Occasione di preghiera non solo per “addetti ai lavori”
Domenica si tiene la sesta Giornata Mondiale dei Poveri. Il Papa nel suo Messaggio ci invita a ripensare al nostro stile di vita
Domenica 13 novembre si celebra la sesta Giornata Mondiale dei Poveri, istituita a conclusione dell’Anno della Misericordia nel 2016 e dedicata al tema “Gesù Cristo si è fatto povero per voi”.
Papa Francesco nel Messaggio scritto per questo appuntamento auspica che possa essere “un’opportunità di grazia, per fare un esame di coscienza personale e comunitario e domandarci se la povertà di Gesù Cristo è la nostra fedele compagna di vita” e anche “una sana provocazione per aiutarci a riflettere sul nostro stile di vita e sulle tante povertà del momento presente”.
Partendo dal conflitto in Ucraina e dall’insensatezza della guerra che considera “una pazzia”, il Pontefice ha individuato tre percorsi per vivere la solidarietà responsabile.
Il primo è quello di rifiutare ogni forma di “rilassatezza che porta ad assumere comportamenti non coerenti” perché questa è una condizione culturale “frutto di un esasperato secolarismo che rinchiude le persone all’interno di una muraglia cinese senza più senso di responsabilità sociale, con l’illusione di vivere un’esistenza felice ma di fatto effimera e senza fondamento”.
Il secondo percorso è quello di assumere la solidarietà come forma di impegno sociale e cristiano. La solidarietà, infatti, è “condividere il poco che abbiamo con quanti non hanno nulla, – scrive il Papa – perché nessuno soffra. Più cresce il senso della comunità e della comunione come stile di vita e maggiormente si sviluppa la solidarietà…”. Molti Paesi negli ultimi decenni, come spiega nel Messaggio, hanno fatto progressi grazie a politiche familiari e progetti sociali, è giunto quindi il momento della condivisione di questo “patrimonio di sicurezza e stabilità”, perché nessuno abbia a trovarsi nell’indigenza ed è importante il valore che si dà al denaro e l’uso che se ne vuole fare.
Il terzo passaggio è la proposta contenuta nel titolo tratto dalla seconda Lettera di Paolo ai cristiani di Corinto: “Gesù Cristo si è fatto povero per voi”. Il contesto della Lettera dell’apostolo è quello della raccolta di fondi per sostenere i poveri della comunità di Gerusalemme. “La solidarietà, in effetti, è proprio questo: condividere il poco che abbiamo con quanti non hanno nulla, perché nessuno soffra. Più cresce il senso della comunità e della comunione come stile di vita e maggiormente si sviluppa la solidarietà (…). Come membri della società civile, manteniamo vivo il richiamo ai valori di libertà, responsabilità, fratellanza e solidarietà. E come cristiani, ritroviamo sempre nella carità, nella fede e nella speranza il fondamento del nostro essere e del nostro agire”.
La Giornata è, dunque, un’occasione di preghiera e di riflessione non solo per “addetti ai lavori” perché, come si legge nel Messaggio, anche “lo stile di vita di ciascuno diventi un modo per costruire relazioni con gli esclusi, un invito a sovvertire logiche egoistiche”.
“Quando l’unica legge diventa il calcolo del guadagno a fine giornata, allora non si hanno più freni ad adottare la logica dello sfruttamento delle persone: gli altri sono solo dei mezzi. Non esistono più giusto salario, giusto orario lavorativo, e si creano nuove forme di schiavitù, subite da persone che non hanno alternativa e devono accettare questa velenosa ingiustizia pur di racimolare il minimo per il sostentamento. – si legge nel Messaggio – La povertà che libera, al contrario, è quella che si pone dinanzi a noi come una scelta responsabile per alleggerirsi della zavorra e puntare sull’essenziale. In effetti, si può facilmente riscontrare quel senso di insoddisfazione che molti sperimentano, perché sentono che manca loro qualcosa di importante e ne vanno alla ricerca come erranti senza meta. Incontrare i poveri permette di mettere fine a tante ansie e paure inconsistenti, per approdare a ciò che veramente conta nella vita e che nessuno può rubarci: l’amore vero e gratuito. I poveri, in realtà, prima di essere oggetto della nostra elemosina, sono soggetti che aiutano a liberarci dai lacci dell’inquietudine e della superficialità”. Cita, infine, San Giovanni Crisostomo, padre e dottore della Chiesa, nei cui scritti affermava: “Se non puoi credere che la povertà ti faccia diventare ricco, pensa al Signore tuo e smetti di dubitare di questo. Se egli non fosse stato povero, tu non saresti ricco; questo è straordinario, che dalla povertà derivò abbondante ricchezza. Tutto ciò lo abbiamo grazie alla povertà” (Omelie sulla II Lettera ai Corinzi, 17,1). “Se vogliamo che la vita vinca sulla morte e la dignità sia riscattata dall’ingiustizia” l’unica strada da seguire è “la povertà di Gesù Cristo, condividendo la vita per amore, spezzando il pane della propria esistenza con i fratelli e le sorelle, a partire dagli ultimi, da quanti mancano del necessario, perché sia fatta uguaglianza, i poveri siano liberati dalla miseria e i ricchi dalla vanità, entrambe senza speranza”.
(Illustrazione di Maurizio Immovilli)