Le nostre pietre su cui vogliamo inciampare

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Giorno della Memoria. Il 27 gennaio si commemorano le vittime dell’olocausto. Per non dimenticare, davanti alla casa di molti deportati nei campi di sterminio nazisti è stato collocato un blocco di ottone lucente con il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte. Di paese in paese disegnano una mappa che diventa monito perché la barbarie non si ripeta

di Marco Rezzani

A volte inciampare fa bene. Accade quando, passeggiando per le strade di paesi e città, capita di imbatterci in una “Pietra della memoria”, “Stolpersteine” in tedesco, ovvero un piccolo blocco quadrato di pietra (10×10 cm), ricoperto di ottone lucente, posto davanti alla casa nella quale ebbe ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti. La pietra ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, la data della morte. La scelta della collocazione non è casuale: la casa è il luogo per eccellenza di vita quotidiana e di affetti famigliari, ai quali la barbarie dell’odio ha sottratto questi uomini.

Inciampare nella memoria perché la storia non si ripeta. Pietre dunque come un monito, come un grido.

In Europa ne sono state installate già oltre 70.000, la prima a Colonia, in Germania, nel 1995. L’idea è dell’artista Gunter Demnig, berlinese, classe 1947, come reazione a ogni forma di negazionismo e di oblio, al fine di ricordare tutte le vittime dell’ideologia nazi-fascista, che per qualsiasi motivo siano state perseguitate: religione, razza, idee politiche, orientamenti sessuali.

Oggi si trovano pietre d’inciampo in oltre 2.000 città in Austria, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Lituania, Lussemburgo Norvegia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ucraina e Ungheria.

In Italia le prime pietre d’inciampo furono posate a Roma nel 2010 e successivamente a Bolzano, Genova, L’Aquila, Livorno, Milano, Reggio Emilia, Siena, Torino, Venezia oltre ad altri numerosi paesi tra cui anche alcuni nostri centri; Voghera, Novi Ligure, Broni, Varzi, Montù Beccaria.

Ecco le “nostre” pietre.

Broni

Egisto Cagnoni nasce a Broni il 14 luglio 1875. Socialista, è attivo sin da ragazzo nei circoli della Sinistra a Broni nonostante l’appartenenza a una famiglia benestante. Diventa deputato socialista nel 1913 e si batte contro la partecipazione dell’Italia alla Prima guerra mondiale. È eletto sindaco di Mortara. Negli anni del regime fascista è costretto a rifugiarsi a Milano, dove vive in grandi ristrettezze. Dopo l’armistizio di Cassibile del settembre 1943, prende parte alla Resistenza. Arrestato nell’aprile del 1944 dai nazisti, viene internato al campo di Fossoli e nel giugno 1944 deportato al campo di concentramento di Mauthausen. Dopo cinque mesi lì viene trasferito al castello di Harteim dove muore in una camera a gas.

Montù Beccaria

Pietro Crescimbini, classe 1917, agricoltore di Montù Beccaria. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, Crescimbini (soprannominato “Barba Pinu”) riesce a tornare a casa e alla fine di quell’anno contribuisce alla creazione del primo nucleo della banda “Fusco” poi brigata Matteotti e infine divisione Barni. Prende parte (col nome di battaglia di “Sangue”) a numerose azioni di guerriglia sulle colline dell’Oltrepò pavese. Catturato dai nazisti, giunge a Mauthausen il 4 febbraio 1945 con l’ultimo treno piombato diretto lì dall’Italia. Il 17 febbraio viene portato nel sotto campo di Gusen II dove lavora nelle cave sotterranee e nelle gallerie utilizzate per la produzione bellica. Sopravvive fino all’arrivo degli americani e fa ritorno in Oltrepò l’8 giugno 1945.

Varzi

Ugo Domenico Bozzi nasce il 17 maggio 1926 a Menconico. Di professione agricoltore, renitente alla leva, decide di far parte della Brigata garibaldina Capettini (al comando di Primula Rossa). Viene catturato alla scuola di Brallo di Pregola, tra il 18 e il 19 dicembre del 1944. Viene deportato il 16 gennaio 1945 al campo di transito di Bolzano e da lì il 4 febbraio 1945 al campo di concentramento di Mauthausen dove muore il 19 marzo 1945.

Mario Casullo nasce il 7 aprile 1928 a Sant’Albano di Bobbio nel comune di Val di Nizza. Manovale, si arruola nella Brigata garibaldina Capettini (Divisione Aliotta). Catturato anch’egli a Brallo di Pregola, viene deportato il 16 gennaio 1945 al campo di transito di Bolzano e da lì il 4 febbraio 1945 al campo di concentramento di Mauthausen, dove gli viene assegnato il numero di matricola 126114. Trasferito il 17 febbraio al sotto campo di Gusen, muore probabilmente il 25 marzo 1945, giorno del suo trasferimento a Wels.

Giacomo Centenaro nasce il 22 luglio 1925 a Varzi. Contadino, renitente alla leva, entra nella Brigata Capettini (Divisione Aliotta). Partecipa a numerose azioni partigiane. Catturato al Brallo, è detenuto prima all’albergo “Corona” di Varzi, poi al castello visconteo di Pavia e al carcere di San Vittore a Milano. Viene deportato il 16 gennaio 1945 al campo di transito di Bolzano e da lì il 4 febbraio 1945 al campo di concentramento di Mauthausen nel quale gli venne assegnato il numero di matricola 126118 e dove perde la vita il 3 marzo 1945.

Antonio Degli Alberti nasce il 15 gennaio 1927 a Varzi. Contadino, giovanissimo entra a far parte della Brigata garibaldina Capettini (Divisione Aliotta). Anche per lui la cattura si compie a Brallo e per lui si aprono le porte delle carceri di Varzi, Pavia e Milano fino all’arrivo al campo di transito di Bolzano e infine al campo di concentramento di Mauthausen con il numero di matricola 126540. Non si hanno notizie della data della sua morte.

Antonio Poggi nasce il 2 gennaio 1924 a Varzi. Manovale e renitente alla leva, fa parte della Brigata garibaldina Capettini. Per lui stessa sorte degli altri compagni varzesi. Il 16 gennaio 1945 viene deportato al campo di transito di Bolzano e da lì il 4 febbraio 1945 al campo di concentramento di Mauthausen con il numero di matricola 126358. Viene in seguito trasferito al sotto campo di Gusen il 16 febbraio 1945, per tornare al campo principale il 1° marzo. Muore il 13 marzo 1945 per setticemia.

Voghera

Jacopo Dentici nasce a Rio Grande in Brasile l’11 settembre 1926. Risiede a Voghera e frequenta l’università. Diviene membro del Fronte della Gioventù e partigiano di un gruppo dell’Azione Patriottica a Voghera. In seguito alla sua attività di resistenza, viene arrestato a Milano da militi della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti. Detenuto al carcere di San Vittore, viene trasferito al campo di transito di Bolzano e poi deportato al campo di concentramento di Mauthausen. Muore nel sotto campo di Gusen II nel marzo del 1945. Una via a Voghera porta il suo nome e dal 1966 il Liceo “Galileo Galilei” di Voghera assegna un premio in sua memoria.

Novi Ligure

Silvio Salomon Ottolenghi nasce ad Acqui Terme il 5 maggio. Figlio di Moise Sanson e Giuditta Ottolenghi e coniugato con Teresa Fassera, viene arrestato a Novi Ligure il 29 giugno 1944. È detenuto a Novi Ligure, ad Alessandria, a Torino e infine a Milano. Deportato ad Auschwitz con il convoglio 14 del 2 agosto 1944, viene ucciso all’arrivo il 6 agosto.

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