Rintocchi d’auguri
di Maria Pia e Gianni Mussini
Una volta che venne a casa nostra il compianto editore Vanni Scheiwiller se ne uscì con il paradosso che in Italia, su 60 milioni di abitanti ci sono… 120 milioni di poeti.
Alludeva alla smania di scrivere che contagia chiunque sappia tenere allegramente in mano una penna o anche solo una matita. Mentre la poesia vera è fatica, spesso anche dolore, in qualche caso – è vero – persino farmaco: in fondo, anche prima che Freud inventasse la psicanalisi, si sapeva che “buttare fuori il rospo” fa bene alla salute…
Troppo lunga premessa per dire che, tra i 120 milioni di poeti (pseudonimi compresi) c’è anche Gianni, il quale qualche anno fa ha pubblicato una silloge di sue poesie dal carattere composito (paesaggistiche, comiche, polemiche, religiose, familiari, amorose) tutte comprendendole sotto il titolo Rime cristiane. Titolo scandaloso e impubblicabile, come disse a ragione l’editore di Interlinea Roberto Cicala, che di Scheiwiller può considerarsi l’erede. E che alla fine si rassegnò a pubblicarle con quel titolo, ovviamente in edizione a tiratura limitata. Alla fine ebbero però un buon riscontro e ne scrissero, tra gli altri, il Corriere della sera e Avvenire.
Perché ne parliamo? Per fare una “marchetta” approfittando del nostro spazio? Ma no, il libro è praticamente fuori commercio e in ogni caso, come noto, Litterae non dant panem, la poesia non dà ricchezza (se non interiore). Il motivo è che pensiamo di recuperarne qui alcuni versi pasquali, buoni per farvi gli auguri.
I protagonisti di questi versi sono i campanili padani, svettanti nel verde della pianura sul “dentellato” Resegone e sulle Alpi imbiancate. E anche la fede pasquale del poeta.
Il quale, dopo avere parlato dell’“esultante scampanio” della Domenica della Palme e invocato il ritorno della “melodia antica / delle ore e dei giorni”, conclude rivolgendosi così alla sua terra: “Mansueto paesaggio orizzontale / che abbracci le mie giornate / gloria quieta lombarda / che il Resegone incorona: / s’impenna la tua pace / nella gioia dei campanili / altezze misurate / nello spazio dei tuoi confini / dentellata armonia / di questa fede mia / di questi attimi vivi. // Che cosa sarebbero i paesi / padani, senza campanili?”.
Già, che cosa sarebbe la nostra terra se, al posto dei campanili ci fossero solo i palazzi e le torri della varie Milano 4 e Milano 5; o magari lo stile falso moderno e falso antico dei nostri Outlet?
Pensiamoci: no campanili no anima!
E per festeggiare una Pasqua vera, cordiale, in sintonia con il prossimo, è già un buon punto di partenza ascoltare le nostre campane, con quel suono che “è qui da sempre”, come disse una volta lo scrittore Luca Doninelli, magari osservando con sguardo fraterno i campanili che svettano verso un cielo non insensato perché abitato da Qualcuno.
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