Ginnastica disarmonica
di Silvia Malaspina e Carolina Mangiarotti
L’inchiesta del quotidiano Repubblica circa gli abusi perpetrati sulle atlete della ginnastica ritmica si è allargata a macchia d’olio: tutto è iniziato lo scorso 30 ottobre con le denunce di tre campionesse (Nina Corradini, Anna Basta e Giulia Galtarossa), cui sono seguite quelle di molte ginnaste, non solo della Nazionale, ma anche di categorie inferiori. Il copione si ripete drammaticamente identico in ogni testimonianza: giovanissime atlete che per anni hanno subito enormi pressioni, offese e umiliazioni da parte delle allenatrici, ragazzine costrette a pesarsi quotidianamente «in mutande e davanti a tutti», mentre l’allenatrice segnava i dati su una rubrica e poi sputava sentenze atroci: «Vergognati, mangia di meno, come fai a vederti allo specchio?»
Anche Vanessa Ferrari, pluripremiata campionessa olimpica, ha confessato di essere stata ricoverata in una clinica all’età di 19 anni per uscire dal tunnel dei disturbi alimentari, causati da regimi troppo ferrei.
La vicenda delle giovani ginnaste ci ha colpito, sia per il dramma umano in sé, sia perché siamo state coinvolte, rispettivamente come atleta e come autista, nella pratica dello sport agonistico per 12 anni: «È incredibile quanto successo nella ginnastica ritmica! Ma nessuno si era accorto di nulla? I genitori non vedevano che le figlie dimagrivano? Se penso alle “menate” che mi facevi tu!» «È una storia tristissima, che getta un’ombra lugubre su quelli che dovrebbero essere i capisaldi dello sport. Per fortuna noi non abbiamo mai avuto esperienze di questo genere, però posso affermare che spesso i genitori, anche se è pazzesco solo pensarlo, sono complici di un sistema malato: il sogno della figlia campionessa va rincorso a ogni costo. Ho visto sulle tribune delle piscine genitori armati di cronometro, che arrivavano a contestare i risultati del cronometraggio ufficiale per un paio di centesimi di secondo. Ricordo una gara, eri ancora in categoria esordienti, avrai avuto 10 anni, nella quale i nuotatori di una società stracciarono di gran lunga tutti gli altri, riportando tempi da record per la loro età: i rumors, per fortuna mai verificati, insinuavano che ai bambini fossero somministrati integratori non proprio acquistabili in farmacia… a me si sono rizzati i capelli, considerato che il massimo dei nostri “aiutini” sono stati magnesio e potassio contro i crampi muscolari.» «Sarà per questo motivo che non sono diventata una campionessa?» «Sarà per questo motivo che hai nuotato con serenità finché ti è parso opportuno! La medaglia al collo piace a tutti, atleti e genitori, perché i sacrifici richiesti dallo sport agonistico sono tanti e coinvolgono la gestione familiare, ma la vittoria più bella è sentire affermare, come facevi tu: “Che bello, domani ho la gara. Mi divertirò moltissimo”.»
silviamalaspina@libero.it