione per il cinema non l’ha mai abbandonato.

«L’idea di questo film – racconta – ha origini lontane nel tempo. Siamo nel 2000 quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura. Gli anni successivi hanno visto periodi di sosta e di ripartenza. La svolta due anni fa quando ho ripreso in mano seriamente la questione e finalmente ho terminato la stesura della trama, complice anche il lockdown che mi ha tolto il teatro e mi ha regalato, per dir così, più tempo libero che ho potuto dedicare al film. Va anche detto che il cinema rispetto al teatro ha dinamiche e complessità diverse, anche più costose. Oggi le nuove tecnologie rendono un pochettino più semplice la realizzazione di un film».

Quella striscia nel cielo è un “road movie”, un “film su strada”: «La storia si dipana infatti – spiega Vaccari – per la gran parte in strada. Nei mesi scorsi abbiamo girato in 14 paesi dell’Oltrepò. L’unica città non pavese in cui abbiamo effettuato le riprese è Albenga perché per motivi di sceneggiatura avevo bisogno del mare. Per il resto solo Oltrepò. Di base siamo stati a Codevilla dove ci siamo appoggiati alle Cantine Montelio che ci hanno riservato un’accoglienza straordinaria. Le riprese sono durate 26 giorni, 24 in terra pavese e 2 in terra ligure. Penso di poter dire che il film rappresenta anche un omaggio a questi nostri luoghi. Tra gli attori e tra la troupe ci sono persone che non erano mai state in Oltrepò e sono rimaste colpite dalla sua bellezza. È un aspetto che dovrebbe farci riflettere e spingerci ad amare sempre di più casa nostra».

Viene naturale chiedere a Vaccari – che della pellicola è regista, autore e attore protagonista – il motivo del titolo. «Fa riferimento alla scia che lasciano gli aerei in cielo ed emerge in una certa scena che non posso svelare, circa a metà del film. Evoca un desiderio di evasione, di libertà. Chi lo vedrà, capirà il senso di questa forte valenza simbolica».

«La trama – continua il regista – parte da una rapina in banca messa in atto da tre rapinatori. Due di loro riescono a scappare da una parte, l’altro, il terzo, Mauro, interpretato da Vaccari, con il malloppo prende una strada diversa. Proprio quest’ultimo, durante la sua fuga, si ritroverà a bordo di un pulmino che trasporta ragazzi affetti da disturbi psichici. Il film è la storia del rapporto che si instaura tra il rapinatore e i ragazzi e tra di loro e gli altri due ladri che giocano all’inseguimento per ricongiungersi con il loro compagno e che a loro volta avranno a che fare con i ragazzi del pulmino. Dall’incontro con questa realtà considerata diversa, i tre uomini usciranno profondamente cambiati, scopriranno di avere enormi potenzialità».

Il film ha dunque una forte connotazione sociale. «Si tratta di una commedia – chiarisce Marco – che affronta certamente un tema delicato, quello della disabilità psichica, ma lo fa con il sorriso sulle labbra, in modo garbato, con ironia, cercando di far riflettere lo spettatore, ma sempre in un’ottica di serenità. È un argomento di cui da tempo volevo parlare, ma ho ragionato molto sulle modalità con le quali affrontarlo e mi sono deciso a percorrere la strada dai toni abbastanza leggeri, scrivendo una storia che non risultasse troppo greve. Dunque è una commedia che ha aspetti divertenti, ma pone in luce sentimenti belli quali la solidarietà e l’amicizia, valori alti che non dobbiamo mettere da parte».

Il cast è composto da otto attori protagonisti e in totale ha raggruppato una ventina di persone. Oltre cento le comparse, reclutate nei paesi in cui sono state girate le scene.

Con Vaccari hanno recitato Miro Landoni, Alberto Bonavia, Francesco Parise, Gianni Lamanna, Iacopo Zerbo, Marcello Vocchi e – unica donna – Vincenza Pastore. Tutti professionisti, con alle spalle lavori in teatro e tutti con la passione per il cinema.

«Una delle scene più belle del film – racconta il regista – è stata senza dubbio quella della balera e rende bene l’idea di “cinema di strada” di cui parlavo all’inizio. L’abbiamo girata a Codevilla e ha visto la partecipazione di un centinaio di comparse. Tra le varie peripezie i tre ladri e i ragazzi finiscono nel bel mezzo di una festa di piazza, in una delle tipiche balere che venivano allestite nei nostri paesi. L’ambientazione è stata eccezionale, grazie anche alla disponibilità dell’orchestra di Massimo Dellabianca. Mi sia permesso un plauso alla troupe, un gruppo giovane e dinamico, ma molto esperto con il quale abbiamo costruito un affiatatissimo team di lavoro».

Terminate le riprese, ora è iniziata quella che Vaccari definisce «la fase più complessa della realizzazione di un film, quella della post produzione che presuppone molto tempo e molta attenzione, con la verifica di tutte le immagini, la sistemazione dell’audio, per poi passare al montaggio e ai vari mixaggi». «L’idea – conclude il regista vogherese – è quella di esser pronti nell’ultima parte del 2023 e presentare il film in occasione di festival di settore e poi pensare alla distribuzione».

Parallelamente Marco Vaccari continua la sua attività di direttore artistico del San Babila che il prossimo 28 ottobre darà il via alla nuova stagione teatrale (in cartellone anche, dal 31 dicembre al 29 gennaio lo spettacolo Colto in flagrante di Derek Benfield per la regia dello stesso Vaccari): «Dopo 22 mesi di stop o di attività a mezzo servizio a causa del Covid che ha messo a durissima prova il mondo del teatro, dello spettacolo e della cultura in genere, ora è giusto e bello ripartire».

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