Nessuno ai margini

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Circa 4 milioni di persone vivono, ancora oggi, con la lebbra. La Chiesa gestisce nel mondo 640 lebbrosari. Domenica la Giornata sul tema

Domenica 29 gennaio, l’Aifo (Associazione italiana Amici di Raoul Follereau) celebra in tutta Italia la 70^ Giornata mondiale dei malati di lebbra (Gml). I volontari dell’Aifo saranno in alcune piazze italiane, davanti alle parrocchie, con il “Miele della solidarietà”, per raccogliere donazioni a sostegno dei progetti sociosanitari dell’associazione. Il presidente dell’Aifo, Antonio Lissoni, ha spiegato che «ogni anno, sono più di 140.000 le nuove persone colpite dalla lebbra che si aggiungono ai 3-4 milioni di persone che vivono ancora con la malattia o le sue tristi conseguenze (stima Oms). E il numero di nuovi casi si sta di nuovo incrementando. Dal 2020 al 2021 si è registrato un incremento del 10%». «Lottiamo – ha aggiunto Lissoni – per informare e mobilitare fondi per evitare che le persone siano colpite due volte: dal morbo di Hansen (la lebbra) e dalla disabilità quando, ancora troppo spesso, la malattia è diagnosticata con ritardo e ha già prodotto effetti irreversibili. Lottiamo perché nessuno sia ai margini, titolo della nostra campagna di raccolta fondi».

La lebbra spesso è dimenticata dai sistemi sanitari nazionali insieme ad altre cosiddette “Malattie tropicali neglette” (Mtn), che colpiscono 1 miliardo di persone nel mondo, di queste la metà sono bambine e bambini al di sotto dei 14 anni. La lebbra e le altre malattie tropicali insorgono per via della povertà che ostacola l’accesso alle cure primarie e provoca emarginazione.

“Nessuno ai margini” è il tema e l’obiettivo della Giornata mondiale 2023 che vuole puntare l’attenzione sull’impegno di Aifo per i programmi nazionali di prevenzione e per i sistemi di salute di base in Asia, Africa e America Latina.

«Per superare la povertà e l’emarginazione, che a loro volta riproducono malattie ed esclusioni, – ha precisato Lissoni – Aifo promuove il coinvolgimento delle comunità nel prendere coscienza dei fattori di rischio, sul piano sanitario e socioeconomico, nel superare paure ancestrali e pregiudizi che condannano chi è colpito dalla lebbra, da altre malattie e da disabilità all’esclusione dalle comunità stesse».

La Giornata, istituita nel 1954 da Raoul Follereau, il profeta dei malati di lebbra, ha il compito di ribadire che questa patologia non è ancora scomparsa. La lebbra è curabile ma se non è diagnosticata precocemente e trattata in modo adeguato, può provocare disabilità permanenti e gravi. La causa principale della diffusione è la povertà. Altri fattori sono l’assenza di servizi sanitari e la scarsa alimentazione. A queste criticità si aggiunge l’emarginazione a causa dei se-gni che lascia sul corpo. Aifo, in 60 anni di attività, grazie al sostegno di centinaia di migliaia di italiani, ha contribuito alla cura di oltre 1 milione di malati, destinando più di 150 milioni di euro per lo sviluppo e la gestione di progetti sociosanitari nei Paesi a basso reddito. La Chiesa, nella sua storia, ha sempre fornito assistenza ai malati di lebbra e nel mondo gestisce oltre 640 lebbrosari. La sfida di Aifo è assicurare a ogni persona protezione, inclusione e salute e ridurre le disuguaglianze sociali affinché nessuna viva ai margini. Uno dei bisogni fondamentali nella vita di chi sperimenta questa malattia devastante è l’amore.

(Illustrazione di Maurizio Immovilli)

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