Riascoltare la voce di un grande narratore
Il 10 febbraio del 2022 ci lasciava lo scrittore pavese Mino Milani. Per ricordarlo, a un anno di distanza, Tino Cobianchi, già nostro prezioso collaboratore, lettore attento, curioso e perspicace, gli ha reso omaggio pubblicando una raccolta di “cronache letterarie” uscite sul Popolo, su Il Ticino e su L’Atrio di San Siro, dal titolo Mino Milani e i suoi libri. Sono articoli, interviste, recensioni che Cobianchi ha dedicato alle opere dell’amico, suddivisi per argomento. Il ricavato della vendita del volume sarà destinato a un fondo intitolato a Milani per sostenere le spese di studio dei detenuti del carcere di Pavia, grazie alla collaborazione con don Dario Crotti, cappellano della Casa Circondariale. «I ricordi personali di Mino sono tanti e belli. – ha detto Cobianchi – Ma di lui vorrei soprattutto ricordare la signorilità.»
Un’occasione culturale
“CC” suona come Casa Circondariale ma in questa occasione possiamo farla risuonare come un binomio non immediatamente percepibile: Carcere e Cultura. Con tutti i limiti e le difficoltà del caso, la Casa Circondariale di Pavia, da sempre, crede e investe nella cultura. In questi anni la Direzione e l’Area trattamentale hanno cercato in tutti i modi di favorire la crescita della cultura come una semina di Speranza all’interno del carcere per una promozione integrale della persona. L’attivazione e la presenza di vari corsi, grazie al Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti (CPIA) e degli Istituti Volta, Cossa e Vittadini, sono tutti segnali di questi semi da curare, coltivare e far crescere; non si tratta soltanto «di far passare meglio il tempo» alle persone private di libertà, ma soprattutto di voler piantare semi per un futuro migliore.
«Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?» (Lc 10, 26) chiede Gesù al dottore della Legge e anche a noi oggi: come leggi la tua vita? come la vedi in modo nuovo? come leggi la società, il mondo che ti circonda? Cultura significa dare strumenti per una autentica revisione di vita e imparare a percepire se stessi, gli altri e la comunità in cui si vive. Finché leggiamo il mondo, il creato, il prossimo, la donna, il minore, lo straniero, il malato, il povero, il detenuto, le vittime dei reati come oggetti favoriremo un atteggiamento predatorio che ci ha e ci sta impoverendo, rendendo invivibile la nostra Madre Terra, la nostra Casa Comune. Lo studio educa e predispone ad un atteggiamento contemplativo di ricerca e umiltà che fa crescere in noi il desiderio, lo stupore e l’ammirazione per tutto quello che ci circonda. In tutto questo come non ricordare Mino Milani che è stato un grande seminatore di cultura – e non solo nella sua Pavia – stimolando e facendo crescere, attraverso i suoi libri, la voglia e il gusto dello stupore in adulti e ragazzi?
Non potendo tacere certe memorie, certi sguardi, incontri, ricordi e nel desiderio di tenerli vivi e onorarli, con Tino Cobianchi – che ha avuto l’umile e coraggiosa idea di ricordare Mino Milani in maniera schiva, autentica e schietta e a cui va un grazie semplice e profondo – abbiamo pensato che poteva «essere cosa buona» destinare il ricavato della vendita del libro a un fondo a lui intitolato per sostenere le spese di studio (tasse universitarie, libri, corsi a pagamento) delle persone detenute nel carcere di Pavia che sono impossibilitate a farlo.
E che cosa dire di questo accostamento tra Mino Milani e le persone detenute? Un’occasione per continuare la sua opera di coltivare le nostre menti, la nostra creatività e di renderci umani perché possiamo scegliere le parole da custodire, scrivere, pronunciare, perché ogni parola è come un seme che, «dorma o vegli» (Mc 4, 27), cresce e porta frutto: di Pace, di Solidarietà, di Speranza.
Don Dario Crotti, Cappellano Casa Circondariale di Pavia (Prefazione)
Si fa il pane con le briciole
Per ricordare Mino Milani nel primo anniversario della sua morte ho raccolto una scelta di articoli usciti su il Ticino, Il Popolo e L’Atrio di San Siro dal giugno 1992 al febbraio 2022.
La decisione di pubblicare quelle che in gergo giornalistico si definiscono cronache letterarie non è stata facile. Il timore di essere autoreferenziale e la tentazione di brillare di luce riflessa hanno inizialmente frenato, per la stima nei confronti di Mino e il rispetto alla sua memoria, il mio desiderio di tributargli un omaggio come amico, uomo e scrittore. Alla fine le ragioni del cuore hanno prevalso; la spinta decisiva l’ho avuta dall’aforisma di Karl Kraus sui cronisti che raccoglievano in volume i loro pezzi: «Si fa il pane con le briciole».
Riflettendo sul folgorante detto dello scrittore austriaco ho pensato che le briciole – ossia il riproporre una parte delle mie cronache – potevamo essere, come nella fiaba di Pollicino, una traccia per leggere o rileggere i libri di Mino Milani e non dimenticarlo, mentre il pane – vale a dire il ricavato della vendita del libro – poteva essere destinato a un fondo a lui intitolato per sostenere le spese di studio dei detenuti del carcere di Pavia.
Delle oltre cento tra recensioni, interviste e risvolti di copertina ne propongo una settantina ordinate cronologicamente per argomento: Narrativa per ragazzi, Narrativa, Saggi e Libri di San Siro. Questa suddivisione ha fatto emergere ridondanze. Ho cercato quindi di eliminare, dov’era possibile, ripetizioni; uniformare segni grafici, nomi e titoli; operato qualche taglio funzionale. Spero di aver tolto il superfluo e lasciato il necessario.
In questi trent’anni Mino Milani ha ripubblicato più volte i suoi libri. Nella raccolta ho dato spazio quasi sempre alle recensioni delle prime edizioni con alcune eccezioni: al posto di quella a Un’avventura sul Po (Edizioni Messaggero) ho inserito quella fatta a Un’avventura sul fiume (Edizioni Terra Santa); assieme alla presentazione di Quei due anni di amore e di guerra uscito per Piemme c’è anche quella della recente terza edizione pubblicata da Interlinea con il titolo Di amore e di guerra; nei Libri di San Siro ci sono, per alcuni titoli, sia i risvolti di copertina approntati per la serie edita da Ponzio sia le recensioni dei volumi pubblicati da Effigie.
Al fine di far conoscere meglio Mino Milani come scrittore ho inserito le interviste che mi ha rilasciato, la lettera inviata alla Provincia Pavese in cui rilevavo il suo mancato coinvolgimento in una rassegna di libri per ragazzi e la presentazione di due saggi a lui dedicati: Mino Milani. L’inviato nel tempo e Come è bella l’avventura. Come simbolica cornice alla raccolta ho posto due articoli: in apertura il ricordo scritto qualche settimana dopo la morte di Milani; in chiusura la lettera aperta redatta per una serata in suo onore e letta pubblicamente nel corso dell’evento organizzato dal Centro Culturale Giorgio La Pira.
È per me motivo di gioia il fatto che tutto quello che ho scritto di Mino Milani e dei suoi libri lui l’abbia letto, comprese le citazioni di Jack London che ho riportato nell’articolo d’apertura e scritte a lui personalmente in occasione di qualche ricorrenza.
Così come, per rincuorarlo dopo una telefonata in cui si era lamentato che era stufo perché lavorava troppo, gli inviai via mail una considerazione di Truman Capote sul mestiere dello scrittore.
Con mia sorpresa Mino mi richiamò subito dicendomi che si identificava in quelle parole. Le trascrivo perché sintetizzano e colgono bene, a mio giudizio, l’anelito e la quintessenza di Mino Milani scrittore: «Poi un giorno mi misi a scrivere, ignorando di essermi legato per la vita a un nobile ma spietato padrone. Quando Dio ti concede un dono, ti consegna anche una frusta; e questa frusta è intesa unicamente per l’autoflagellazione. Ma ovviamente non lo sapevo. Scrivevo storie di avventure, racconti gialli […]. Era molto divertente, all’inizio. Smise di esserlo quando scoprii la differenza tra scrivere bene e scrivere male, e poi feci una scoperta ancor più allarmante: la differenza tra un ottimo stile e la vera arte; è sottile ma feroce. E allora calò la frusta!».
Infine devo confessare che se è vero che ho avuto perplessità se approntare o meno la raccolta, è altrettanto vero che, mentre organizzavo e sistemavo gli scritti, ho provato sentimenti, ho rivissuto emozioni e sono riaffiorati ricordi che mi hanno regalato la consolante certezza di poter sempre riascoltare la voce di Mino Milani leggendo i suoi libri e così colmare in parte il vuoto umano e culturale che ha lasciato.
Tino Cobianchi (Premessa)