I 5 doni che il Signore ha dato ad Anna e Marco

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Giornata per la Vita. Una coppia che non può avere figli e decide allora di adottarli. Ecco la storia dei coniugi Laveroni di Stazzano; di Leonardo, Sofia, Chiara, Michelino e Michael; di una famiglia che ha saputo accogliere e che non ha mai smesso di pregare

di Daniela Catalano

“La Giornata per la vita rinvigorisca una carità che sappia farsi preghiera e azione: anelito e annuncio della pienezza di vita che Dio desidera per i suoi figli; stile di vita coniugale, familiare, ecclesiale e sociale, capace di seminare bene, gioia e speranza…”.

Le parole conclusive del Messaggio della Cei per la Giornata per la Vita di quest’anno sono la sintesi perfetta di una bellissima storia in cui l’amore per gli altri è il tema al centro del racconto. I protagonisti sono Massimo e Anna Laveroni, una coppia che vive a Stazzano, il paese ai piedi del santuario di Montespineto, sposati dal 1986 e genitori di 5 figli, dono “speciale” del Signore. Speciale perché non sono figli “naturali”, ma sono stati altrettanto desiderati e accolti.

Dopo le nozze, infatti, hanno scoperto di essere infecondi e, desiderando diventare mamma e papà, non si sono scoraggiati, ma hanno deciso di intraprendere la strada dell’adozione. Così nel 1988 hanno compilato la domanda di adozione internazionale e con l’aiuto dell’associazione AiBi, sono partiti per il Brasile dove ad attenderli c’era Leonardo, un bimbo brasiliano di 7 mesi. Prima di portarlo a casa, però, per motivi burocratici sono stati costretti a rimanere circa due mesi nella comunità delle suore che ospitava il piccolo.

Fin dall’inizio, a caratterizzare il percorso genitoriale di Anna e Massimo è stata la preghiera, soprattutto quella del Rosario che li accompagna ancora adesso, ogni giorno.

«Pregare ci ha permesso di capire il lato più profondo dell’adozione e lì è iniziata la nostra vocazione ad accogliere. – spiegano Anna e Massimo – Abbiamo incontrato tanti bambini che avevano bisogno di una famiglia e quei due mesi sono stati per noi come il seme che marcisce nel terreno per produrre nuovo frutto. Da allora abbiamo sempre pensato che le mamme che abbandonano i loro figli spesso lo fanno come estremo gesto di amore, per consentire loro una vita migliore».

Tornati a casa con Leonardo, hanno iniziato a vivere la nuova esperienza a tre, ma ormai qualcosa era cambiato nel loro cuore che si era “dilatato”. Hanno frequentato un corso per genitori affidatari presso il Tribunale di Milano e presto sono stati scelti per l’affido a lungo termine di Sofia, di 9 anni. Il rapporto con lei è stato fin dall’inizio molto impegnativo soprattutto per Anna che ricorda come la bambina la mettesse continuamente alla prova. «Ho pianto di dolore, di fatica, di rabbia per il muro di gomma che lei si era costruito attorno per difesa» – confida Anna che, però, non ha smesso di amarla e di starle accanto.

La sua capacità di amare l’ha portata qualche anno dopo, nel 1997, a leggere sul settimanale Vita un appello per un’altra bimba, Chiara, 16 mesi, tetraplegica. Nata prematura, un’emorragia cerebrale le aveva compromesso l’uso delle gambe e delle braccia. Dopo un rapido consulto con il marito, la coppia ha deciso di adottarla per darle una nuova possibilità. Oggi Chiara è una ragazza vivace e allegra e i suoi grandi occhi azzurri sono un vero inno alla gioia.

Ma, come diceva san Paolo, la carità non conosce limiti e per Anna e Massimo non bastava avere Leonardo, Sofia e Chiara… Nel frattempo avevano dato anche la disponibilità per l’adozione di un bambino down e così nella loro casa è arrivato Michelino, 1 mese e mezzo, abbandonato alla nascita. La famiglia lo ha subito accolto e protetto e lo ha aiutato ad affrontare una gravissima forma di epilessia, la sindrome di West, che si è successivamente manifestata. Parlando di lui la voce di Anna si riempie di emozione mentre racconta che lo ha messo nelle mani della Madonna perché lo salvasse. Attualmente Michelino dice solo “mamma”, non mangia cibi solidi e cammina pochissimo ma è la piccola mascotte di casa e con il suo sorriso trasmette tanta allegria.

«Grazie a lui – continua Anna – abbiamo scoperto la bellezza delle persone semplici e che non è vero che questi bambini non servono alla società ma in realtà sono capaci di insegnarci molto».

L’ultimo arrivato in casa Laveroni, nel 2000, è stato Michael, 9 anni, un ragazzo di Ventimiglia che aveva bisogno di una famiglia affidataria. Miki ha subito legato con Leonardo, diventando il suo “fratello” preferito.

L’esperienza a 7 è stata intensa e coinvolgente e, a distanza di più di 20 anni, rimane la soddisfazione di aver creato una grande famiglia. Oggi tre figli vivono fuori casa e la coppia ha anche due nipotini.

Anna e Massimo sono la prova che l’amore non si divide, ma si moltiplica: «Tutti i giorni abbiamo sperimentato sulla nostra pelle il dono del Signore di essere accoglienti». Un’accoglienza che si è estesa anche a chi ha avuto in qualche modo bisogno di loro: una ragazza argentina in cerca di lavoro che hanno ospitato per alcuni mesi, un ragazzino marocchino che spesso andava a giocare con Leonardo, una ragazza madre disperata che doveva sfamare la sua bimba e addirittura una famiglia con 5 figli con cui hanno convissuto per circa due mesi… Così, con una certa “santa incoscienza” sono a loro volta diventati “dono” per il prossimo e hanno sperimentato la bellezza della Provvidenza.

«Solo donando si può ricevere. – chiarisce Anna – Perché è solo abbandonandosi che è possibile ricevere una misura straripante di generosità». E nei momenti difficili, come quando Sofia è stata colpita da una forma di leucemia, non sono mai stati lasciati soli.

«Siamo totalmente a favore della vita, – concludono Anna e Massimo – e abbiamo fondato la nostra famiglia sull’aiuto di Gesù e di Maria e sulla preghiera. Siamo davvero certi che ogni forma di esistenza porti gioia e speranza e sia degna di essere vissuta».

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