“Riconosciuti” da Benedetto XVI
di Maria Pia e Gianni Mussini
C’eravamo anche noi nelle varie tappe della visita di Benedetto XVI a Pavia, nell’aprile 2007. Ricordiamo in particolare il clima di entusiasmo raccolto, molto pavese, nell’incontro di piazza del Duomo. Il Papa ne era visibilmente contento.
A Maria Pia, che all’epoca era rettrice del Collegio Santa Caterina, toccò il privilegio di incontrarlo di persona in vescovado: lei, che già era una “fan” del suo rigore spirituale e della profondità dei suoi scritti, fu conquistata anche dalla sua cordialità e naturalezza. Nell’istante in cui le strinse la mano e la guardò con occhi trasparenti, ebbe la netta impressione di essere in quel momento l’unica cosa che contasse nella mente del Pontefice. Il vescovo, che gli presentava a uno a uno i presenti, gli accennò al Collegio, che Benedetto mostrò di conoscere e di apprezzare (del resto, era stato fondato dal suo santo predecessore Paolo VI). Un’emozione che durò un tempo inversamente proporzionale all’inevitabile brevità dell’incontro.
Poche settimane dopo anche Gianni ebbe la ventura di incontrare il Papa, stavolta in Vaticano per un incontro ristretto con il Movimento per la vita. Anche lui lo poté salutare a tu per tu, parte di una numerata schiera di eletti. E anche lui fu colpito dall’attenzione autentica che Benedetto dedicava a ciascuno come se, in quel momento, fosse “l’unica cosa che contasse nella mente del Pontefice”.
Ma Gianni ci mise del suo. La fila si dipanava svelta perché i collaboratori del Papa vegliavano su ogni indugio eccessivo. Un baciamano, una parolina e via.
Arrivato il suo turno, gli disse testualmente, forse addirittura dimenticando il “Santità” di prammatica: «Abbiamo ancora negli occhi la sua visita del mese scorso a Pavia, la città di Sant’Agostino!» Benedetto si illuminò in un umanissimo sorriso e rispose col suo bell’accento teutonico: «Ah Pafia [con la effe]! Abbiamo un bel ricordo di quel caro incontro.» Poi aggiunse altre parole gioiose, tanto che i collaboratori pontifici rivolsero a Gianni sguardi complici, come se fosse un parente del Papa o chissà quale autorità.
Il senso di quel privilegio, essere “riconosciuti” da Benedetto, lo comprendemmo in pieno ascoltando l’ultimo discorso che egli fece da Pontefice, in piazza San Pietro il 27 febbraio 2013, accomiatandosi dai fedeli: «Sento di portare tutti nella preghiera – disse tra il resto – in un presente che è quello di Dio, dove raccolgo ogni incontro, ogni viaggio, ogni visita pastorale.»
Il presente di Dio. Era la grande saggezza del nunc (il “qui e ora”) dell’Ave Maria…
Ecco perché tutti quelli che lo incontravano – come si è letto in una lunga serie di testimonianze apparse nei giorni dopo la sua scomparsa – si sentivano riconosciuti e amati da questo grande cristiano.
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