Bambini salvati dalle macerie. Rimasti soli. Nei loro occhi grandi una richiesta di aiuto

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Il terremoto in Siria e Turchia. C’è una tragedia nella tragedia che ci interroga: è quella di Muhammed, di Yagiz, di Miray, di Aya e di centinaia di “minori non accompagnati”. Ne abbiamo parlato con Paola Golzio, presidente del Comitato Provinciale Unicef di Alessandria

di Daniela Catalano

Nella serata di lunedì 20 febbraio due scosse, di magnitudo 6.4 e 5.8, hanno colpito a distanza di pochi minuti l’una dall’altra, la provincia turca di Hatay, una delle più martoriate dal terremoto che il 6 febbraio ha devastato Turchia e Siria. Ancora terrore e devastazione. E continua così a crescere il numero di morti che si attesta attorno ai 50.000. Più di 1 milione e mezzo le persone, in tutte le dieci province colpite, che si trovano in gravissime difficoltà, ospitate in tendopoli allestite nelle strade.

Dolore e rabbia lasciano il posto al pianto degli adulti, dei feriti, di chi ha paura ma soprattutto dei bambini.

Lacrime di dolore che in alcuni casi sono diventate lacrime di gioia.

Perché dalle macerie di case letteralmente sbriciolate, soccorritori coraggiosi, giunti da ogni parte del mondo, sono riusciti a salvare piccole vite. Tra questi Muhammed, 2 anni, a 44 ore dal sisma, poi una bimba di 18 mesi, trovata dopo più di 56 ore, Yagiz, di appena 10 giorni, insieme alla mamma, estratta dopo 90 ore. E ancora un bimbo di 7 mesi che ha resistito per 140 ore, nel distretto di Antakya, in Turchia e Miray, 6 anni, che è rimasta per sette giorni sotto le macerie. E poi c’è Aya, la bimba che mentre tutto crollava, è nata. La piccola, il cui nome in arabo significa “miracolo”, è stata salvata con il cordone ombelicale ancora attaccato a sua madre, morta subito dopo averla partorita a Jindayris, nel nordovest della Siria. Il suo fragile organismo ha risposto alle terapie e già il giorno successivo le sue condizioni si erano stabilizzate.

Di loro hanno parlato i giornali e le televisioni e molti si sono chiesti come questi bambini siano riusciti a sopravvivere sotto il peso del cemento, al freddo, senza cibo e senza acqua.

Gian Vincenzo Zuccotti, direttore responsabile di Pediatria e del Pronto soccorso pediatrico dell’ospedale “Luigi Sacco” di Milano, ai microfoni di Sky News ha spiegato che i piccoli «hanno sempre delle capacità di riserva anche dal punto di vista metabolico che sono straordinarie. Perché riescono a funzionare anche producendo corpi chetonici che sono utili dal punto di vista metabolico». In questi casi il freddo potrebbe aver giocato un ruolo positivo, riducendo la perdita di liquidi e quindi contenendo i fabbisogni nutritivi.

Stefano Ghirardello, direttore della Neonatologia e della Terapia intensiva neonatale del Policlinico “San Matteo” di Pavia, ha parlato di una «sopravvivenza che ha del miracoloso, soprattutto per quanto riguarda i neonati».

Alla gioia e al sollievo per tanti piccoli “miracoli” che hanno gettato sprazzi di speranza nel buio e nell’angoscia, fa eco l’angoscia per migliaia di bimbi morti e per altrettanti che si aggirano soli tra le macerie. Immobili, con gli occhi sbarrati, assenti. Hanno visto crollare la propria casa e magari hanno perduto genitori e fratelli. I minori vittime “collaterali” del terremoto sono circa 7 milioni: 4,6 milioni in Turchia e 2,5 milioni in Siria. Di loro, in questo momento, si sta occupando in particolare l’Unicef.

Abbiamo chiesto a Paola Golzio, presidente del Comitato Provinciale Unicef di Alessandria, quali siano le notizie che arrivano dai volontari del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia presenti nelle zone del sisma e che cosa si sta facendo per aiutare concretamente tante vite innocenti che si trovano in condizioni disperate.

James Elder, portavoce dell’Unicef, ha fatto sapere che c’è un disperato bisogno di ulteriore supporto. «Le famiglie e i bambini dormono per strada, in centri commerciali, scuole, moschee, stazioni degli autobus e sotto i ponti, – ha spiegato Elder, informando i Comitati provinciali italiani – stanno in spazi aperti per paura di tornare a casa e senza poter valutare i danni strutturali e il potenziale impatto di probabili scosse di assestamento. Ciò significa che decine di migliaia di famiglie sono esposte alle intemperie in un periodo dell’anno in cui le temperature sono ancora molto rigide e la neve e la pioggia sono frequenti. Ogni giorno aumentano le notizie sul numero di bambini che soffrono d’ipotermia e infezioni respiratorie. Difficile anche l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici». In Siria, la risposta salvavita immediata dell’Unicef comprende la fornitura di acqua sicura da bere, abiti invernali caldi, aiuti medici e nutrizionali; in Turchia, l’invio di vestiti invernali per bambini, kit igienici per famiglie, neonati e madri, kit igienici per famiglie in viaggio e coperte. L’Unicef sta procurando anche sacchi a pelo, carica batterie e sedie reclinabili nelle dieci province colpite.

Moltissimi bambini hanno perso i genitori e spesso è difficile recuperare i loro familiari. La preoccupazione primaria, in questo momento, è tutelare il più possibile i “minori non accompagnati”, come sono definiti gli orfani o presunti tali. E per farlo, l’Unicef, in coordinamento con il Ministero della Famiglia e dei Servizi sociali, ha impiegato in Turchia operatori sociali negli ospedali per aiutare a identificare i bambini non accompagnati e separati e assicurare una risposta ai loro bisogni di base. Inoltre, ha lanciato 10 nuove linee telefoniche nelle provincie colpite e sono stati allestiti i “Punti Blu”, delle tensostrutture per accogliere quanti si ritrovano soli e non hanno nuclei familiari.

Oltre a questi sforzi sta lavorando con i suoi partner per fornire ai bambini colpiti supporto psicosociale e per la salute mentale. Il sisma, infatti, ha distrutto anche scuole e altre infrastrutture essenziali, mettendo ulteriormente a rischio il loro benessere.

In particolare nelle aree colpite dalla guerra in Siria, molti bambini stanno vivendo un trauma “composto”. «Quasi ogni siriano di età inferiore ai 12 anni – ha chiarito Elder – ha vissuto solo conflitti, violenze o sfollamenti. Alcuni sono stati sfollati sei o sette volte. Anni di violenza, distruzione e deterioramento delle condizioni economiche hanno reso le condizioni di vita insopportabili».

Per ampliare rapidamente la portata del sostegno psicosociale per i bambini, l’Unicef ha anche formato circa 70 insegnanti che a loro volta si impegneranno sul primo soccorso psicologico, mobilitando un sostegno psicosociale e di salute mentale a lungo termine e fornendo centinaia di kit ricreativi con oggetti per supportare i piccoli a superare l’impatto del terremoto attraverso la stimolazione, l’apprendimento e il ripristino di un senso di normalità.

È utile, infatti, creare momenti di condivisione della sofferenza e della paura per sviluppare sentimenti di empatia e quindi solidarietà.

Empatia e solidarietà, in questo momento, sono l’antidoto più efficace contro rabbia, impotenza e solitudine.

(Foto: ANSA/Sir)

Domenica 26 marzo la Colletta nazionale

A quattordici giorni dal terremoto del 6 febbraio, lunedì scorso la Turchia ha deciso di interrompere le ricerche tranne che nelle due province più colpite, Kahramanmaras e Hatay. Lo ha annunciato Unus Sezer, capo di Afad, l’agenzia governativa di soccorso. Nel fine settimana è stata rimpatriata anche la salma dell’imprenditore italiano, il veneto Angelo Zen, ritrovato tra le macerie dell’albergo dove alloggiava.

La Caritas Diocesana di Tortona, tramite Caritas Italia e la “rete” internazionale di carità, prosegue nella raccolta fondi a favore delle popolazioni colpite dal sisma e ricorda la Colletta nazionale, da tenersi in tutte le chiese italiane domenica 26 marzo (V di Quaresima), indetta dalla presidenza della Cei come segno concreto di solidarietà e partecipazione di tutti i credenti ai bisogni, materiali e spirituali, delle popolazioni terremotate.

Le offerte saranno gestite dalla rete delle diverse Caritas nazionali, con cui Caritas Italia – a cui fa riferimento anche l’organismo tortonese – collabora.

È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana utilizzando il conto corrente postale n. 347013 o bonifico bancario specificando nella causale “Terremoto Turchia-Siria 2023” tramite:

– Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111

– Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474

– Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013

– UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U020 0805 2060 0001 1063 119

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