Diaconi permanenti in preghiera

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La Messa a Casei Gerola per l’anniversario dell’istituzione del ministero diaconale in diocesi

CASEI GEROLA – Lunedì 26 dicembre, festa di Santo Stefano, nell’Insigne Collegiata di S. Giovanni Battista, si è svolto, nella gioia, un appuntamento diventato ormai tradizione per i Diaconi Permanenti della Diocesi di Tortona.

La S. Messa è stata presieduta dal vescovo Mons. Guido Marini, alla presenza dei Diaconi Permanenti, degli aspiranti Diaconi, delle loro famiglie e di numerosi fedeli.

Il parroco don Maurizio Ceriani, vicario episcopale per la vita consacrata e il diaconato permanente, ha rivolto a nome dei presenti parole di benvenuto al vescovo e ha ricordato la presenza del Diaconato in Diocesi, iniziata nel 1988, quando ci fu la prima ordinazione di Diaconi permanenti, alcuni dei quali ancora attivi nel loro ministero. Mons. Marini, a sua volta, ha ringraziato il vicario episcopale per il suo servizio e ha salutato con affetto tutta la Comunità Pastorale, i Diaconi, il sindaco Leonardo Tartara, i ministranti e la corale.

Nell’omelia ha messo in evidenza il vero significato del Natale che «porta con sé il segreto della gioia autentica e duratura, segreto che ha il volto del Dio Bambino».

Il vescovo ha poi proseguito tratteggiando la figura del diacono Stefano, primo martire, mettendo in risalto quanto lui sia testimonianza dell’uomo che accoglie la vita di Dio nella propria vita e ha sottolineato alcuni aspetti del Diacono martire. Il primo: Stefano è pieno di grazia e potenza, compie nell’amore di Dio prodigi con la sua vita splendente, abbagliante.

Dunque, «se accogliamo davvero la vita di Dio e il mistero del Natale nella nostra vita, – ha detto – anche essa sarà piena di prodigi e di grazia».

Il secondo aspetto è che Stefano parlava con sapienza, la sua parola non era mai banale perché era parola di Dio e, quindi, era capace di toccare il cuore mostrando nuovi orizzonti di vita: «Se anche noi parleremo la lingua di Dio, saremo in grado di affascinare e scaldare i cuori, toccando la vita di chi ci a-scolta, trasformandola».

Il terzo aspetto, infine, è la presenza del Signore fino al giorno del martirio. Ciò prova quanto profondamente Stefano abbia sentito l’amore del Padre.

«Viviamo anche noi, come Stefano, – ha detto – sentendo la Sua presenza che ci accompagna nel compiere il Suo disegno straordinario di amore, accogliendo il do-no della carità divina».

L’ultimo aspetto illustrato del san-to è il fatto che Stefano non cercava l’approvazione altrui, era co- raggioso, appassionato, sereno nell’annunciare la parola di Dio senza temere nulla, né scendere a compromessi; con la luce negli occhi parlava di colui che aveva conquistato la sua vita, il Signore Gesù. «Anche noi, se lo accoglia- mo, possiamo diventare testimoni fedeli, – ha raccomandato Mons. Marini – appassionati al mistero del Signore senza nulla temere».

L’invito è stato quello ad abbandonarsi al Dio della pace per ricevere l’abbraccio che Stefano ha accolto nell’ultimo atto della sua vita, con il perdono e la misericordia.

Al termine, dopo la foto di rito, il vescovo Guido ha voluto salutare personalmente tutti.

Cristina Bertin

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