Restaurato il quadro di Scipione Crespi

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Il dipinto, che raffigura anche san Marziano, è ora conservato al Museo diocesano di Arte Sacra

TORTONA – Mercoledì 14 dicembre, alle ore 18, nel Salone del Seminario, l’Ufficio Beni Culturali diocesano ha svelato al pubblico l’autore misterioso del dipinto tardo-cinquecentesco, prima conservato in Cattedrale in un’infelice posizione e ora, dopo il restauro, collocato nel Museo Diocesano.

Il recupero, che è stato un “bel regalo di Natale”, è stato possibile grazie ai finanziamenti della Consulta Ecclesiastica del Piemonte e della Regione Piemonte.

La presentazione è stata compresa tra gli eventi culturali promossi in occasione dei 1900 anni dal martirio di San Marziano. Il dipinto, infatti, raffigura alcuni santi in adorazione della Santa Croce, e tra questi c’è anche il santo patrono della città e della diocesi di Tortona. La vera novità sul quadro è stata la scoperta sicura dell’attribuzione: la mano che l’ha realizzato è quella del pittore tortonese Scipione Crespi.

Sono intervenuti Michela Ricco dell’Ufficio Beni Culturali che ha portato i saluti della responsabile Lelia Rozzo, assente per motivi di salute, lo storico Giuseppe Decarlini, don Maurizio Ceriani responsabile del Comitato per i festeggiamenti dell’anno di San Marziano e appassionato di storia, Vincenzo Basiglio dello “Studio Gabbantichità” che ha realizzato il recupero e il vescovo Mons. Guido Marini. Decarlini, dopo l’introduzione di Michela Ricco, ha preso la parola per raccontare al numeroso e attento pubblico che gremiva la sala, chi fosse il tortonese Scipione Crespi, artista attivo nella seconda metà del secolo XVI, al quale sul finire degli anni Settanta del ’900 erano attribuite solo tre opere. Nei decenni successivi, le ricerche effettuate a più mani hanno conferito spessore a questo poliedrico autore di opere non solo di carattere religioso e prezioso collaboratore, sempre nel campo dell’arte, degli amministratori cittadini. Nato intorno al 1541-42, terzogenito di Leonardo de Crispis poi divenuto canonico della cattedrale e prestigioso esponente della Fabbriceria della cattedrale.

Se a Leonardo si deve l’elevazione in campo sociale della famiglia Crespi è a Scipione che va il merito di averle conferito un prestigio che ha superato la barriera del tempo. Ultima opera a lui attribuita è la splendida pala d’altare realizzata negli anni della maturità.

Un dipinto che arricchiva in cattedrale l’altare della Santa Croce il cui giuspatronato apparteneva ap- punto a Scipione. Morì il 23 marzo 1621 all’età di 80 anni dopo aver operato nel campo del sacro e del profano.

È seguito, poi, l’intervento di don Maurizio Ceriani, che ha preso in esame gli elementi iconografici del dipinto, i quali permettono di stabilire quali sono i santi rappresentati: san Lorenzo, san Giovanni Battista, san Michele Arcangelo, san Gregorio Magno, san Marziano e san Sisto II papa e martire.

Il sacerdote si è soffermato su come il pittore ha voluto caratterizzare i santi e sulla presenza nel quadro dell’immagine del pellicano che nell’iconografia del tempo rappresentava Cristo che diventa cibo per gli uomini.

A Basiglio il compito di spiegare in modo dettagliato le tecniche del restauro che ha coinvolto anche il professor Maurizio Aceto, luminare in campo chimico e docente all’Università di Alessandria e ha visto la partecipazione alle varie fasi di alcuni studenti del “Marconi” e del “Peano”.

Questi hanno vissuto un’interessante esperienza formativa emozionante, perché proprio durante la pulitura del dipinto hanno visto emergere la firma dell’autore.

Il vescovo, infine, ha voluto ringraziare tutti coloro che si sono impegnati e ha ricordato come l’opera d’arte sia un “presagio di cielo” e ha paragonato il restauro all’azione che Dio, gratuitamente, proprio nel tempo di Natale, compie nella vita di ciascuno, affinché recuperi il suo vero splendore.

Un grazie è stato rivolto agli studenti dell’istituto “Ciampini-Boccardo”, del patto di alternanza scuola-lavoro, sempre pronti a collaborare con il Museo Diocesano.

Al termine il pubblico ha potuto ammirare il dipinto nella sua nuova e definitiva collocazione.

Daniela Catalano

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