Anniversario della strage sul treno

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Il 25 gennaio ricordati i tre carabinieri uccisi a Novi

NOVI LIGURE – Lunedì 25 gennaio del 1971 un tentativo di evasione di due detenuti, durante il trasferimento in treno da un carcere all’altro, si trasformò in una vera e propria carneficina alla stazione ferroviaria novese che costò la vita a cinque persone e fece un ferito. Tutto ebbe inizio da una pistola di sapone o di pane indurito colorata con il nerofumo o con del lucido da scarpe nero. Le voci sono discordanti su questo punto, ma è chiaro quanto accaduto dopo. Quella perfetta imitazione di un’arma Beretta, fu sufficiente a prendere di sorpresa, minacciare e disarmare due carabinieri della scorta e scatenare una furiosa sparatoria con cinque pistole vere che fecero fuoco. I carabinieri uccisi furono Candido Leo (capo scorta), 48 anni, Clemente Villani Conti, 35 anni e Giuseppe Barbarino, 37 anni. Tutti residenti a Torino, sposati e con figli. Il ferito fu Donato Spera, 36 anni.

Persero la vita anche i due malviventi, rapinatori feroci e disperati: Paolo Brollo, 27 anni, di San Donà di Piave, che aveva la pistola falsa e Luigi Calciago, brianzolo di 25 anni, con un passato da criminale.

La cronaca dell’epoca racconta che il treno partì da Torino alle 6.41. Il vagone cellulare aveva sbarre ai finestrini e sei celle con otto posti. Ad Alessandria fu agganciato al treno locale 2811 “Alessandria-Genova”, in testa, subito dopo il locomotore.

L’arrivo a Novi era previsto per le 10.16. Quello che accadde prima dell’arrivo in stazione, all’altezza di Frugarolo, potrebbe essere la scena di un film se non fosse stata una tragedia vera e dolorosa. Ieri, mercoledì 25 gennaio, alle ore 10, si è svolta la commemorazione della “strage sul treno” (foto: Dino Ferretti), durante la celebrazione della Santa Messa presso la chiesa di San Nicolò. Successivamente i Carabinieri della Compagnia locale e del Comando Provinciale di Alessandria, le autorità militari e civili, il Commissario prefettizio Paolo Ponta, con i gonfaloni istituzionali, si sono recati sul primo binario della stazione ferroviaria novese, in prossimità del monumento che ricorda i tre militari uccisi per deporre unaa corona.

Vittorio Daghino

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