Non piove più. È un disastro

Visualizzazioni: 881

Emergenza siccità. Fiumi asciutti e laghi sotto lo zero idrometrico. Siamo ancora in inverno, ma l’allarme è già alto in tutta Italia. Uno scenario desolante per il quale le province di Alessandria e di Pavia non fanno eccezione. Lo sanno bene gli operatori del settore agricolo del Novese e dell’Oltrepò

«A luglio ci troveremo con i pozzi asciutti»

di Luca Lovelli

Il Borbera e lo Scrivia sono in costante sofferenza. E gli agricoltori guardano già con grande preoccupazione al ritorno della bella stagione.

«Purtroppo ha nevicato pochissimo e non piove da mesi. – spiega Enrico Lovigione, presidente di Confagricoltura per la zona novese – È la neve ad alimentare maggiormente le falde. Ci sono delle colture, come per esempio il pomodoro nella zona della Fraschetta, che hanno bisogno di tanta acqua. Il problema è che ci troveremo con i pozzi asciutti a luglio. A marzo dovrebbero essere pieni, ma questo non accadrà. Ci sono zone più umide verso Predosa e Fresonara, ma qui da noi c’è un terreno con tanta ghiaia che drena molto».

Lovigione è anche imprenditore agricolo e ha due aziende nel territorio. «Si fa fatica a programmare le semine primaverili come pomodoro e mais. – aggiunge – Pure lo stesso grano che a giugno si taglia, in primavera ha bisogno di riserve idriche. I terreni sono asciutti. Contro il tempo non si può far niente e quindi bisogna predisporre degli invasi per trattenere l’acqua quando c’è. Un intervento che presuppone tante competenze e una lunga programmazione di anni. Le estati saranno più torride, salvo manifestazioni temporalesche violente che non fanno altro che peggiorare la situazione. Ormai il meteo è diventato un’incognita». Un altro grattacapo è dato dalla riforma della politica agricola comune (Pac), che è su base quinquennale. «Prevede che ogni cinque anni siano riviste le colture in nome di una rotazione. – conclude Lovigione – Se però non c’è acqua, non è possibile farlo. Speriamo che grazie alla ricerca, in futuro, siano selezionate varietà che possano avere meno esigenze idriche. È un auspicio che però vale fino a un certo punto, perché nulla potrà nascere completamente senza acqua. Le vigne qui da noi rappresentano un’entità importante. Soffrono meno la siccità, ma questo non vuol dire che l’acqua non gli serva. Magari tra qualche anno avremo colture inusuali. Se andiamo avanti così, certe cose non riusciremo più a farle crescere».

La tendenza appare quindi in linea con quella dell’anno scorso, ma con il passare degli anni, a causa del riscaldamento globale, non può fare altro che peggiorare. Nel 2022 fu particolarmente scarsa anche la resa delle fienagioni.

«Andiamo verso perdite maggiori del 2022»

di Mattia Tanzi

Secondo la Coldiretti di Pavia a causa dell’assenza di precipitazioni significative la situazione è peggiore di quella dello scorso anno quando si è registrato una perdita di almeno 6 miliardi di euro nei raccolti per via della siccità. Con il Po a secco è a rischio un terzo del made in Italy a tavola che si produce proprio della pianura padana dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale. A causa della mancanza d’acqua ad esempio si stima che verranno coltivati quasi 8 mila ettari di riso in meno secondo le ultime previsioni di semina, con un impatto rilevante sulla produzione di un alimento in cui l’Italia è leader europeo con la metà dei raccolti. Anche in Oltrepò pavese il comparto agricolo è in grande difficoltà con una produzione che l’anno scorso in certi casi è stata anche dimezzata.

«Purtroppo l’anno scorso abbiamo avuto perdite produttive che variano dal 20% delle zucche, del grano, dei legumi e dei girasoli al 50% di patate, barbabietole, erba medica e addirittura all’80% per il mais bianco e da popcorn. – afferma Riccardo Lodigiani agricoltore di Lungavilla – Parliamo comunque di terreni in asciutta quindi non eravamo intervenuti con nessun tipo di irrigazione».

Po e Ticino in secca al ponte della Becca (Foto: Roberta Mastretta)

«Per l’annata agraria 2021/2022, la produzione di frumento a Rivanazzano Terme è dimezzata rispetto agli altri anni. – dichiara Giancarlo Zelaschi imprenditore agricolo di Rivanazzano Terme – Per quanto riguarda le foraggere (loiessa ed erba medica) si è fatto un solo sfalcio, quindi i commercianti per sopperire alla mancanza di prodotto si sono dovuti approvvigionare all’estero. I quantitativi di frutta si sono molto ridotti e anche la pezzatura. Invece per le orticole si è dovuto continuare a irrigare per ottenere poco risultato». «Nell’annata in corso, i frumenti sono già ora in stress idrico, poco accestiti, stessa situazione per quanto riguarda la loiessa. – conclude Zelaschi – Sono molto preoccupato perché se a breve non ci saranno eventi piovosi abbondanti si rischia di peggiorare i raccolti in percentuali ancora maggiori rispetto allo scorso anno. La frutta con questo clima caldo è già in fioritura e c’è il forte rischio di gelate tardive che provocherebbero la perdita di tutto il raccolto».

«Il torrente Nizza ha ormai assunto la forma di un rigagnolo e la mancanza di precipitazioni abbondanti rischia di metterci ancora una volta in difficoltà. – sostiene Simone Rolani frutticoltore di Val di Nizza – L’anno scorso, a causa della siccità, abbiamo registrato perdite del 70% per quanto riguarda la produzione di mele, pere, susine e pesche».

Ora l’annunciato arrivo delle precipitazioni sarà importante per aiutare i cereali in campo e consentire le lavorazioni dei terreni per preparare le semine primaverili in una situazione in cui si registra un deficit idrico del 30% che sale addirittura al 40% nel nord Italia.

Commenti: 0

Il tuo indirizzo mail non sarà reso pubblico. I campi obbligatori sono segnati con *