Alfonso Corti ha scoperto come si ascolta
Medico e anatomista, a metà ’800 ha studiato come funziona l’orecchio che porta il suo nome. È vissuto per 20 anni a Corvino nella Tenuta Mazzolino, dove è morto. Sabato prossimo il paese lo ricorda con la presentazione del libro a lui dedicato
di Daniela Catalano
Tutti i giorni ascoltiamo parole, suoni, rumori e lo facciamo grazie al nostro udito, un organo senza segreti, di cui si conoscono, oggi, potenzialità e limiti. Fino a due secoli fa, però, si sapeva molto poco. Il merito di aver capito come lavora l’ingranaggio va ascritto al pavese Alfonso Corti che a metà ’800 ha scoperto il meccanismo dell’organo uditivo poi chiamato “organo del Corti”. Ancora giovane studente di Medicina, a soli 29 anni, pubblica la prima stesura del lavoro che lo rende famoso nel mondo accademico. Quattro anni dopo la sua brillante carriera di medico e di ricercatore si interrompe bruscamente e, dopo aver girato l’Europa, approda in Oltrepò pavese, esattamente a Corvino San Quirico, nella tenuta di famiglia di Villa Mazzolino. Sulle colline oltrepadane rimane fino alla sua morte, sopraggiunta il 2 ottobre 1876, quando ha solo 54 anni. A ricordarlo è rimasta la tomba nel cimitero del paese. La sua è stata una vita breve ma intensa, caratterizzata da una grande fama, seguita poi da un lungo oblio.
A secoli di distanza dalla nascita, il nome di Corti è tornato sotto la luce dei riflettori grazie all’accurato lavoro di quattro studiosi universitari che, nel 2022, hanno dato alle stampe il volume, pubblicato da Padova University Press, intitolato Alfonso Corti. La scoperta dell’organo dell’udito. Alessandro Martini, già direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova, Paolo Mazzarello, storico della Medicina dell’Università di Pavia, Eugenio Mira, già direttore del Dipartimento di Otorino-laringoiatria dell’Università di Pavia, e Albert Mudry, otologo e storico della Stanford University in California “hanno voluto esplorare la vicenda umana e scientifica, l’ambiente pavese ed europeo in cui Corti crebbe e sviluppò la sua ricerca, esaminare le conoscenze sull’orecchio interno dell’epoca e quelle successive”. In appendice è stata riproposta la copia anastatica della pubblicazione originale in francese del 1851, completa di illustrazioni, che consente di comprendere la notevole abilità tecnica di Corti.
Sabato18 marzo, alle ore 10.45, proprio nella Tenuta Mazzolino, si terrà la presentazione del libro a cura degli autori, introdotti dal sindaco di Corvino Michele Lanati. Al termine sarà offerto il brunch su prenotazione e nel pomeriggio, alle ore 14.30, seguirà la visita alle cantine con la degustazione dei vini. La manifestazione è organizzata dalla Biblioteca Unione Comuni Lombarda Oltrepò Centrale, con i Comuni di Mornico Losana, Oliva Gessi e Corvino San Quirico.
Ma chi è questo scienziato che ancora in pochi dalle nostre parti conoscono?
Alfonso Giacomo Gaspare Corti nasce il 15 giugno 1822 a Gambarana, in Lomellina, allora nel Regno di Sardegna. È figlio del marchese Gaspare Giuseppe di Santo Stefano Belbo e della marchesa Beatrice Malaspina di Carbonara, primo di tre fratelli e due sorelle. Si iscrive alla Facoltà di Medicina di Pavia nel 1842-43, perché da adolescente ha occasione di incontrare Antonio Scarpa che suscita in lui la passione per l’anatomia. Ha due grandi maestri, Bartolomeo Panizza e Mauro Rusconi, dai quali apprende le tecniche di dissezione anatomica che gli servono per la realizzazione della sua tesi di laurea in Medicina a Vienna e per l’allestimento di modelli anatomici in cera, molti dei quali sono tuttora conservati presso il Museo di Storia della Medicina dell’Università di Pavia. Nel settembre 1846 il giovane si traferisce proprio a Vienna, nella sede “della più importante università dell’impero austro-ungarico, la Mecca della giovane Medicina”. Dopo aver acquistato il suo primo microscopio con lenti acromatiche, s’immatricola nell’anno accademico 1846-47. Il 5 agosto 1847 consegue la laurea con il giudizio “valde bene”. A 25 anni Corti diviene l’assistente del prof. Hyrtl, uno dei più grandi anatomici presenti in Europa. Nel 1848, quando scoppiano i moti di insurrezione nell’impero austro-ungarico, impossibilitato a proseguire le sue ricerche e forse mosso da sentimenti patriottici, lascia Vienna e si trasferisce a Torino. Nello stesso periodo frequenta a Berlino le lezioni del fisiologo Joannes Peter Muller, che lo stimola a intraprendere studi sugli organi di senso, occhio e orecchio. Dal febbraio all’agosto 1849 è a Berna per approfondire l’uso del microscopio e realizza la sua prima pubblicazione scientifica sulla retina. Dopo Berna, raggiunge Parigi, svolgendo attività di ricerca presso l’Istituto di Anatomia della Sorbona. In questo periodo compie anche un viaggio a Londra. Entra a far parte del gruppo di ricercatori europei che, padroneggiando l’uso del microscopio e le tecniche di fissazione e colorazione dei tessuti, danno inizio alla nuova disciplina nota come anatomia microscopica o istologia. Nominato socio corrispondente della Societé de Biologie, nel 1850, alla Sorbona, si dedica, con determinazione alle ricerche sulla coclea, esaminando oltre venti specie di mammiferi e arrivando, nel 1851, alla stesura, prima in italiano e poi in francese, del suo articolo più famoso, intitolato Recherches sur l’organe de ouïe des mammiféres, sull’anatomia dell’orecchio interno. “In sessanta pagine di un testo denso e limpido, Corti descrive le tecniche usate e le formazioni anatomiche osservate. Lo fa con una rara economia di parole e, tuttavia, con massima precisione”. Descrive la coclea: in essa vi sono tre aree denominate scala vestibolare, scala timpanica e dotto cocleare; proprio dentro quest’ultimo si trova “l’organo del Corti”, costituito da un raggruppamento di cellule che hanno il compito di trasformare i segnali meccanici in segnali elettrici da inviare al nervo uditivo e specializzate nella percezione dei suoni. Un organo fondamentale nel processo uditivo, perché senza la trasformazione delle informazioni acustiche in impulsi nervosi, il cervello non avvertirebbe il suono e non potrebbe avere, quindi, la percezione del senso dell’equilibrio.
Dopo questa storica impresa, improvvisamente, tutto cambia. Il padre muore, Corti lascia Parigi e rientra in Italia. Prosegue il lavoro di anatomista fino al 1854 quando smette di fare ricerca per dedicarsi all’eredità e agli affari di famiglia. Dichiara anche che “una malattia non pericolosa ma molto noiosa” gli ha dato dei problemi: è l’artrite deformante che lo affligge per il resto della vita. Il 24 settembre 1855, a 33 anni, sposa la ventenne Maria Anna Carlotta Bettinzoli, erede di una ricca famiglia cremasca. La coppia, dopo la nascita della prima figlia, si trasferisce nella tenuta di Villa Mazzolino a Corvino. Nel 1861 la moglie muore dando alla luce il secondo figlio. “Per 15 anni, straziato dai dolori dell’artrite, immobilizzato su una sedia a rotelle, – scrive Mira nel libro – impedito nell’uso delle mani contorte e bloccate, Corti si dedica ai figli e alla azienda di sua creazione con la stessa determinazione con cui si era dedicato alle ricerche istologiche”. Gravemente infermo, isolato in campagna, lontano dai geniali ambienti che gli erano stati cari, seppe trovare nell’agricoltura e nell’enologia un ultimo campo di attività e, immobile, si circondò di una valida schiera di contadini e di lavoratori che sotto la sua guida fecero delle sue terre una tenuta modello. La tenuta Mazzolino diventa così un centro di eccellenza sia per le innovazioni delle tecniche vitivinicole sia per la produzione di vini.
Nonostante l’importante lavoro condotto in campo medico, la sua morte non fa notizia. La sua figura, di cui esistono solo due ritratti, svanisce presto: non ha mai avuto una posizione accademica e, oltre alla tesi in latino, ha pubblicato soli quattro articoli scientifici. Di lui, però, “considerando la perfezione delle sue preparazioni e il significato storico delle sue innovazioni tecniche, si può dire che fu uno dei maggiori rappresentanti dell’anatomia italiana dell’Ottocento” (Dizionario Biografico degli Italiani – 1983).